Giraudo: "Fui chiamato dagli Agnelli per risanare i conti e per vincere"

Chi si rivede. Antonio Giraudo si è presentato a sorpresa in aula a Napoli. l'ex ad bianconero ha deciso di presenziare al processo per potersi meglio difendere dall'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, per la quale i pm hanno chiesto 5 anni. Di fronte al giudice De Gregorio, il quale peraltro è lo stesso che decise il rinvio a giudizio di Moggi e gli altri in veste di gup, Giraudo si è messo a disposizione dei pm per eventuali domande (che non sono state poste) e ha dato la sua versione dei fatti, confermando le dichiarazioni rilasciata all'allora capo dell'Ufficio Indagini, Francesco Saverio Borrelli: "Io fui chiamato dagli Agnelli, e in particolare da Umberto per la gestione della Juventus: mi chiedevano di risanare i conti e di tornare alla vittoria (mancante da ben nove anni , ndr)" Proseguendo, l'ex dirigente della Vecchia Signora spiega come fu scelto Moggi: "Scelsi una persona d’esperienza nel mondo del calcio: non potevo far crescere un giovane direttore sportivo e Luciano aveva un passato alla Juve, ma anche e soprattutto esperienze da ds di Roma, Lazio, Torino e Napoli. Il mio rapporto con Moggi era essenzialmente quello con una persona che aveva una grande esperienza nell’attività sportiva, eppoi Moggi era famoso per come sapeva far rispettare le regole di comportamento interne ad una squadra. Non sapevo che Moggi avesse utenze riservate svizzere fornite a Bergamoe Pairetto. Non mi sarei stupito del fatto che le avesse utilizzate per trattative riservate di mercato". Poi, all’uscita da Palazzo di Giustizia, Giraudo ha dato la sua motivazione per la scelta del rito abbreviato: "Non l’ho chiesto per avere uno sconto di pena, ma perché ho massima fiducia nella giustizia e, soprattutto, perché spero di uscire fuori da questa triste vicenda il più in fretta possibile. Io sono tornato a Londra, alle mie attività, sono un uomo che è stato prestato per un po’ al calcio, ma voglio che il processo finisca presto perché danneggia la mia vita lavorativa".
Dopo l'intervento di Giraudo è toccato al suo avvocato, Massimo Krogh, il quale ha tenuto desta l'attenzione della corte per tutte le due ore della sua arringa difensiva: Il penalista napoletano ha analizzato punto per punto tutta la vicenda, rimanendo coerente alla linea difensiva da lui considerata la più funzionale al caso: "La debolezza dell’accusa in questo rito abbreviato è testimoniata dallo stesso fatto che il pm sia dovuto ricorrere ad una polizza che la Juve stipulò con l’agenzia di Paolo Bergamo in favore della città di Torino e per un richiamo alla vicenda doping dalla quale, va ricordato a scanso di equivoci, Giraudo è uscito assolto. Il mio assistito ha voluto prendere parte all’udienza per ribadire quanto affermato nell’interrogatorio reso al capo dell’Ufficio Indagini, Borrelli, acquisito come fonte di prova dal giudice. Non vogliamo banalizzare un processo, ma questa accusa è priva di base. Non c’è un’associazione perché Giraudo era un dirigente dell’area gestionale della Juve e Moggi operava nell’ambito sportivo, i pm hanno basato grande parte della loro accusa nel processo principale sulle sim svizzere come punto fondamentale dimostrativo dell’associazione: ebbene Giraudo non ha mai avuto schede e il pm Beatrice non ha pronunciato il nome di Giraudo nel sua discussione su queste schede. Il reato non c’è. Premetto che credo arriverà l’assoluzione di Moggi anche nel processo principale, semplicemente perché non c’era un’associazione per delinquere, ma in ogni caso Giraudo e Moggi avevano ognuno una propria autonomia d’azione e nei due processi si deve dare a Cesare quel che è di Cesare. Giraudo era un uomo del sistema Agnelli prestato per un po’ al calcio".