Giraudo: "Fui chiamato dagli Agnelli per risanare i conti e per vincere"

27.10.2009 14:00 di  Stefano Glenzer   vedi letture
Giraudo: "Fui chiamato dagli Agnelli per risanare i conti e per vincere"
TuttoJuve.com
© foto di Federico de Luca

Chi si rivede. Antonio Giraudo si è presentato a sorpresa in aula a Napoli. l'ex ad bianconero ha deciso di presenziare al processo per potersi meglio difendere dall'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, per la quale i pm hanno chiesto 5 anni. Di fronte al giudice De Gregorio, il quale peraltro è lo stesso che decise il rinvio a giudizio di Moggi e gli altri in veste di gup, Giraudo si è messo a disposizione dei pm per eventuali domande (che non sono state poste) e ha dato la sua versione dei fatti, confermando le dichiarazioni rilasciata all'allora capo dell'Ufficio Indagini, Francesco Saverio Borrelli: "Io fui chia­mato dagli Agnelli, e in par­ticolare da Umberto per la gestione della Juventus: mi chiedevano di risanare i conti e di tornare alla vitto­ria (mancante da ben nove anni , ndr)" Proseguendo, l'ex dirigente della Vecchia Signora spiega come fu scelto Moggi: "Scelsi una persona d’espe­rienza nel mondo del calcio: non potevo far crescere un giovane direttore sportivo e Luciano aveva un passato alla Juve, ma anche e so­prattutto esperienze da ds di Roma, Lazio, Torino e Na­poli. Il mio rapporto con Moggi era essenzialmente quello con una persona che aveva una grande esperien­za nell’attività sportiva, ep­poi Moggi era famoso per co­me sapeva far rispettare le regole di comportamento in­terne ad una squadra. Non sapevo che Moggi avesse utenze riservate svizzere fornite a Bergamoe Pairet­to. Non mi sarei stupito del fatto che le avesse utilizzate per trattative riservate di mercato". Poi, all’usci­ta da Palazzo di Giustizia, Giraudo ha dato la sua motivazione per la scelta del rito abbreviato: "Non l’ho chie­sto per avere uno sconto di pena, ma perché ho massi­ma fiducia nella giustizia e, soprattutto, perché spero di uscire fuori da questa triste vicenda il più in fretta pos­sibile. Io sono tornato a Lon­dra, alle mie attività, sono un uomo che è stato presta­to per un po’ al calcio, ma vo­glio che il processo finisca presto perché danneggia la mia vita lavorativa".



Dopo l'intervento di Giraudo è toccato al suo avvocato, Massimo Krogh, il quale ha tenuto desta l'attenzione della corte per tutte le due ore della sua arringa difensiva: Il penalista napoletano ha analizzato punto per punto tutta la vicenda, rimanendo coerente alla linea difensiva da lui considerata la più funzionale al caso: "La debolezza dell’accusa in questo rito ab­breviato è testimoniata dallo stesso fatto che il pm sia dovuto ricorre­re ad una polizza che la Ju­ve stipulò con l’agenzia di Paolo Bergamo in favore della città di Torino e per un richiamo alla vicenda do­ping dalla quale, va ricorda­to a scanso di equivoci, Gi­raudo è uscito assolto. Il mio assistito ha voluto prendere parte all’udienza per ribadi­re quanto affermato nell’in­terrogatorio reso al capo dell’Ufficio Indagini, Borrel­li, acquisito come fonte di prova dal giudice. Non vo­gliamo banalizzare un pro­cesso, ma questa accusa è priva di base. Non c’è un’as­sociazione perché Giraudo era un dirigente dell’area gestionale della Juve e Mog­gi operava nell’ambito spor­tivo, i pm hanno basato grande parte della loro ac­cusa nel processo principale sulle sim svizzere come punto fondamentale dimo­strativo dell’associazione: ebbene Giraudo non ha mai avuto schede e il pm Beatri­ce non ha pronunciato il no­me di Giraudo nel sua di­scussione su queste schede. Il reato non c’è. Premetto che credo arriverà l’assolu­zione di Moggi anche nel processo principale, sempli­cemente perché non c’era un’associazione per delin­quere, ma in ogni caso Gi­raudo e Moggi avevano ognuno una propria autono­mia d’azione e nei due pro­cessi si deve dare a Cesare quel che è di Cesare. Girau­do era un uomo del sistema Agnelli prestato per un po’ al calcio".