Finale Coppa Italia) Juventus 2 Lazio 0 (Stagione 2016-2017)

Sir Adrian Toomes, (12 maggio 2017, davanti al Bar Barcollo, rivolto verso Henry Osborne): “Lo dico sà! Mica ho paura sa! Davanti alla Signora bella sa! La finale di Tim Cup, senza ombra di dubbio sà! Sarà vinta dalla Lazio di Inzaghino sà! L’ho detto sà! Mica ciò paura sà! Andate via brutto gobbi e non me picchiate sulla chierica sà! Ciaf! Ahiaaa! Ciaf Ahiaa! Ciaf! Ahia! Che male che mi fa! Ciaf! Ahiaaa! Ciaf! Ahiaaa!”
La Juve de il Livornese conquista la dodicesima Coppa Italia della sua storia, la sua terza consecutiva. Record assoluto in Italia, sempre ad opera di Max Allegri. È stata la mia prima finale vinta alla quale ho assistito grazie allo Juve Club Doc Sibari del presidentissimo Pasquale. Il viaggio è iniziato verso le 10 e 35 appuntamento da Biagio, dove è arrivato anche Zio Franco, juventino doc da una vita, il quale nel suo palmares ha anche la finale di Atene. Quella persa per la rete di Magarth, ne abbiamo parlato con la saggezza di chi ne ha perso sei su otto giocate. Sembra una maledizione peggiore di quella di Béla Guttmann. Biagio è pronto dopo una decina i minuti e via a prendere a Mattia. L’appuntamento è allo svincolo di Frascineto verso le undici. Là troviamo Fulvio e mio cugino Massimo con suo figlio Matteo. Parliamo del Castro appena retrocesso e degli impegni rimandati per la partita serale. Il pullman “Rimoli” con lo striscione bianconero “Juve Sibari” arriva poco prima di mezzogiorno. Lino, Angelo, Pennino mi hanno conservato il posto nel settore Curva Nord, con annesso barilotto di vino da trenta litri. Mia sorella si è raccomandata di non andare a rubare le patatine negli autogrill. Addento un pezzo di pizza alle patate lanciatami da Penny e il presidente comincia a diramare le prime comunicazioni ufficiali. Ho portato con me la maglietta nera con la scritta “Jeep”, la fine della maniche sono dorate così come le linee che scorrono sui fianchi. Ho anche quattro pacchi di gomme, dato che non fumo. È un modo come un altro per scaricare la tensione, sono però non molto dolci. In ogni caso è pronto l’intervento di Alessandro, il mio dentista di fiducia. Il viaggio prosegue tra qualche bicchiere di vino, pizze varie, pezzi di salsiccia, mozzarella e cantuccini portati da Ettore, dal rinomato Ristorante Barbieri di Altomonte. Sono una vere delizia per il palato. Grazie Ettore! Giuseppe dice che ha un difetto: è di Cosenza, portato alla parola e alla vanteria a dismisura. Il viaggio prosegue, qualcuno si appisola, un altro sfoglia la Gazzetta del Sud, Giuseppe affronta una fetta di pizza a forma di mezzaluna, si assaggiano mozzarella e fette di salciccia. Sosta al primo autogrill, scendiamo nella forma di una massa ordinata, una signora è ferma davanti alla porta, abbraccia i figli come se fossimo una massa di unni al comando di un Attila qualsiasi. Chissà che ricorda si porterà di noi? Massimo entra nell’autogrill e suona l’allarme. Prendo un caffè e una bottiglia di acqua da 75 cl un po’ fresca. Ho una sete d’acqua abnorme. C’è una fila da rispettare per ogni azione: ad alzarsi, a scendere dall’autobus, al bagno, a lavare le mani, ad asciugarle, alla cassa, al banco, all’uscita, a salire sull’autobus, a sedersi, a chiedere un bicchiere di vino ad Angelo, disponibile e gentile cantiniere. Massimo entra nel bagno suona l’allarme. Fa caldo e sudo nella mia maglietta grigia a maniche lunghe, qualcuno compra delle bottiglie di vino bianco. Il Presidente beve rigidamente solo vino bianco ghiacciato. Massimo entra nell’autobus e suona l’allarme. Ripartiamo, mancano ancora tre ore per arrivare a Roma. Un po’ di sonnolenza mi assale e appoggio la testa al vetro, anche Pennino dorme al mio fianco e Lino gira per il corridoio in cerca del suo posto a sedere. Il suo l’ha barattato per un slogan recitato a voce alta da Battista inneggiante alle sue qualità calcistiche. Partono i canti: la parte alta del pullman canta “Làlàlàlàààà!”, mentre la parte bassa risponde: “Pòpòpòpòòòòòò!” Per una trentina di volte, senza interruzione, tutto è documentato dal cellulare di molti dei presenti. Il Presidente dà delle istruzioni sull’entrata allo stadio, ricordando anche che sono necessari la Tessera del Tifoso e il documento di riconoscimento per entrare. Battista ha la testa appoggiata al vetro e ha chiuso gli occhi. Sembra quasi dormire. Inizia la telecronaca di Giuseppe ’Refice (autore Furia): la Lazio passa in vantaggio con rete di Biglia e raddoppia con Milinkovic Savic. Ridiamo ed Ettore spiega a Giuseppe l’importanza di far impregnare il panino con la scapecia, aggiungendovi formaggio duro a fette e culatello nero. Una vera delizia per il palato secondo Ettore, perché l’olio della scapeccia si fonde perfettamente con il formaggio e poi il culatello rende il sapore straziantemente agro, con gocce di salato. Riprende la telecronaca, interrotta per motivi tecnici, ed Higuain segna la rete del 2 a 1. Milano Armani – Botticello 54 a 52. Roma si avvicina, il cielo talvolta si oscura regalando una tregua al caldo del meriggio. Avellino – Sassari 23 a 22 al quinto set. Ho nello zaino un libro di Camilleri da leggere, meglio non prenderlo, sarebbe un’operazione troppo complicata da fare, allora mi faccio prestare una copia del Quotidiano del Sud e lo sfoglio lentamente in cerca di una notizia che mi conforti. Espulsi in rapida successione Chiellini e Parolo, subito dopo la Juve pareggia con Higuain. I chilometri vengono macinati senza interruzione, seconda sosta in un autogrill pieno di pullman di tifosi bianconeri, lunga fila per entrare e andare al bagno, da evitare la fila alla cassa, ha diverse sfumature e la cassiera alla cassa sembra molto affaticata. Seconda ripartenza, Giuseppe “Refice in Caressa segnala un calcio di rigore per la Juve con espulsione del portiere Neto. Esce Dani Alves ed entra GigiBuffon. rincorsa di Biglia e il portiere respinge in angolo la palla. La Juve gioca in nove e la Lazio in dieci. Lino parla con Massimo del calcio amatoriale e di Fabio De Sanzo, l’allenatore che ha riportato il Cassano in promozione. Un prodotto del vivaio della Big Star del Macedone. Biagio sorride, chiamato come testimone agli avvenimenti calcistici passati. Espulso Alex Sandro, la Juve è in otto e la Lazio attacca a spron battuto. Il Presidente consegna i biglietti a chi non l’ha caricato sulla tessera del tifoso, a me dà solo un segnaposto stampato su un foglio bianco. Avrei voluto tanto il biglietto per la mia collezione di partite legate alla Juve. Armani Milano 66 a 64 ed Avellino Sassari 33 a 32 al quinto set. Ultimi minuti di giuoco, la Lazio gioca in otto per due discutibili decisioni di Tagliavento e il telecronista chiede a gran voce una birra fresca, altrimenti la telecronaca si interromperà per motivi tecnici. Ettore si prepara un panino con la cotoletta, spalmando rigidamente maionese Heinz, la più buona di tutte e Giuseppe conferma la scelta ad un Angelo perplesso. Nel frattempo Pennino mi ha abbandonato e al suo posto c’è Antonio simpatico al punto giusto. Noncurante di ciò che gli accade intorno, Ettore spalma la maionese tra la cotoletta e l’insalata per mescolarla bene. Giuseppe conferma la bontà del gesto ad un Angelo estasiato di quel segreto culinario. “Attenzione, attenzione, la Juve è in vantaggio, rete di Higuain”, grida Giuseppe ’Refice “Caressa” e tutto il pullman esulta all’apprendere questa notizia. Roma è dietro l’angolo, imbocchiamo il raccordo anulare e primo posto di blocco. Cambio la maglietta grigia con quella nera della Juve, la stessa acquistata al centro commerciale di Corigliano, insieme al Vate, una giornata dello scorso anno, a metà prezzo. Siamo dentro Roma, qualche bella ragazza sfoglia la strada e la polizia ci obbliga ad un percorso controllato. Bambini con la sciarpa biancoceleste ci salutano e Giuseppe si lamenta per la mancanza della frutta a pranzo. Finalmente arriviamo al posto di sosta, tantissimi tifosi bianconeri per la strada, in ordine sparso, bandiere che si muovono. Scendiamo, Massimo si è perso con Matteo, seguiamo lo striscione “Juve Club Sibari” facendo attenzione a non perderci. Dopo aver attraversato il Tevere compro due sciarpe per ricordare l’incontro da un venditore ambulante: una per me e un’altra per Michelinho. L’entrata per la curva sud è una piccola porticina laterale, la fila per entrare è in quantificabile, c’è chi spinge, chi punta i gomiti sui fianchi, quando riesco ad entrare, aspetto Battista dietro di me. Prendiamo una birra e lo seguo tra le perquisizioni, la tessera da far leggere al tornello. Sono nello stadio e Battista mi consiglia di non cercare il mio posto. Biagio non c’è, Massimo introvabile, vedo lo striscione “Juve Club Sibari”, mi dirigo nella parte in basso e mi sistemo su un sedile. Dietro ho Lino, lo striscione e il Presidente Pasquale, Pennino, accanto una ragazza che canta e canta. Si vedono striscioni di tutte le parti di Italia e all’improvviso scendono i giocatori in campo per il riscaldamento, avrei desiderio di andare in bagno, ma Lino mi avverte di non farlo, altrimenti perdere il posto. Un ragazzo con la maglietta bianca con il marchio vecchio della Juve mi chiede se si può sostare sulle scale. Gli rispondo ni. Una cantante giovane conosciuta da Antonellina e Maria Teresa canta su un palco improvvisato, mi pare sia l’interprete di Violetta. Finalmente le squadre scendono in campo, ci sono davanti a noi i Drughi e i Viking, comandano i cori “Sono un tifoso bianconero/ Amo soltanto due colori/girando per lo stivale intero/ Sempre la Juve sosterrò/ Alé alé alé ooooh!” Inizia l’incontro, la Juve schiera Neto tra i pali secondo la tradizione che in Coppa gioca la riserva del Gigi nazionale. Siamo sotto la porta della Lazio, dove l’attacco bianconero dovrebbe esplodere la sua rabbia. 6’ minuto Keita tira, Barzaglione tocca involontariamente con la mano e la palla finisce sul palo. È solo un episodio, perché i bianconeri cominciano a macinare giuoco e azioni grazie alla limpidezza di Marchisio e alle corse sulle fasce di Dani Alves e Alex Sandro. Minuto 11’, Sandro scende sulla fascia sinistra, cross invitante, Dani Alves supera Lulic e tira di contro balzo, il pallone finisce alle spalle di Strakosha. Juventus 2 Lazio 0. Scoppia il finimondo, mi arriva addosso di tutto, birra e acqua, un tifoso davanti a me cade a terra e mi trovo abbracciato alla ragazza al fianco, con la quale non ho scambiato una parola. Subito dopo, abbraccio Lino e il Presidente. Lo striscione “Juve Club Sibari” vola sulle nostre teste. Gli uomini di Inzaghino sono intimoriti, Dybala vede parare un tiro destinato in fondo alla rete dal giovane portiere laziale, che si esalta anche contro Higuain. Calcio d’angolo per la Juve, lo batte Dybala, Alex Sandro sfiora il pallone di testa, irrompe Bonucci e rete: Juventus 2 Lazio 0. È troppo bello vivere dal vivo un’emozione del genere, finisce il primo tempo, la Juve dovrebbe essere in vantaggio per tre o quattro reti , va bene comunque così. Mi siedo sulla sedia, facendo attenzione non perdere le sciarpe acquistate per ricordare la finale. Qualcuno fa scorte di birre, nascondendole nello spazio sotto i nostri sedili. Inizia la ripresa e Inzaghino manda in campo Felipe Anderson e i biancocelesti si mostrano più intraprendenti e Neto compie una bella parata su Immobile. Intanto continua la sfida tra Strakosha e Higuain, che vede sempre vincitore il giovane portiere. Saltiamo e gridiamo, un omone a petto nudo con i capelli rasati ai lati e irti al centro, ci ordina di gridare senza fermarci mai. Noi obbediamo senza perdere tempo. Controllo l’orologio, l’incontro è quasi finito e il Pepita si scontra con il piede del numero uno biancoceleste. Quando manca alla fine? Il signor Tagliavento fischia dopo tre minuti di recupero ed inizia la festa. Il cielo si colora dei fuochi di artificio, il presidente Mattarella consegna la Coppa Italia nelle mani di Chiello e i giocatori iniziano a percorrere il campo fino ad arrivare sotto la curva. La Coppa Italia passa tra le mani dei capo ultrà. Vedo Rugani, Benatia, Chiello e Neto, U Picciriddu sono a neanche dieci metri da me. Registro tutto con il cell, lo farò vedere a Michelinho al ritorno. Manzotin (copyright Alessandro) e Dani Alves scattano una foto terribilmente musicale, poi arriva Bonucci in canottiera e getta la maglietta ai tifosi. Ad un tratto vediamo avanzare Andrea Agnelli, Nedved, Don Peppino e l’amico di Danilo (Paratici) che giunti alla fine del campo i giuoco ci salutano, agitando la mano. Un bel gesto di riconoscenza verso i tanti tifosi bianconeri. Intanto giunge una notizia da Giuseppe ‘Refice in Caressa: Avellino 44 Sassari 44: per l’assegnazione dello scudetto si deve ricorrere ai rigori. Ne batteranno una serie di venti a testa.
Usciamo dallo stadio dopo mezzanotte e ci dirigiamo dietro il Presidente Pasquale verso l’autobus. È una strada lunga, ma da percorrere felici. Avrei voglia di una Tennent’s per festeggiare. Come avevo suggerito a Lino, Pennino e Angelo. Non la compro per non perdere il gruppo. Arrivato nel pullman mi consolo con un panino alla frittata alle zucchine. Giuseppe avrebbe da ridire, per la frittata si fa esclusivamente con tanta cipolla e savuzizza. Arrivano a poco a poco tutti, c’è solo voglia di dormire, prima però qualcuno si vede sul cell le immagini della partita e commenta le azioni a voce alta. Ettore comincia a raccontare la storia di Allegri allenatore e della sua giovane esperienza alla Spal. All’una e trenta siamo fuori dal raccordo anulare e il sonno ci assale. Sosta all’autogrill alle cinque per un caffè, Pasquale prende un tè con molto limone. Qualcuno riprende a dormire, penso ai giornali da comprare. Arriviamo allo svincolo di Frascineto verso le sei del mattino, salutiamo tutti e Biagio ci lascia vicino casa. Pochi passi da fare e l’edicola non ha ancora i giornali. Me li prenderà Giginho poco dopo, il resto mancia e poi via a recuperare il sonno perduto. Grazie Presidente Pasquale per avermi fatto vincere la mia prima coppa dal vivo e ora voglio solo godermi la lettura de Il Corriere dello Sport, in silenzio senza sentire la Wink Sisina che urla e il telefono che squilla.