La Juventus è in seconda linea in Champions, come da dieci anni a questa parte. Ma il protagonista ha un nome e cognome

17.09.2024 00:15 di  Andrea Losapio   vedi letture
La Juventus è in seconda linea in Champions, come da dieci anni a questa parte. Ma il protagonista ha un nome e cognome
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

Rieccoci. Di fronte una stagione di Champions League, dopo un anno di penitenza, purgatorio, fors'anche inferno. La Juventus come si deve approcciare a questa competizione? Perché era diventata quasi un'ossessione per Andrea Agnelli che, di fatto, gli ha fatto perdere la visione d'insieme. Preso com'era da sperare di vincerla ha puntato tutte le sue fiches su Cristiano Ronaldo. Bello avere uno dei migliori giocatori di sempre, bruttino quello che ha generato successivamente. Costi esplosi, fatturato in ripiego a causa del Covid - che Agnelli non poteva prevedere, anzichenò - una crisi economica che Exor preferirebbe non avere vissuto. Dei conti economici poco calerebbe al tifoso, se non fosse che poi influenzano eccome le scelte successive da parte del club.

Tornando sul topic, è evidente che la Juventus parta in seconda fila. Come quasi sempre negli ultimi dieci anni, pur arrivando due volte in finale fra 2015 e 2017. Dall'altro lato è impossibile nascondersi quando hai speso 165 milioni di euro, come una big di Premier League. Molto di più del Manchester City, al netto che il City non avesse bisogno di spendere in giocatori. La rivoluzione di Giuntoli ha portato grandi calciatori, da Douglas Luiz a Koopmeiners, Conceicao o Nico Gonzalez. Forse qualcosa poteva essere fatto meglio (leggere Todibò), ma quasi tutti i nodi sono stati dipanati in qualche modo, Arthur a parte.

Sarà la grande competizione di Dusan Vlahovic, al penultimo anno di contratto, che guadagna 23 milioni lordi all'anno. Come abbiamo visto con Rabiot, non c'è una crescita infinita negli stipendi, pure quando arrivi da grandi stagione. Figuriamoci da uno che non ha fatto benissimo nell'ultimo periodo e che guadagna molto più degli altri. Quasi il doppio, oramai, anche se è vero che parte dei 12 milioni (4 all'anno) arrivavano da un bonus alla firma spalmato sugli ultimi due campionati. 

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Vlahovic è chiamato all'essere determinante, dopo due anni di scena muta. Uno non voluto, perché la Juventus si era qualificata alla Champions ma gli è stata tolta per l'affare plusvalenze. L'altro con deciso dolo, perché due anni fa in un girone con Benfica, PSG e Maccabi fare solo tre punti era davvero un po' colpevole.