Ricordate quel giorno? JUVENTUS-SAMPDORIA

28 ottobre 2009, Stadio Olimpico di Torino
JUVENTUS – SAMPDORIA 5-1
JUVENTUS: Buffon; Grygera, Cannavaro, Chiellini e Grosso; Melo (dal 65’ De Ceglie) e Sissoko (dall’86’ Poulsen); Camoranesi, Diego e Giovinco; Amauri (dal 65’ Trézéguet). In panchina: Manninger, Legrottaglie, Molinaro, Immobile. Allenatore: Ferrara.
SAMPDORIA: Castellazzi; Stankevicius (dal 60’ Cacciatore), Gastaldello, Lucchini e Zauri (dal 36’ Bellucci); Mannini, Tissone (dal 48’ Padalino), Poli e Ziegler; Pazzini e Cassano (dal 90’ Fiorillo). In panchina: Rossi, Franceschini, Pozzi. Allenatore: Delneri
ARBITRO: Rocchi di Firenze
RETI: 25’ Amauri, 42’ Chiellini, 50’ Camoranesi, 61’ Amauri, 63’ Pazzini, 87’ Trézéguet.
“LA GAZZETTA DELLO SPORT”
«Grazie di tutto Samp, ma a inseguire l’Inter ci pensiamo noi». La Juventus sembra mandare questo messaggio nella sfida fra aspiranti anti-neroazzurri. Cinque goal alla squadra di Delneri, ma soprattutto una grandissima prova di forza, con grandi prestazioni dei singoli, ma anche una manovra corale impressionante. Amauri sblocca la gara e, con una doppietta, arriva a quattro goal nelle ultime tre partite in campionato, Diego ritorna ad alti livelli, difesa e centrocampo annullano la macchina in passato perfetta dei blucerchiati. Prova convincente, a pochi giorni da prestazione di livello molto più basso. Se durerà, qualcosa è cambiato, Mourinho e soci sono avvertiti.
Il primo goal della Juve arriva da un calcio piazzato. Sta diventando decisamente un’arma in più dei bianconeri: perché Diego le batte molto bene e perché sono molti i corazzieri che possono andare a staccare di testa. Amauri, Chiellini, Cannavaro, Sissoko, Grosso, Melo: provate voi a marcarli tutti. Al 26’ la Samp non ci riesce: sul pallone alto Amauri ci va di testa, colpisce Sissoko, la palla resta lì e il brasiliano infila la sua terza rete consecutiva. Poi arriverà anche la quarta, la crisi realizzativa è alle spalle: adesso è sicuro. E i calci da fermo di Diego sono un fattore: due miracoli di Castellazzi su Chiellini (corner) e su deviazione di Lucchini che cerca di anticipare Amauri (punizione) Il secondo goal della Juve lo costruisce Chiellini, l’uomo che è stato in forma e in palla anche quando il resto della Juve stentava: anticipo nella sua metà campo, fra Bellucci e Cassano, ripartenza palla al piede, apertura su Amauri e, non contento, proiezione in mezzo all’area. Lì lo pesca il cross basso del brasiliano, assist-man, che passa fra le gambe di Gastaldello.
Nella ripresa la Juve dilagherà, con gli inserimenti sulle fasce e il talento di Camoranesi. Al 5’ Diego apre per Giovinco, che inventa un bel cross basso arretrato a trovare Mauro Germán. L’italo argentino infila di piatto, mentre al 17’ piazzerà l’ennesimo bel cross da destra: stavolta Amauri va in anticipo e piazza il 4-0. Chiude Trézéguet, su cross di Grosso: anche lui partecipa alla festa bianconera.
Metamorfosi in tre giorni: dalla gara di Siena è passato pochissimo, ma di simile, nelle due prestazioni bianconere, c’è solo il bottino: tre punti. Perché se in Toscana c’era stata una manovra faticosa e impacciata, all’Olimpico si vede probabilmente la migliore Juventus della stagione. Corta, fortissima fisicamente, costante nel pressing e ordinata nei passaggi e negli inserimenti dei terzini. Il 4-2-3-1 rischiava di lasciar spazio alla Samp sulle fasce, invece occupa perfettamente gli spazi. Diego torna quello di inizio campionato, rientra a prendersi i palloni e li smista in modo intelligente, saltando l’uomo se serve. Giovinco è attivo e continuo sulla sinistra, e fa quasi sempre la cosa giusta, Camoranesi regala giocate di classe. Melo e Sissoko fanno diga a centrocampo, risultando decisivi, Cannavaro va in anticipo costante su Cassano, Chiellini annulla Pazzini e si concede sortite. Singoli ad alto livello, ma è il collettivo che impressiona per capacità di muoversi in modo compatto ed efficace. Bell’esame passato da Ferrara, contro un maestro di tattica come Delneri.
Il tecnico doriano si accorge presto che le cose volgono al peggio: dopo mezzora fa già il primo cambio, più che giustificato. La Samp tiene il ritmo della Juve per una decina di minuti, poi inizia a soffrire: Mannini ci mette una pezza un paio di volte, facendo il difensore aggiunto, poi, a cavallo dei due tempi, il crollo. Non si vede praticamente mai il gioco che ha portato in alto i blucerchiati: la sola assenza di Palombo, out per infortunio, non può spiegare tutto. Mannini deve pensare a difendere, Ziegler non sfonda mai, Cassano è chiuso dai raddoppi, Pazzini vede pochissimi palloni. Il primo che riceve, un cross di Bellucci, lo trasforma in rete: un bel colpo di testa in anticipo su Cannavaro. È il 19’ della ripresa, e a quel punto la frittata è fatta. I galloni di anti Inter passano alla Juve. Se resta un episodio, di fronte a una squadra in palla, può anche non essere grave, per Delneri.
“REPUBBLICA”
La Juve cambia marcia. Potrebbe essere arrivata la partita della svolta per la squadra di Ferrara, probabilmente mai così compatta e atleticamente tonica in questa stagione. Strapazzata sotto un pesante 5-1, la Sampdoria, a proposito della quale c’è una doppia chiave di lettura. Non bocciata: una battuta d’arresto, sia pure pesante, ci può stare dopo un periodo esaltante. Bocciata: per la corsa a posizioni di primissimo piano, dopo quella di Firenze è stata fallita la seconda prova della verità.
Nel dettaglio della gara, Ferrara si affida al modulo con una punta (Amauri) sostenuto da una trequarti d’assalto. Davanti alla difesa c’è il recuperato Melo a far coppia con Sissoko. Delneri deve rinunciare a Palombo (l’assenza peserà non poco) e decide di affidare le chiavi della mediana a Tissone. Il primo tempo vive su un dominio totale della Juventus. Corrono tanto i bianconeri, dominando soprattutto sugli esterni. Ne consegue che Pazzini e Cassano vengono serviti costantemente in verticale, beccandosi le puntuali giocate di anticipo di Chiellini e Cannavaro. Il primo tempo della Samp lo spiega Delneri, che stufo della timidezza dei suoi, cambia modulo inserendo Bellucci per Zauri.
Le belle cose sono però tutte dalla parte opposta. I difensori doriani vanno nel panico sui palloni alti: Castellazzi è prodigioso su Chiellini, nulla può su Amauri, che dopo aver mancato l’impatto di testa, scaraventa in rete di sinistro. Ancora la parola alla difesa in occasione del raddoppio: break di Chiellini, che difende, imposta e poi va a depositare in rete l’assist di Amauri. Nella ripresa la pratica viene archiviata in un quarto d’ora. Un quasi autogoal di Lucchini anticipa la rete di Camoranesi, elegante nel segnare di piatto destro dopo trama sull’asse Diego-Giovinco.
Il poker lo cala Amauri: il cross di Camoranesi è un gioiello, il colpo di testa dell’ariete è un mix perfetto di potenza e agilità. Dell’ultima mezzora poco altro da dire. L’ingresso di De Ceglie (per Melo) e Trézéguet sancisce un esperimento di tridente per Ferrara. Pazzini accorcia con un bel colpo di testa in anticipo su Cannavaro, e poi c’è il palchetto Trézéguet. Va bene la squadra ma madre e parenti vari vivono la loro partita personale canalizzando l’attenzione per il francese: lui ci prova un paio di volte senza convinzione, alla terza li fa felici con un colpo di testa su invito di Grosso.
La migliore Juve della stagione per Ciro Ferrara. «Molto meglio che a Roma e a Genova. La squadra è stata perfetta, tutti hanno dato il massimo. I cinque goal sono importanti ma è il gioco che mi soddisfa, nessuno ha mollato per novanta minuti». Rispetto a Siena la metamorfosi: «È scoccata una scintilla, venivamo da un periodo non buono, ma ci stiamo riprendendo e dobbiamo insistere su questa squadra». La tattica, con i tre trequartisti dietro la punta unica: «Hanno fatto benissimo in fase offensiva, ma la loro forza è stata il pressing sui difensori avversari».
Juve perfetta, ma la Sampdoria. «Quando squadre come la Juve giocano ad altissimo livello per novanta minuti è difficile fermarli», ammette il tecnico doriano Delneri. «Noi abbiamo il compito di stare in alto il più possibile e prendere insegnamento da questi momenti. Siamo in alto e tutti ci affrontano con maggiore energia, questo KO non ci toglie nulla». Cassano sottotono: «Ma è tutta la squadra che è mancata. Manca il collettivo, ne risentono i solisti».