Gli eroi in bianconero: Sunday OLISEH

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
15.09.2024 10:24 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Sunday OLISEH
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Agli inizi degli anni Sessanta, in tempi di frontiere ancora aperte, anche la Juventus guarda al continente africano alla ricerca di talenti. Ma non si concretizza l’acquisto più intrigante, quello di un ragazzo del Mozambico, tale Eusebio, che finisce al Benfica e contribuirà alle grandi fortune del club portoghese. Passano quindi decenni prima che l’Africa incroci, stavolta con esito positivo, la storia bianconera. Accade nel 1999, quando arriva, proveniente dall’Ajax, Sunday Mimmo Oliseh.
Il ragazzo, nigeriano di Abavo, classe 1974, in realtà è una vecchia conoscenza del nostro campionato. Mimmo, infatti, era arrivato giovanissimo nel nostro Paese, forse troppo giovane per sopportare le grandi tensioni di un palcoscenico prestigioso, ma molto impegnativo, come quello della Serie A.
Nella sua breve esperienza con i granata emiliani, Oliseh mette, comunque, in mostra doti importanti. Il suo allenatore di allora, Enzo Ferrari, ricorda le sue difficoltà di ambientamento ma anche le straordinarie qualità tecniche del giocatore, sul conto del quale Nando De Napoli, suo compagno nella Reggiana spese parole di grande elogio: «Alla Juventus arriva un vero campione. Oggi Oliseh è un calciatore maturo, ricco di esperienza. Per le sue caratteristiche farà benissimo nella squadra di Ancelotti».
Sicuramente quello che non manca ad Oliseh è il carattere e la voglia di rischiare. Nel 1990, ad appena sedici anni, lascia l’Africa ed il suo primo Club (lo Julius Berger) per volare in Europa ed iniziare la carriera di calciatore professionista nelle fila del Liegi. Non ci mette molto a dimostrare a tutti che è un calciatore ricco di classe e di temperamento. Quattro ottime stagioni in Belgio (73 partite, 1 rete) e, dopo i Mondiali del 1994, Oliseh compie il grande salto in Italia, voluto da un esperto di calcio internazionale come Franco Dal Cin.
Purtroppo, qualche difficoltà di ambientamento e la non eccezionale caratura della Reggiana, impediscono ad Oliseh di sfondare nel campionato italiano: «La Reggiana è una squadra piccola ma buona. Sono arrivato a Reggio Emilia all’età di diciannove anni e quella stagione mi è servita a fortificarmi psicologicamente. Il calcio italiano mi ha aiutato sotto il profilo agonistico e tecnico. L’ambiente era bello ed in più ho avuto due bravi allenatori: Marchioro e Ferrari. Mi è rimasto un bellissimo ricordo soprattutto di “Pippo” Marchioro, un buon Mister ed un uomo eccezionale».
A fine stagione Mimmo è ceduto al Colonia, dove gioca due stagioni ad ottimo livello (54 partite, 4 goal), rilanciandosi nella grande ribalta europea grazie anche alle cure di un grande tecnico come Morten Olsen: «Anche quella è stata una esperienza fondamentale per la mia crescita professionale cui hanno contribuito le cure di due grande tecnici come il danese Morten Olsen al quale è poi subentrato Stephan Engels».
Nel 1997 l’allenatore danese si trasferisce all’Ajax per raccogliere l’eredità di Luis Van Gaal (passato al Barcellona) e subito chiede ai suoi dirigenti di portargli in dote Oliseh, per fare una grande squadra. Detto e fatto: Sunday viene acquistato dal Club di Amsterdam e qui conosce la definitiva esplosione. Con gli “Aiaci” olandesi gioca 2 stagioni da favola, vince 1 scudetto e 2 Coppe d’Olanda, collezionando 52 presenze e 8 goal in campionato: «Con Olsen al timone abbiamo giocato due stagioni da sogno, vincendo uno scudetto e due Coppe d’Olanda.

L’Ajax è praticamente una seconda Nazionale. Un club dove c’è molta competizione e concorrenza nel quale mi sono serviti moltissimo gli insegnamenti precedenti».
Nel frattempo, insieme a Kanu e Finidi, nell’estate del 1996, è il grande protagonista della vittoria della Nigeria alle Olimpiadi di Atlanta, risultato storico per il football africano. Il sogno di Sunday e dei suoi compagni è quello di centrare un fantastico bis ai Mondiali di Francia, ma le cose vanno diversamente per la squadra allenata dal giramondo Bora Milutinovic. Nessuno, però, si dimentica il fantastico goal con cui Oliseh regala alla Nigeria la vittoria nella partita contro la Spagna; un siluro da 25 metri di rara potenza e precisione, che fa scattare in piedi l’intero stadio di Nantes, che tributa a Sunday la meritata ovazione.
Dopo l’avventura francese, Oliseh riceve molte offerte per tornare in Italia, ma lui preferisce restare ad Amsterdam ancora un anno, non voleva tradire la fiducia di Morten Olsen, affascinato dall’idea di disputare la Champions League. Ma alla fine della stagione è chiaro a tutti che Oliseh ha intenzione di tornare nel nostro campionato. In tanti gli fanno una corte serratissima, soprattutto Juventus e Roma. I giallorossi di Capello sembrano essere avvantaggiati, ma al momento opportuno la parola del giocatore fa pendere la bilancia dalla parte bianconera, perché Oliseh vuole venire a Torino, dove ritrova il suo grande amico Edwin Van der Sar: «Sono convinto di aver fatto la scelta migliore. La Juventus è il massimo per un calciatore».
La Juventus. che cerca di ricostituire un centrocampo granitico, lo affianca a Davids; sul piano fisico, Oliseh teme pochi confronti ed anche tecnicamente appare molto migliorato rispetto al tempo della Reggiana: «Mi sono ambientato immediatamente a Torino. I miei compagni sono stati tutti socievoli ed affabili. Davvero tutti, nessuno escluso! Ho anche ritrovato Van der Sar con cui ho giocato nell’Ajax ed il preparatore dei portieri William Vecchi, conosciuto ai tempi della Reggiana. Sono invecchiato di cinque anni ed ho accumulato una maggiore esperienza, grazie anche alla parentesi dell’Ajax, un club prestigioso, conosciuto ed apprezzato in ambito internazionale. E dire che i miei amici di Reggio Emilia me lo avevano preannunciato che un giorno sarei tornato a giocare in Italia. Avevano ragione!»
Il suo debutto in campionato, contro la Reggina, non passa inosservato. Oliseh prende in mano le redini della manovra e colpisce anche due pali. Non gli capiterà, che saltuariamente, di ergersi così protagonista della scena. Ancelotti gli preferisce i più affidabili Conte e Pessotto, sicché il conto finale, in campionato, è di appena otto presenze.
Un po’ meglio vanno le cose in Coppa Uefa; 5 partite ed addirittura un goal, il 21 ottobre 1999, a Sofia, sul campo del Levski. Destinato a restare l’unico, nella sua non lunga carriera juventina.