La Stampa - De Laurentiis: "Mai più in Supercoppa"
La reazione a freddo del Napoli e del suo presidente Aurelio De Laurentiis, al ko di Pechino contro la Juventus, non sembra essere meno drastica di quella maturata a caldo al termine della partita e sfociata con il rifiuto di partecipare alla premiazione dei vincitori. L'edizione odierna de La Stampa, ne dà la seguente testimonianza, emblematica della frattura, peraltro già esistente, creatasi tra il numero uno dei partenopei e la Lega di A. Ecco i passaggi più significativi del resoconto della testata torinese:
"Il grande rifiuto di Aurelio De Laurentiis, che non è il titolo di un ipotetico film sentimentale, ma la rappresentazione di ciò che hanno deciso di fare i napoletani al momento della premiazione, disertandola, ha creato fastidi e imbarazzi. In via Rosellini, sede della Confindustria del pallone, ci si chiede che senso abbia mutuare il modello del rugby con il terzo tempo nella Tim Cup quando poi succedono scene di questo tipo. Quando gli animi si surriscaldano qualcosa può andare storto («Alle polemiche arbitrali siamo ormai abituati, siamo riusciti a rovinare un grande evento», fanno sapere dalla Lega) ma non partecipare alla premiazione è qualcosa che va oltre.
E in Procura federale c’è già chi sta studiando il caso. Se De Laurentiis avesse fatto lo stesso scherzetto nel corso di una manifestazione Uefa avrebbe seriamente rischiato l’estromissione del suo Napoli; nel nostro regolamento, invece, non esistono sanzioni specifiche, anche perché non era mai accaduta una cosa simile. C’è però un fatto che rischia di inguaiare il Napoli: l’articolo 1 (quello sulla lealtà sportiva). Condire un simile comportamento con frasi inopportune può diventare una bomba ad orologeria. E De Laurentiis, come previsto, non ha saputo tenere a freno la lingua, in un momento in cui tutto il sistema del calcio italiano avrebbe gradito delle scuse.
Il produttore cinematografico è rientrato in Italia con la stessa rabbia in corpo che lo aveva spinto al «gesto clamoroso», criticando la Lega e il direttore di gara. Questo il riassunto del suo pensiero: «La Lega è vecchia, va rinnovata. Se mai dovessi tornare a Pechino chiederei un arbitro internazionale». Nessun mea culpa su ciò che è successo dopo la fine della partita: «Io sono uno che ama il terzo tempo, ma questa volta non era proprio il caso. Non mi va di farmi prendere in giro». Poi l’affondo finale: «La Juventus non c’entra, se avessero vinto meritatamente sarei stato il primo ad applaudire. Ma state ben attenti, non sono arrabbiato perché di questa coppa non me ne frega nulla». Finale con il botto, dunque".