L'ex Fenomeno Ronaldo a Del Piero: "Voi non c'entravate nulla con la storia di Moggi, Bettega..."

09.05.2020 17:30 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
L'ex Fenomeno Ronaldo a Del Piero: "Voi non c'entravate nulla con la storia di Moggi, Bettega..."

Il Fenomeno dell'Inter, Ronaldo, ha parlato con Alessandro Del Piero in diretta su Instagram. Ecco le parole dell'ex attaccante dell'Inter, riprese da Fcinternews:

Sull'esperienza della presidenza del Valladolid: "Sono contento di aver accettato questa sfida; non mi è mai piaciuto il ruolo dell'allenatore perché sarebbe la stessa quotidianità di fare il calciatore. Mi sentivo preparato per il Valladolid, avevo studiato, e quando mi è capitato mi sono buttato. Mi piace molto, mi sto divertendo anche se ogni week-end è una sofferenza pazzesca. L'anno scorso un mio giocatore sull'1-1 in casa, all'ottantacinquesimo, è arrivato davanti al portiere e gli ha tirato addosso. Quando gli ho parlato nello spogliatoi, a fine partita, gli ho detto cosa avrebbe potuto fare e lui mi ha detto: 'Sì, ma tu eri il Fenomeno'.

Sulla situazione attuale e sulla ripresa delle competizioni: "Credo sia un rischio tornare a giocare, ma accetteremo ogni decisione. Abbiamo fatto i test e non c'è stato nessun positivo. Anch'io sono risultato negativo. Lunedì iniziamo gli allenamenti: 6 giocatori in un campo e altri 6 in un altro. Vorrebbero iniziare i primi di giugno dopo un mese d'allenamento".

L'Inter: "Moratti era pronto con un assegno e mi ha portato all'Inter, dove è stata una storia d'amore incredibile. Non solo per il calcio, ma anche per aver conosciuto l'Italia. Quando sono arrivato lì il calcio italiano era ancora il più forte. Tutti avevano rispetto per il vostro calcio in quel momento, è stata una sfida molto bella. Lì sono iniziati i nostri scontri anche in Nazionale, in Francia. In quella partita finita 3-3 io ho fatto due gol, ho rivisto l'altro giorno quella partita". 

Sull'addio all'Inter: "Non mi spiego come abbia fatto il Barça a farmi andare via? Soprattutto perché eravamo alla fine dell'anno, avevo fatto 50 gol. Per diventare bravo non ho avuto bisogno di superare nessuno, come te che quello  che hai vinto con la Juve è stata una storia incredibile. Mi ricordo cose che facevi che hanno fatto innamorare il mondo come contro il Borussia Dortmund". 

Sull'infortunio: "L'infortunio ha rotto la dinamica che avevo, erano quattro anni che giocavo senza problemi fisici. Però dico sempre che prima del 2000 noi ci allenavamo in maniera diversa rispetto a come ci si è allenati dal 2000 in avanti. Prima mi sono ritrovato ad allenarmi con Cafu o Roberto Carlos e seguivo i loro ritmi, e non serviva. Quelle corse sulla lunga distanza mi hanno traumatizzato, perché prima ne facevo tantissime, poi le squadre cominciavano a fare gli allenamenti individualizzati... Non voglio dare la colpa a nessuno assolutamente, però l'unica spiegazione che mi do è che magari mi allenavo male prima del 2000. Poi però mi sono fatto male ancora e quindi è una teoria controversa. Alla fine anche al Milan mi sono fatto male ancora, stesso infortunio ma nell'altra gamba. Però ho imparato tantissimo da quell'infortunio, sono sicuramente un uomo migliore di quello che ero prima, mi ha fatto capire veramente quanto grande era l'amore per il calcio. Nel primo infortunio, quando tutti dicevano che era la fine, che non era mai accaduto un infortunio del genere nel calcio, io avevo un po' paura ma mi sentivo che sarei tornato ad allenarmi e a giocare. Non potevano togliere il calcio dalla mia vita. Io spesso chiedevo a Dio perché proprio a me, però mi ha reso una persona migliore, ho imparato tantissimo come la disciplina ed è bello ricordare questo. Prima dell'infortunio tu ed io abbiamo avuto scontri importanti, quello del '98..."

Sullo scontro con Iuliano sul rigore non dato all'Inter: "Eh sì, anche quello sai, io posso capire gli errori. Capita anche agli arbitri di sbagliare, voi non c'entravate nulla con la storia di Moggi, Bettega... Noi facevamo delle partite bellissime, voi senza dubbio non avevate bisogno di quella roba da dietro, sembrava la guerra fredda". 

Sui tifosi: “In Italia amo la relazione che c’è con i tifosi. Non mi piace la violenza e quando superano i limiti del rispetto e dell’educazione, però l’amore e la passione per il calcio i tifosi di Inter, Juve, Milan è qualcosa di incredibile. Come si vive in Italia il calcio e il tifo non si vive da nessuna altra parte. Per questo torno sempre a Milano e in Italia, per l’affetto che la gente mi dà ogni volta e per i ricordi che mi portano. Io sono innamorato dell’Italia, ho pianto per quello che è accaduto con la pandemia”.

Un altro episodio è stato il 5 maggio, ma prima con Cuper si era rotto qualcosa quella volta con l’Atalanta… “In quell’episodio dell’Atalanta avevo capito che il mio futuro sarebbe stato distante da lui, però avevo rispetto di lui e dovevo finire la stagione. Il 5 maggio è stato dopo e secondo me quel giorno l’abbiamo persa noi la partita, senza nessun’altra interferenza perché eravamo primi in classifica, la Lazio non si gioca niente… Però in quelle settimane abbiamo visto troppe cose strane, noi abbiamo creduto troppo nelle cose che sono uscite tipo Nesta all’Inter. Alla fine credo siamo andati un po’ rilassati ed è stato uno sbaglio perché la Lazio con i giocatori che aveva poteva farci danni in ogni momento e l’hanno fatto, al di là degli errori nostri. Poi la partita l’abbiamo persa per l’attitudine avuta, per l’atteggiamento. È una ferita che resta. Ogni anno su Instagram mi taggano nelle foto dove piango, ogni anno non passa mai in sordina. Però è bello anche ricordare quello. A tutti piace parlare delle vittorie ma a me piace anche parlare delle sconfitte perché nel calcio si vince e si perde. L’importante è essere lì e metterci la faccia”.

Palloni d'Oro mancati. "Maldini è stato un giocatore straordinario. Io direi che ci sono quattro giocatori che non hanno vinto il Pallone d’Oro ma che avrebbero dovuto: tu (riferito a Del Piero), Totti, Maldini e Raul che ci è andato vicino troppe volte. Ma alla fine, le vostre sono state carriere riconosciute da tutti per la loro grandezza, manca solo quello. Ci ho riflettuto l’altra volta con Cannavaro e mi è rimasta in testa questa cosa. E alla lista aggiungo Roberto Carlos che non posso dimenticare, lui è stato due volte secondo dietro di me; è stato un terzino sinistro con qualità incredibili”.