Buffon: "La mia parata più importante? Quella su Zidane. Tra Messi E CR7..."

13.02.2025 14:40 di  Alessandra Stefanelli   vedi letture
Buffon: "La mia parata più importante? Quella su Zidane. Tra Messi E CR7..."
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L’ex portiere della Juventus Gianluigi Buffon ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Jolly Roger - La radio dei pirati:

Quale compagno di squadra ti è più simpatico?

Parliamo di passato ormai, ma se dovessi scegliere un compagno di squadra simpatico, ne sceglierei due: Simone Pepe e Rino Gattuso.

Hai sempre giocato come portiere?

Io ho cominciato a giocare come portiere a dodici anni e a diciassette ho esordito in serie A. Dai sei ai dodici giocavo come centrocampista o libero.

Qual è stata la tua parata più importante?

Sicuramente è stata quella in finale del mondiale sul colpo di testa di Zidane. Invece la più bella, la più difficile, allora…ne ho fatta una in finale di Coppa Campioni contro il Milan su colpo di testa di Inzaghi; una l’ho fatta in Coppa Campioni contro il Lione; un’altra in Nazionale in un’amichevole a Parma tra Italia e Paraguay. Queste sono le tre che mi ricordo bene, poi qualcun’altra l’ho dimenticata.

In più interviste avevi detto che, per quanto riguarda i mondiali 2006 e in particolare le parate di Podolski e di Zidane, soprattutto la prima, non avevi nemmeno visto partire la palla: hai temuto il peggio? Perché se entrambe le azioni fossero andare male avrebbero cambiato il corso dei mondiali…

Be’ sì, è vero, questo ci fa capire quanto sia veramente sottile la differenza tra una vittoria e una sconfitta, tra i sorrisi di una gioia e le lacrime di una disfatta. Molte volte, soprattutto a conclusione di partire nelle quali abbiamo perso, spesso e volentieri c’è spazio per polemiche, per attacchi feroci, sui giocatori o sugli allenatori, quando invece, in realtà, la differenza la fa un dettaglio, e talvolta addirittura il destino. Questo relativizza molto ogni impresa che si conduce.

Tra i giocatori che hai affrontato nella tua carriera, chi è quello che ti ha messo più un difficoltà?

Dovendo sceglierne tre, sceglierei giocatori offensivi, perché essendo portiere venivo spesso sollecitato dagli attaccanti, quindi: Cristiano Ronaldo, Messi, Neymar e Ronaldo Il Fenomeno. Loro sono stati i giocatori stranieri che veramente creavano dei grattacapi prima ancora di scendere in campo. Diventavano un tormentone, un problema da cercare di risolvere già prima che cominciasse effettivamente la partita.

Potresti mandare un messaggio alla mia amica Aurora, una tifosa sfegatata della Juve, che vorrebbe essere qui?

Un abbraccio ad Aurora! E anche se questo non è il suo momento più felice, la storia della nostra squadra ci insegna che bisogna aver fiducia perché presto torneremo a dominare in Italia e, si spera, anche all’estero.

Luca – Preferisci Leo Messi o Cristiano Ronaldo?

Scegliere uno tra i due sarebbe un insulto al gioco del calcio, si mancherebbe di rispetto a uno dei due. Quando le persone mi dicono “Gigi, tu sei stato il portiere più forte della storia”, io, alla fine, che so di aver vissuto una carriera sicuramente speciale, devo ammettere che sentirsi il più forte o l’essere definito tale è esagerato. Perché a volte sono le coincidenze, la fortuna di giocare in determinate squadre in determinati momenti storici, che aiutano a sembrare anche migliori di quello che si è realmente. Quindi penso che Cristiano Ronaldo e Messi siano stati e siano tutt’ora due campioni di un valore enorme, probabilmente quelli che hanno brillato di più in questi ultimi dieci o quindici anni di calcio, ma dietro a loro ce ne sono stati tanti altri che valevano quanto loro. Se dovessi scegliere fra uno dei due non saprei davvero chi scegliere, anche perché hanno delle caratteristiche diverse: Cristiano Ronaldo è più un attaccante, un goleador; Messi è quasi un fantasista, diciamo, come modo di giocare, anche se poi non si preclude la gioia del goal e di segnare. Li stimo entrambi all’ennesima potenza.

Ho avuto la fortuna di stare dentro a quel mondo e di vedere alcuni giocatori che sono stati, secondo me, sopravvalutati rispetto ad altri che avrebbero meritato molto di più e invece sono stati meno mediatici e quindi, da un certo punto di vista, sono stati penalizzati. Quindi non mi va di fare delle classifiche nelle quali qualcuno prevalga in maniera netta su altri perché non è la verità.

Ti è sempre piaciuto fare il calciatore?

Sì, da quando avevo tre anni è stato il mio unico desiderio e nei miei tanti sogni che hanno accompagnato l’infanzia e poi l’adolescenza c’era quasi sempre il calcio, vestire la maglia della Nazionale e giocare in stadi importanti come San Siro, come l’Olimpico, e così via. Quindi mi ritengo tanto fortunato.

Qual è l’allenatore, nel corso della tua lunga carriera, che più ti ha saputo valorizzare? Quando pensiamo agli allenatori pensiamo alle indicazioni che possono dare a difensori e ad attaccanti; quali sono invece le indicazioni che possono dare a un portiere?

Il più delle volte ho avuto allenatori che mi dicevano “Mi raccomando, tu fai quello che sai fare, cioè parare, che sei fai quello probabilmente abbiamo molta più probabilità di vincere”, e devo ammettere che in effetti si sono sempre sbagliati poco. Perché mi sono accorto che quando paravo, quando ero in uno stato di grazia speciale, spesso e volentieri questo coincideva con la vittoria della squadra. Alla fine, quando giochi ad alti livelli e hai allenatori che sono abituati ad aver a che fare con giocatori “consacrati”, con campioni, spesso si limitano a suggerirti di esprimerti al meglio delle tue capacità. A maggior ragione nei confronti di un portiere, perché gli allenatori dei portieri non hanno una conoscenza precisa perché non lo sono mai stati, quindi spesso demandano a loro la responsabilità di esprimersi e di fare ciò che si sentono.

Come ti sei trovato a Parigi?

Benissimo, ho passato un anno bellissimo in mezzo a tante persone che mi hanno accolto con grande entusiasmo e rispetto. Ho dovuto ricredermi: noi italiani abbiamo tanti preconcetti nei confronti dei nostri cugini francesi, più che altro per campanilismo, e invece confesso che i tifosi e i parigini in generale mi hanno voluto veramente bene ed è stato un anno fantastico della mia vita.