Bucchioni su TMW: “Agnelli e Allegri, calcio senza futuro. L’allenatore da esonero. Fallito il terzo progetto in tre anni: si aspetta la rivoluzione di Elkann. Servono almeno sei campioni”

Il collega Enzo Bucchioni analizza il momento della Juventus su TMW. Ecco il suo editoriale:
"Non ha funzionato il progetto-Sarri, non è mai cominciato un ciclo-Pirlo, è già saltata in aria la restaurazione di Allegri: tre fallimenti in tre anni.
Questa è la triste storia dell’ultima Juventus. Anni strani e insopportabili per tutti i tifosi bianconeri abituati a ben altro, ma anche per il calcio italiano e per quello che, volenti o nolenti, rappresenta la società bianconera.
E’ il fallimento della gestione firmata da Andrea Agnelli, ormai soltanto un cimitero di idee sbagliate condite dal danno di immagine (la Superlega), che costano alla proprietà del cugino Elkann valanghe di soldi (appena ricapitalizzati 400 milioni) portando in cambio delusioni, polemiche, crac economici e sportivi.
Soltanto ieri, tanto per dirne una, l’eliminazione dalla Champions è costata 80 milioni di capitalizzazione in borsa al titolo Juventus.
Credo che il primo a non sopportare più questa situazione sia proprio l’azionista di riferimento e anche se sull’eliminazione dalla Champions è calato il silenzio per non compromettere quel che resta della stagione, la rivoluzione già ipotizzata e non attuata l’anno scorso potrebbe arrivare molto presto.
Sulle aziende in perdita John Elkann è sempre intervenuto pesantemente e la Juventus dopo un decennio straordinario è ormai soltanto un asset che succhia centinaia di milioni senza restituire niente. Neppure la gloria, la soddisfazione, l’immagine. Anzi.
Quindi aspettiamoci quella rivoluzione che avrebbe già dovuto arrivare da tempo.
Non s’è capito (forse per rapporti familiari) come la fine di un ciclo straordinario e irripetibile non sia stata gestita in modo diverso e ben più drastico.
Dieci anni sono tanti, dieci anni di successi sono troppi. Chi ha fatto tanto come Agnelli e il suo team, non può fare che peggio, gli stimoli sono finiti, le idee esaurite, la spinta emozionale ridotta a zero. Rimettere in scena, replicare sé stesso, non funziona più.
La ripartenza per un nuovo ciclo andava affidata a uomini diversi, a gente fresca e motivata, con fame di successo.
Invece sono stati buttati via tre anni in inutili aggiustamenti, in promozioni interne di personalità minori, senza una visione futura, né economica né sportiva.
E non parlo solo di Agnelli, ma anche dei vari Nedved, Paratici (di danni ne ha fatti), Cherubini. Anche Arrivabene cosa c’entra con il calcio? E’ solo un’altra toppa.
C’era bisogno di una governance diversa, una rivoluzione simile a quella che Umberto Agnelli fece nel 1994 o quella più recente del 2011 che portò Marotta e il suo gruppo in bianconero, poi Conte.
In questi anni è successo di tutto, sono stati spesi (dal 2018 in poi) ben 771 milioni solo per mercati sbagliati, tanti giocatori non da Juve, sono passati allenatori giochisti (Sarri) e apprendisti (Pirlo) per tornare al Risultatista sperando che facesse risultati. E se non li fa più?
Quale progetto tecnico sta seguendo la Juventus? Quale è l’obiettivo?
Nessuno risponda vincere perché per vincere serve programmare, crescere e anche aspettare. Serve soprattutto avere le idee chiare.
E qui arrivo ad Allegri. L’ho già scritto proprio qui e quei due o tre che mi seguono lo ricordano di sicuro, ma quando poi arrivano le conferme bisogna ribadire: cosa l’hanno preso a fare?
Dopo averlo licenziato perché “emblema di un calcio vecchio e superato”, già l’averlo richiamato è un clamoroso autogol nella programmazione. Ma la sensazione più brutta è che sia stato rimesso in panchina con la speranza che la sua storia (indiscussa) e il suo carisma servissero a coprire le magagne e aiutassero a ripartire.
Senza accorgersi che, nel frattempo, Allegri aveva staccato la spina, non aveva più la carica e la fame di una volta (normale), non si era minimamente aggiornato mentre il calcio corre da tempo verso il futuro. Morale?
Oggi la Juventus di Allegri ha tre punti in meno di quella di Pirlo e sedici meno di quella di Allegri. Partita con i favori del pronostico per vincere lo scudetto, è quarta a fatica dopo prestazioni al limite, sempre in difficoltà con qualsiasi avversario, anche le ultime in classifica.
L’eliminazione dalla Champions è arrivata contro il Villareal che tutto insieme è costato quanto De Ligt. La società spagnola paga tutti i tesserati 86 milioni, mentre alla Juventus costano 298 milioni. Una corazzata contro una barca. Ha vinto la barca.
Soltanto questi numeri dovrebbero far capire ad Allegri cosa vuol dire fallimento.
E’ una stagione fallimentare anche perché con la sua gestione non è cresciuto il rendimento di un giocatore che è uno, anzi molti sono regrediti.
Non c’è organizzazione di gioco, si predica un calcio vecchio fatto di “primo non prenderle” e di “corto muso” che non può più competere con la mentalità dominante nel calcio moderno. Perché la Juve soffre anche con lo Spezia o il Venezia, tanto per dirne due? Perché hanno allenatori moderni che costruiscono le squadre attorno al gioco. Gioco che la Juve non ha, personalità che la Juve non sempre trova.
Allegri è stato bravissimo a vincere come pochi altri, è nella storia del calcio, ma il suo calcio che punta sui giocatori più che sul gioco non funziona più soprattutto se non hai più i campioni che aveva nella Juve anni fa . Soprattutto se ai giocatori non chiedi coraggio e sfrontatezza, se non giochi per vincere, ma per l’equilibrio e per la gestione delle situazioni per tirarle a tuo vantaggio.
Allegri sarebbe da esonerare, l’ho già scritto provocatoriamente mesi fa per quello che la Juve fa vedere in campionato, ma la conferma è arrivata dalla Champions.
L’eliminazione, in realtà, è arrivata nell’andata quando quel gol dopo pochi secondi andava cavalcato, la Juve doveva continuare a giocare, s’era messa la partita come meglio non poteva. Avrebbe dovuto cercare un altro gol, poi un altro ancora. E invece l’ha gestita fino a prenderlo il gol.
Nel ritorno Emery ha incartato la partita ad Allegri, la Juve sa andare solo negli spazi e il Villareal gli spazi li ha tolti. Fine.
Non c’era un piano, niente capace di andare oltre il tentativo di Cuadrado di saltare l’uomo o la forza individuale di Vlahovic, fra l’altro poco servito.
Con questo calcio non organizzato Locatelli si sta perdendo, anche Vlahovic potrebbe perdere le stimmate del campione. Era abituato con Italiano e meccanismi che lo esaltavano: ora è tutto più difficile.
Allegri ha un contratto di quattro anni a nove milioni netti, capisco che la separazione è vietata o quasi, ma mi chiedo e chiedo a John Elkann: dove vuole andare la Juventus nel 2022 con questo gioco e con queste idee?
Spendere per spendere, farei davvero un’altra rivoluzione societaria e tecnica. Definitiva.
Ci sono tanti allenatori bravi in giro che non chiedono tutti giocatori da 80 milioni, fanno crescere i giovani e quelli che hanno in rosa.
Ma se resta Allegri (e resterà), è chiaro che andranno comprati giocatori forti (possibilmente campioni) e con grande personalità, altrimenti per quattro anni sarà questa storia.
Ma ci sono i soldi per tutti quei nomi che girano, da Jorginho in giù?
La Juve deve pagare Chiesa, Locatelli e adesso anche Vlahovic.
Di questa squadra, aspettando Dybala che sembra ormai fuori (anche questa vicenda è stata gestita in modo disastroso) cosa si può salvare?
Facciamo dei nomi. Sicuramente Vlahovic, Chiesa, Zakaria, Locatelli, Delight, Szczesny saranno i titolari. Sono appena sei.
Poi Chiellini ha 38 anni, Cuadrado e Bonucci 35. Il resto? Morata da riscattare, Arthur e Rabiot da rottamare. Bernardeschi e De Sciglio in scadenza, gli altri sono tutti modesti come Kean o dal rendimento in calo come Alex Sandro, Rugani e Danilo.
Per rifare una squadra Allegriana servono una decina di giocatori e non giocatori da poco. Si può fare?
Ho i miei dubbi visti i bilanci. Ma tutto ci sta.
E se la Juve vincesse lo scudetto? Per me è impossibile, ma se succedesse paradossalmente potrebbe essere una sciagura perché l’avrebbero perso Inter, Milan e Napoli e quelli della Juve invece potrebbero pensare che le scelte sono state azzeccate.
C’è anche la semifinale di coppa Italia, è vero. La Juve ha vinto l’andata con un’autorete al 93’ dopo una partita dominata dalla Fiorentina. Quanto si può andare avanti sperando che gli episodi siano tutti a favore?
E se poi Rugani fa un rigore, come la ribalti la partita?
Non la ribalti, vai semplicemente fuori con una delle sconfitte più pesanti della storia bianconera in Champions. Fatti non parole. Fallimenti e non musi corti. Anzi, musi lunghi, ma dei bianconeri.
Se poi invece volete credere a qualche commentatore di regime che continua a dire che “è tutta colpa della maledizione della Champions”, meglio la maledizione di Montezuma".