Baggio a Sky: “Il primo infortunio di Vicenza il più pesante, ero imprendibile”

Roberto Baggio ha parlato a Sky: "Quello di Vicenza. Perché mi ricordo che - senza presunzione - ero imprendibile. Con l'infortunio mi è stato tolto qualcosa, purtroppo sì mi sono reso conto che non ero più lo stesso, quell'incidente mi ha segnato per la vita".
Il ritorno di Baggio in federazione: "Non mi sentivo a mio agio, ho provato ma quando uno torna a casa e non si sente bene, penso che deve abbandonare".
Il calcio di oggi: "Ogni tanto lo guardo, ma ci sono troppe partite. Una volta c'era l'attesa, adesso sembra che ce ne sia troppo. A volte non ha più l'interesse di prima".
L'idolo Paolo Rossi: "Io andavo in bicicletta a vedere giocare il Vicenza di Paolo Rossi, sognavo di diventare come lui. Il sogno di poter emulare quello che aveva fatto lui è diventato immenso specie dopo quello che ha fatto il Mondiale: una estate indimenticabile in cui ci ha fatto godere tutti quanti. A me è dispiaciuto tantissimo non essere riuscito a regalare la stessa gioia agli italiani".
Sono molto legato alla mia terra, alla mia città, ma sono affezionato anche all'Argentina: é una terra che ho scoperto nel '91 con la mia famiglia, è una terra meravigliosa che ci ha rapito. Lì puoi riscoprire il rapporto con la natura. Per me il fatto di stare a contatto con la natura, di lavorare, di tagliare le piante, di fare le cose che apparentemente per gli altri non hanno significato, mi fa arrivare alla sera sfigurato dalla fatica ma realizzato. Hai fatto qualcosa che servirà alla tua famiglia, ai tuoi amici".
L'infortunio più pesante: "Il primo, a 18 anni, è stato molto pesante: non ho giocato per quasi due anni e poi a 18 anni non hai ancora capito niente della vita. Ho avuto la fortuna di avere un desiderio così forte di giocare che sono andato oltre tutto, anche agli infortuni".
La mancata convocazione del 2002: "È una ferita. Quel Mondiale era un premio per quello che avevo fatto, che avevo dato alla maglia azzurra. Far parte di quella squadra... me lo meritavo, andando nella terra del mio maestro, era forse la cosa a cui tenevo di più".