03 Aprile 1996: Juve, la finale di Champions è tua

03.04.2009 00:00 di  Manuel Magarini   vedi letture
03 Aprile 1996: Juve, la finale di Champions è tua
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La Champions League è certamente la massima manifestazione a cui vi possa partecipare una squadra di calcio e giocare delle eventuali finali significa per quelle formazioni che vi partecipano scrivere la storia, dando onore a tutti i propri tifosi ed alla società. Se a questo ci aggiungiamo una finale ipoteca già dalla sola gara di andata delle semifinali è facile denotare come l’evento raccontato rappresenti qualcosa di assolutamente unico, da ricordare negli annali.


Durante quel Mercoledì, quando Juventus ed il Nantes si affrontarono per il primo atto della semifinale di Champions, per noi bianconeri si profilava la possibilità di arrivare ad una nuova, intenso atto conclusivo, una motivazione per cui non ci si poteva assolutamente permettere di sbagliare. La formazione che scese in campo per le nostre fila dal primo minuto registrava quindi il tutti presenti, con un 3-4-3 dove davanti a Peruzzi agivano Ferrara, Porrini e Vierchowod; a centrocampo Di Livio, Jugovic, Paulo Sousa e Pessotto; in avanti il tridente Padovano, Vialli e Del Piero.


Dopo il fischio d’inizio del direttore di gara, il ritmo fa particolarmente fatica ad alzarsi, con il Nantes eccellente nell’ostruzione attiva, aiutato da una fitta trama che la Juve non riesce a stracciare. Infatti, più passano i minuti più ci si rende conto di come la Juve riesca solamente ad attaccare a vuoto, costretto da un 5 3 2 francese che testimonia come si possa presidiare la zona senza per questo ammassar uomini a protezione. I nostri avversari sanno sia ripiegare, difendendo anche in dieci, e ripartire, attaccando anche in cinque, con Kosecki che aiuta Oue' dec. Suaudeau, il loro tecnico, riesce a trovare il perfetto punto di equilibrio tra il proprio modulo abituale e l' esigenza di non rinunciare completamente al contropiede. La Juve dimostra chiare difficoltà nel far girare in continuazione la palla nell' attesa di spazi e tempi che non trova o non sa reperire. Il che, inevitabilmente, rallenta lo sviluppo di ogni manovra, e consente alla difesa e al centrocampo avversario di schierarsi agevolmente. I nostri portatori di palla nella linea mediana del campo, oscurati nelle idee, non sanno come impostare e continuano ad allungare, senza speranze, passaggi per gli attaccanti per cui, ad eccezione di una rovesciata tentata da Vialli al 36’, non si registrano azioni degne di nota. Si batte decorosamente Sousa e come lui, pur mancandogli il passo del centrocampista esterno, anche Pessotto. Lascia invece perplessi l' iperattività di Di Livio che spesso si tramuta in confusione, mentre, al solito, Jugovic contrae benino, ma tarda sempre nell' azione di rilancio. Per tutto ciò , la Juve deve anche stare attenta alle triangolazioni con cui i francesi escono, eleganti, dalla propria metà campo per puntare l' area avversaria. Con i minuti che non tarderanno a passare, si arriverà così al termine della prima frazione, dandoci la chiara convinzione di poter fare molto meglio.


Un valore aggiunto che diamo immediatamente nella ripresa, con lo scossone che arriverà quasi immediatamente, al 3’, quando Vialli supera il loro estremo difensore grazie ad una deviazione di ginocchio. Una rete fondamentale per l’ex attaccante blucerchiato, che non soltanto sorpassa Baggio e appaia Bettega nel computo dei gol europei (27), ma simbolicamente incarna dedizione e desiderio personali e di gruppo. E' il gol che scardina il Nantes, già mutilato dall' espulsione di Carotti al 46' del primo tempo e tornato in campo con un centrocampista in meno, Gourvennec e un difensore in più , Chanelet. In 21 minuti, la Juve stringe i francesi in area e quasi li disintegra, tanto che a metà ripresa il tecnico Suaudeau sostituisce la punta Kosecki con un altro difensore centrale, Guyot. Nel frattempo, però , Porrini ha colpito un palo, Pessotto e Del Piero hanno scagliato due diagonali da far paura (soprattutto Del Piero), fino a quando al 21’ Jugovic raddoppia con un forte tiro dal limite, che conserva un' arcuata parabola e sorprende il maldisposto Casagrande. Ci sarebbe da insistere, però Lippi si accontenta, ed i risultati gli daranno ragione, fino alla vincente finalissima contro l’Ajax nell’indimenticabile notte di Roma, ma questa è un’altra storia.