LEONI PER..AGNELLI – E se fosse la Juve del secondo tempo contro il Cagliari quella che vedremo nel girone di ritorno? Qualcosa sta cambiando, le somme si tirano alla fine è magari sarà solo gloria...
Proviamo a raccontare questa stagione utilizzando come metafora la partita contro il Cagliari.
La semina del primo tempo, la voglia di essere più propositivi, la necessità di farlo senza perdere equilibrio, la ricerca costante e non assillante della vittoria.
Un po' con la pazienza di Allegri, un po' con la sfrontatezza di Sarri.
L'esplosione del secondo tempo, la superiorità che viene fuori al cospetto della stanchezza di chi ha fatto di tutto per arginare la Juventus salvo poi cedere per sfinimento...
Ecco, la Juventus di quest'anno la immagino esattamente così: un girone d'andata passato a metabolizzare le nuove idee, costruite sulla vecchia filosofia, senza stravolgimenti, senza fretta, attraversando l'ibrido della crescita che genera sempre una brutta confusione attraverso la quale si è voluto salvaguardare l'importanza del risultato, mettendo in conto qualche incidente di percorso, al netto di un mercato rischioso ancora non esploso, ma assolutamente da non condannare così in fretta. Se la lettura è giusta, i propositi sono ottimi e dovrebbero portare alla Juventus spumeggiante vista nel secondo tempo contro il Cagliari: una squadra più sicura di sé, della propria forza, cambiata, senza dimenticare il passato; una Juventus con in testa soltanto la vittoria, che stavolta non si ferma quando l'annusa, ma prova ad assaporarla fino all'ultimo boccone. Per evitare di lasciare briciole.
Da sempre la fretta è cattiva consigliera.
La fretta di giudicare, la fretta di condannare, la fretta di arrivare, la fretta di chiudere, la fretta di ricredersi, la fretta di tirare le somme.
E invece ci vuole calma e sangue freddo.
Ci siamo cascati un po' tutti nella fretta di giudicare il gioco di Sarri, fino ad ora assente ingiustificato. La fretta di valutare De Ligt, gettato nella mischia, rischiato e ora giustamente gestito. La fretta di giudicare il mercato di Paratici, e quindi la partenza di Mandzukic l'insufficienza di rendimento e costanza di Rabiot e Ramsey. Troppa fretta, e invece ci siamo dimenticati che le somme si tirano alla fine, che siamo a gennaio e in fondo la Juventus è prima in classifica, comodamente agli Ottavi di Champions League e ha visto sfumare una finale di Supercoppa che, diciamocela tutta, non è la competizione dei sogni per la quale si indossa l'abito migliore. Poi le critiche vanno fatte, perché non tutto fino ad ora ha funzionato, e qualcosa si è sacrificato (Mandzukic, Emre Can, Supercoppa), ma proviamo ad invertire la tendenza e passare dalla “fretta” all' “attesa”; anche l'anno scorso a Sarri fecero i processi al Chelsea, poi, a fine anno, ha riportato i blues in Champions e gli ha fatto vincere l'Europa League senza mai perdere una partita. Insomma, tutto sommato è giusto anche concedere a Sarri di tessere la sua tela. Noi possiamo soltanto immaginare quali possano essere le soluzioni più giuste: il tridente Ronaldo, Dybala, Higuain da subito contro avversarie alla portata, chiedendo gli straordinari a Pjanic e lasciando Cuadrado in panchina; il trequartista alla Ramsey contro avversarie più delicate da affrontare per dare maggiore copertura e giocarsi il jolly nel secondo tempo o all'occorrenza, sfruttando la spinta del colombiano a destra e Sandro a sinistra; l'alternanza ragionata in difesa per limitare al massimo i danni; la giusta quadratura al centrocampo, con l'obiettivo di recuperare il miglior Emre Can in attesa del ritorno di Khedira senza dimenticare l'apporto di Bentancur. Poi a fine anno, quando si tireranno le somme, sarà giusto emettere giudizi, prendere provvedimenti, adottare correttivi oppure, festeggiare e dimenticare le critiche frettolose.
Perché ora serve sostegno, fiducia, calma e sangue freddo..
Vincenzo Marangio – Radio Bianconera
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