LEONI PER...AGNELLI – Avanti per inerzia, ma la reazione d'orgoglio è un segnale positivo. Ora serve tutto il resto. Le indagini che solo in Italia diventano condanne e la bava alla bocca dei frustrati...
Ci sono due argomenti su cui discutere e riflettere, due argomenti estremamente distinti tra loro, uno di campo e uno di scrivania. Per entrambi occorre, se si vuol tirare giù un'analisi corretta e costruttiva, ragionare con lucidità, obiettività e calma. Attenendosi alle regole del gioco e della vita.
Cominciamo dal campo.
Credo che non ci sia stato uno Juventino, compreso il presidente Agnelli, che davanti al primo tempo del derby non sia rimasto senza parole davanti ad una pochezza strutturale e di idee imbarazzante. Non era Juve, anzi, non era una squadra di calcio. Ma i segnali erano chiari già dalla sfida di Champions contro la Dinamo: squadra veemente, volenterosa ma arrembante e confusionaria, imprecisa nei passaggi, pigra nei movimenti senza palla, con due o tre elementi fuori posizioni e posizioni stesse non coperte. Insomma, più che un'orchestra, al momento, questa Juventus sembra la banda del quartiere. Chi si porta il suo strumento, chi lo accorda e chi non lo fa, chi si porta la sedia da casa e ognuno preoccupato per la propria performance senza capire chi guardare o sentire per imparare a suonare insieme. Una bociatura per Pirlo? Ni. Come fai a bocciare un allenatore che ti porta a vincere, qualsiasi sia il modo, un girone di Champions con grande anticipo? Si dirà “si, ma era facile”, d'accordo, ma intanto è stato fatto. Senza alcun rischio. E anche in campionato, in fondo, la Juventus è lì, a 6 punti dalla vetta, e pur tra mille difficoltà sta facendo immensamente meglio di squadre come il Barcellona e Real Madrid. Al mondo Juve tutto questo può bastare? Certamente no, ecco perché Pirlo deve essere bravo adesso a dedidere un impianto di gioco, una formazione più o meno titolare, a creare una spina dorsale e andare avanti con lei ruotando, al massimo, gli interpreti attorno. Serve dare fiducia ad una colonna portante, renderla trainante e costruirne attorno l'identità. Ad ora si è riuscito a limitare i danni perché la Juventus è lì, ma certamente non può bastare più il cuore e il traino di Ronaldo serve in tempi brevi un impianto di gioco e mettere i giocatori nelle proprie posizioni: inquadrando Kulusevski, capendo quale è il reale apporto che può dare Arthur e con chi o in quale impianto valorizzarlo, senza sciupare Bentancur e Rabiot. Si, è vero, manca l'architetto e il giocatore di costruzione, e non arriverà dal mercato di gennaio allora tanto vale fare il meglio possibile col “materiale” a disposizione.
Poi, sulle responsabilità di Paratici e della dirigenza sul mercato se ne può parlare, e sono certo che deresponsabilizza molto agli occhi di tutti noi, le colpe di Pirlo che ora deve valorizzare il prima possibile ciò che ha.
E veniamo al secondo argomento. La “questione Suarez”.
Chi mi conosce sa come la penso: se Paratici e la Juventus dovessero in qualche modo essere parte in causa di una cosa moralmente, oltre che legalmente, inaccettabile come quella di truccare un esame per superare il quale la gente comune fa sacrifici enormi, allora è giusto che il ds e il club paghino nella misura in cui sono coinvolti. E stando a quanto letto nel comunicato stampa del bravissimo (lo penso davvero) Raffaele Cantone, non c'è corruzione e non ci sono i margini per tracciare un ipotetico illecito sportivo, ma ci sono dei chiarimenti da dare in merito alle false informazioni rilasciate da Paratici, motivo per il quale ha ricevuto l'avviso di garanzia. Indagine e non colpa. La colpa arriva, semmai, soltanto dopo la sentenza e quindi la condanna. Io, da giornalista, raccolgo informazioni e aspetto le sentenze prima di emettere giudizi legali e morali, nel frattempo mi faccio le giuste domande, una su tutte: c'era davvero bisogno di un comunicato stampa da parte del Tribunale di Perugia su un'indagine? Se c'è una colpa, convochi le parti in causa e notifichi l'accusa, se ancora non c'è un'accusa da formalizzare che bisogno c'è di un comunicato stampa simile? L'unica risposta che mi viene in mente è la presenza dell'unica parola che avrebbe acceso le luci della ribalta: Juventus. E qui, apriti cielo. Ordate di tifosi travestiti da giornalisti ai quali non pare il vero di sparare sul club più vincente e, per questo, da loro odiato auspicandosi retrocessione, radiazione o calciopoli due, insomma qualsiasi cosa che possa cancellare la Juventus, modello troppo vincente e solido per poter essere imitato e raggiunto.
Da appassionato della serie Lost, ho deciso di dare un nome a quelli che dapprima chiamavo “colleghi”, poi declassati a odiatori e che ora chiamerò “gli Altri”.
E “quando vedrete il fumo nero in lontanza, è il segnale che gli Altri stanno arrivando”.
Il fumo nero si è alzato, preparatevi ad accoglierli, diranno tutto il peggio possibile, tireranno fuori le punizioni più severe, faranno le domande più insensate, con la bava alla bocca in attesa di poter condannare la Juventus. E quando emergeranno le colpe di altri club, ben più gravi come quella di aver tradito le norme anti-covid, tranquilli, minimizzeranno perché una colpa è da condannare solo se accoppiata alla Juventus altrimenti si chiamerà ingiustizia. E quando tutto sarà finito, perché anche questa storiaccia passerà, gli Altri spariranno a nascondersi nella foresta dei misteri. Fino al prossimo fumo nero....
Vincenzo Marangio – Radio Bianconera
Twitter - @enzomarangio