Scaramuzzino: "La Juve, ha un calendario non impossibile e potrebbe rientrare nella corsa per i primi quattro posti"

A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Giovanni Scaramuzzino, giornalista e radiocronista Rai. Di seguito, un estratto dell'intervista.
Ieri, dopo un primo tempo disastroso, l'Italia ha sfiorato la qualificazione. Il pareggio finale per 3-3 sarebbe potuto diventare una vittoria, prolungando la sfida contro la Germania. Cosa ne pensa?
"Sono d'accordo. Credo che l'Italia avrebbe meritato i supplementari nel doppio confronto con la Germania. Non penso che questa Germania sia la grande squadra del passato. Gli azzurri hanno avuto delle assenze e qualche incertezza evidente, ma il problema è che quando torni negli spogliatoi sotto di tre gol, rischi di uscire completamente dalla partita. Per questo, un plauso a Spalletti e ai ragazzi, che nel secondo tempo sono riusciti a reagire. Dall'altra parte, i tedeschi hanno probabilmente abbassato la concentrazione. In ogni caso, il primo tempo è stato da dimenticare: al di là degli episodi, siamo stati completamente in balia dell'avversario. Ora bisogna affrontare il girone di qualificazione ai Mondiali. Dopo due edizioni saltate, la pressione sarà enorme. Sarà difficile anche dal punto di vista psicologico. Non dobbiamo però trasformare la Norvegia di Haaland in uno spauracchio, altrimenti rischiamo di cadere nell'eccesso opposto. Detto questo, il cammino sarà complicato: già a giugno ci aspetta la sfida contro la Norvegia, alla fine di una stagione estenuante. Il problema è che la Nazionale avrà a disposizione i giocatori solo per pochi giorni prima della partita. Questo potrebbe essere un fattore determinante. Tuttavia, l'Italia ha tutte le qualità per superare questo ostacolo. Certo, non possiamo illuderci di andare ai Mondiali con la pretesa di essere protagonisti assoluti."
Gli uomini a disposizione di Spalletti non mi sembrano così scarsi come si dice. Concorda?
"Sì, anche se credo che la carta vincente dell'Italia sia l'allenatore. So che, alla luce degli ultimi risultati, molti potrebbero non essere d'accordo con me, ma Luciano Spalletti è un tecnico impeccabile dal punto di vista tattico. Il problema è che ha bisogno di tempo, e in Nazionale il tempo non c'è. Quanto ai giocatori, non si può dire che non abbiano una dimensione internazionale. Il problema principale è stata la mancanza di concentrazione in alcuni momenti decisivi. Non riesco ancora a spiegarmi come sia possibile che una Nazionale con un obiettivo chiaro, ovvero la rimonta, possa essere stata così passiva nel primo tempo contro la Germania. Questo è un aspetto su cui il calcio italiano deve lavorare, se vuole tornare competitivo a livello internazionale."
Ha menzionato Spalletti, che ha portato il Napoli allo scudetto. Ora c'è Antonio Conte, un altro top allenatore. Sembra che De Laurentiis investa più sulla panchina che sulla rosa. È d'accordo?
"È un aspetto interessante della gestione De Laurentiis. All'inizio della stagione il Napoli aveva ancora Osimhen e Kvaratskhelia, due giocatori fondamentali per lo scudetto di due anni fa. Tuttavia, nel momento in cui Kvaratskhelia è stato ceduto a gennaio, forse ci si aspettava qualcosa in più sul mercato. Va detto che De Laurentiis ha comunque speso per rinforzare la squadra già la scorsa estate. Su Conte, concordo: è un allenatore che riesce a migliorare i propri giocatori, come d'altronde faceva anche Spalletti. La differenza è che Conte lavorava con la squadra tutti i giorni, mentre il ruolo del CT è completamente diverso."
Ritiene che la corsa scudetto sia ancora aperta?
"Non mi sento di escludere nulla. L'Inter è avanti, ma ha impegni in Champions che potrebbero influire. Inoltre, il campionato riserva sempre sorprese: ogni turno c'è un risultato inatteso. L'Atalanta, per esempio, ha dimostrato di poter battere chiunque, ma ha anche avuto battute d'arresto impreviste. Per vincere servono continuità e una rosa all'altezza. La Juve, ha un calendario non impossibile e potrebbe rientrare nella corsa per i primi quattro posti, nonostante il cambio di allenatore. Sarà un finale di stagione tutto da seguire. Per lo scudetto è corsa a tre: Inter, Napoli ed Atalanta"
Il Napoli ha avuto un calo drastico tra il girone d'andata e quello di ritorno. È tutto imputabile alla cessione di Kvaratskhelia?
"No, io direi che il fattore chiave sia stato l'infortunio di Neres, che stava diventando un giocatore fondamentale. Inoltre, il calo del Napoli rientra in una logica di campionato a 20 squadre: è normale che ci siano alti e bassi. Anche l'Inter, per esempio, ha dovuto faticare in alcune partite. Non si può pensare di vincere ogni gara con facilità. Per il Napoli, più che un calo fisico, penso sia stato un problema mentale. Conte, però, ha saputo intervenire subito, e ora la squadra è ancora in corsa. I prossimi appuntamenti saranno decisivi. Per sintetizzare, il calo del Napoli è più attribuibile all'assenza per infortunio di Neres che alla cessione di Kvaratskhelia. Il georgiano ha dato il massimo nell'anno dello scudetto, ma, dopo, ha avuto un rendimento più altalenante. Ora a Parigi dimostrerà di nuovo tutto il suo valore, perché non ha le pressioni che aveva al Napoli. Ecco, Kvara non è un leader: quando ha dovuto interpretare questo ruolo, nel Napoli, non è stato all'altezza. Detto questo, è chiaro che il Napoli abbia risentito della sua partenza. Per quanto riguarda Neres, invece, un infortunio è qualcosa che va oltre le scelte di mercato e può avere un impatto immediato sulla squadra. Poi, ci sono anche altri fattori: le aspettative, il cambio di allenatore, la pressione di dover ripetere il successo di due anni fa. Tutti elementi che incidono su una stagione lunga e impegnativa."