Caravello: "Thiago Motta? Le colpe non sono mai di una sola persona"

A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Danilo Caravello, agente FIFA. Di seguito, un estratto dell'intervista.
Cosa manca alla Nazionale italiana per competere con quelle più quotate, come ad esempio la Germania?
"Sicuramente abbiamo assistito a una partita folle nel primo tempo, che ha quasi decretato la sconfitta eclatante della Nazionale maggiore. Nel secondo tempo, invece, ci siamo giocati la gara alla pari contro una squadra forte come la Germania, che in casa ottiene sempre ottimi risultati. I tedeschi sono sicuramente più avanti di noi nella programmazione e nel ringiovanimento della rosa. A noi manca un minimo di esperienza in più e una migliore programmazione. Dobbiamo dare tempo e anche la possibilità di sbagliare, magari in maniera clamorosa come successo nel primo tempo di ieri. Questa Nazionale è stata rinnovata tantissimo, ci sono tanti giovani che devono acquisire esperienza internazionale, e quella è la vera differenza a certi livelli. Diamogli tempo, lasciamoli giocare e affrontiamo il girone di qualificazione ai Mondiali con la giusta mentalità. Non sarà facile, ma nemmeno impossibile."
La qualificazione ai Mondiali diventa pressoché necessaria dopo averne già saltati due. Non sarebbe accettabile per una Nazionale con la storia dell'Italia saltare il terzo di fila. C'è un po' questa spada di Damocle sulla testa di Spalletti e dei suoi uomini?
"Noi siamo un paese abituato alle pressioni. Quando siamo sotto pressione riusciamo a reagire. Abbiamo fallito in maniera misera e clamorosa due Mondiali e non possiamo permetterci di fallire un terzo. Però, al di là di tutte le problematiche che il nostro calcio ha, sia in campo che fuori, in questo momento il girone di qualificazione non è proibitivo. Credo che l'avversario più ostico sia la Norvegia, quindi se l'Italia non si qualificasse né con il primo posto né attraverso gli spareggi per il secondo, sarebbe necessaria una nuova rifondazione. Nessuno se lo augura, e soprattutto il nostro calcio non ne ha bisogno in questo momento."
Possiamo dire che forse i nostri calciatori sono troppo abituati al calcio di Serie A?
"Sicuramente sì. Il nostro è un campionato con molte proteste e interruzioni. A livello internazionale, invece, sono molto più pratici e non vanno tanto per il sottile. Non si può imputare solo a Donnarumma l'errore sul secondo gol, perché tutto il reparto difensivo era distratto. I tedeschi, invece, sono stati scaltri e furbi. Un gol del genere, con una distrazione simile, non lo ricordo da anni. Per quanto riguarda il rigore, in Italia sarebbe stato assegnato senza problemi, ma in Europa i parametri di valutazione sono diversi. Il VAR, in teoria, non sarebbe potuto intervenire, perché il contatto minimo c'è stato. Detto ciò, secondo protocollo, quell'azione non poteva portare al richiamo dell'arbitro perché il VAR interviene solo in caso di errore evidente. Se un minimo tocco c'è stato, il richiamo non doveva esserci. Sono dinamiche che a livello internazionale dobbiamo imparare a gestire meglio."
Passiamo al campionato di Serie A, soffermandoci su chi si è messo in mostra con la maglia dell'Italia in queste due partite. In particolare, Giacomo Raspadori è stato l'uomo in più del Napoli durante il lungo periodo di infortuni, riuscendo a togliere le castagne dal fuoco ad Antonio Conte. Conte ha dichiarato che domenica, contro il Milan, tornerà David Neres. Le chiedo: tornerebbe al 4-3-3 con Neres titolare o continuerebbe con il 3-5-2, che sembra favorire il gioco di Raspadori?
"Premetto che Raspadori, così come Tonali e Politano, è stato molto importante per l'Italia. Matteo Politano, poi, ha dimostrato di essere un giocatore imprescindibile sia per la Nazionale che per il Napoli, nonostante abbia ricoperto un ruolo da quinto di centrocampo, mentre lui nasce come esterno offensivo puro. Per quanto riguarda il Napoli, io tornerei al 4-3-3, perché è un modulo più offensivo e, in questo momento, la squadra ha bisogno di vincere più partite per restare in corsa. L'aspetto positivo è che ha molte variabili tattiche e può anche iniziare con un modulo e modificarlo a gara in corso."
In questa stagione, Moise Kean ha dimostrato tutto il suo valore e forse, nella Juventus avrebbe potuto trovare più spazio. Secondo lei, sarà difficile per la Fiorentina trattenerlo la prossima estate?
"Kean è una delle sorprese più interessanti di questo campionato. Sta dimostrando di essere tra i migliori attaccanti in Italia. Nella Juventus ci poteva stare anche prima, ma in quel momento non era ancora pronto. Aveva bisogno di essere aspettato e compreso, di trovare l'ambiente giusto, che probabilmente ha trovato a Firenze. La Fiorentina è una realtà diversa rispetto alla Juventus, e Kean è maturato molto, sia mentalmente che calcisticamente. In Italia, però, spesso siamo troppo frettolosi: esaltiamo i giovani dopo una o due partite buone e li critichiamo duramente appena commettono qualche errore. All'estero, invece, c'è più pazienza e meno pressione attorno ai giocatori."
Thiago Motta è solo la punta dell'iceberg o crede che sia stato realmente lui la causa dei problemi bianconeri?
"Le colpe, così come i meriti, non sono mai di una sola persona. Thiago Motta è un allenatore preparato, con idee moderne, ma in una società come la Juventus bisogna sempre vincere. A volte, però, le squadre non vengono costruite perfettamente secondo le esigenze del tecnico, magari per motivi di bilancio o di mercato. Inoltre, Motta potrebbe non essere stato pronto per un club così esigente. La Juventus ha bisogno di arrivare almeno tra le prime quattro per motivi economici, e quando ha deciso di cambiare allenatore a due mesi dalla fine del campionato, è stato chiaro che qualcosa non funzionava. Probabilmente, nello spogliatoio si erano create troppe crepe e alcuni giocatori erano sotto rendimento."
È stato Giuntoli a rendere grande De Laurentiis o è stato De Laurentiis a rendere grande Giuntoli?
"In società come il Napoli, ma anche la Lazio, la figura del direttore sportivo ha un peso relativo rispetto ad altri club, perché i presidenti sono molto presenti nelle decisioni. De Laurentiis e Giuntoli hanno formato un connubio vincente, ma poi il loro percorso si è separato. Ora, con Conte, si sta cercando di aprire un nuovo ciclo, perché sappiamo che Conte non si accontenta di arrivare secondo. In Italia, tutti parlano di calcio, ma ci sono tanti meccanismi interni che dall'esterno si vedono poco. Alla fine, però, bisogna ricordare che anche i calciatori sono esseri umani e possono sbagliare. Il problema è che, nel nostro Paese, è difficile ammettere gli errori. Ma il calcio resta uno sport meraviglioso, fatto di emozioni e di discussioni infinite."