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TJ - AGNELLI a Radio 24: "Juve-Inter a porte chiuse? Salute pubblica la priorità. Guardiola? Felici così. Parole Commisso hanno fatto capire a Sarri cosa è la Juve"

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24.02.2020 15:10 di  Rosa Doro  Twitter:    vedi letture
LIVE TJ - AGNELLI a Radio 24: "Juve-Inter a porte chiuse? Salute pubblica la priorità. Guardiola? Felici così. Parole Commisso hanno fatto capire a Sarri cosa è la Juve"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

13.45 - Tra poco appuntamento con Andrea Agnelli. TuttoJuve.com infatti seguirà in diretta l'intervento del presidente della Juventus alla trasmissione di Radio 24 'Tutti convocati'. 

14.00 - Tra poco minuti inizierà la trasmissione 'Tutti Convocati'. Attendiamo l'intervento del presidente bianconero. 

14.05 - La trasmissione su Radio 24 è iniziata. Andrea Agnelli è presente. 

Si sta decidendo in queste ore ma Juventus-Inter potrebbe giocarsi a porte chiuse?
"
In questo momento la priorità per il paese è la tutela della salute pubblica. È evidente che ci sia un dialogo con i vari portatori di interesse, ma qualsiasi determinazione dev'essere nella tutela della salute pubblica. Il dibattito può essere aperto, interruzione del sistema sportivo è difficile, il calendario è intasato. Iniziare il campionato tardi e non giocare nella sosta natalizia significa che se si sgarra una partita diventa complicato recuperare".

Se ci fosse la possibilità di giocare al Sud?
"Organizzare una gara come Juventus-Inter in uno stadio diverso è complicato. Dispiace per lo spettacolo in sè, per lo spettacolo del campionato, ne risente la distruzione del prodotto, il campionato italiano, però gli addetti ai lavori e noi tutti dobbiamo preservare la priorità, la salute pubblica". 

La squadra di casa preferirebbe giocare con i propri tifosi?
L'ordinanza del Piemonte vige fino a sabato. In questo momento la partita si svolgerebbe con il pubblico. Quello che ribadisco, è la posizione della società, è la tutela della salute pubblica, nel caso in cui si opterebbe per le porte chiuse. La stagione in questo momento diventa fondamentale". 

Sul primo semestre?
"Il primo semestre ottimo. Primi in campionato, agli ottavi di Champions, in semifinale di Coppa Italia. Ottimo se valutiamo il semestre e non la partita, anche se una partita a volte può fare la differenza". 

Sulla stagione?
"La mia abitudine è valutare una stagione. Pensare di voler vincere tutti gli anni a febbraio è sciocco, si vince a maggio e arrivare primi adesso in questo momento è un ottimo punto di partenza. Siamo un punto sopra gli altri, quindi stiamo rispettando le aspettative".

E' rimasto il rapporto con Allegri?
"Ci siamo visti la scorsa settimana per un caffè, l'amicizia e la stima è rimasta intatta, che rimanga quel senso di amicizia è normale dopo cinque anni. Le valutazioni sono state diverse, abbiamo optato per una cambio della guida tecnica e individuato un tecnico come Sarri. Ha dichiarato quando è stato presentato di voler avere un impatto fino a 70 metri perché poi ci sono gli interpreti e credo che stia facendo proprio quello". 

Avete pensato a Conte? Che effetto vi va vederlo all'Inter?
"Noi volevamo Sarri e abbiamo preso Sarri. Conte è una bandiera juventina, Conte è Juventus da questo punto di vista. Con Antonio il rapporto è cordiale, disteso. La sfida che lui ha reputato più affascinante è riportare l'Inter a vincere, è una sfida ambiziosa, e per me avere questa sfida con Steve Zang nell'ultima parte del campionato è qualcosa che mi affascina". 

Quanto è importante la cifra estetica di un club?
"può essere rivenduta agli sponsor? "Allo sponsor interessa il risultato, non sono estesi. Sono juventini, vincere non è importante è l'unica cosa che conta. Allo sponsor interessa la visibilità, avanzare nelle competizioni, quanto si parla di loro attraverso le sponsorizzazioni. Quindi non bel gioco ma risultato".

Quindi Sarri non è ambizione estetica? 
"Questa è una interpretazione data da molti, nel nostro giudizio l'applicazione di un modello tecnico come quello di Sarri in un determinato momento della storia della Juventus era la modalità per garantire un successo".

Non ha pensato a Guardiola? 
"Sarebbe un'eresia dire che nessuno pensi a Guardiola. Però in questo momento della sua vita è estremamente felice dove è, al di là delle contingenze. Se io sono felice dove sono difficilmente lascio per dove sono".

Se fosse libero la prossima estate... 
"Noi siamo molto contenti di Sarri, al di là delle cene che facciamo. L'impostazione è per i tre anni, la forza di un'idea è nella prosecuzione del tempo, la priorità è proprio questa".

Chi mangia di più tra Sarri e Allegri? 
"Mangiano uguali".

Si tireranno le somme, poi... 
"Non è che chi vuol vincere è allegriano, chi vuol vincere è juventino. Il dogma è juventino, vincere. Due, statisticamente, abbiamo vinto otto Scudetti, faremo di tutto per vincere il nono, vorremmo anche il decimo, ma la statistica dice che non sarà sempre così. Ma dobbiamo andare al di là delle statistiche".

È ipocrisia dire che l'andamento delle squadre italiane serve alla Juventus? 
"Più avanzano le squadre italiane, meglio è dal punto di vista europeo. Serve, serve tutto".

Rifarebbe il discorso a Villar Perosa sulla Champions?
"Quello che dev'essere un motivo di orgoglio per tutti noi della Juventus è che abbiamo iniziato una stagione con un sogno per poi arrivare all'obiettivo. Partire con un sogno o con un obiettivo sono due cose diverse, in quel caso c'è un cambio di status".

Lazio avversario a sorpresa per lo Scudetto. Cosa teme della squadra di Inzaghi? Ha qualcosa in più dell'Inter?
"Quello da temere è la spensieratezza.. non hanno l'obbligo di vincere. Se questa spensieratezza riescono a traghettarla a marzo aprile, può essere il loro vantaggio. Ma allo stesso tempo può essere nemica perché dopo tre risultati negativi puoi accontentarti della qualificazione in Champions. Rispetto all'Inter sono due squadre diverse, difficilmente paragonabili. L'Inter questa spensieratezza non ce l'ha perché con Conte c'è un obbligo".

Le piace Inzaghi?
"Conosco Simone e Pippo da trent'anni, mi piacciono, li conosco da sempre. Due ragazzi per bene, con la Lazio Simone ha fatto un grandissimo lavoro. Bisognerà vedere come se e quando reagirà all'obbligo di vincere, con l'obiettivo".

L'operazione Ronaldo vi ha fatto svoltare e lei ha detto che volete prendere un giovane Cristiano. Quanto questo modello è dipendente dai risultati, più o meno di prima? L'ansia di prestazione è più alta, anche per una questione economica? 
"Dagli acquisti di Platini, Zidane, sono sempre stati acquisti per alzare la dimensione sportiva della Juventus. Una volta la ricaduta economica era inferiore, ma l'attrattiva no. Oggi c'è una dimensione maggiore anche economica, partecipare a certe competizioni come la Champions porta a un'esposizione diversa, monetizzando in maniera diversa".

Quando Ronaldo andrà via, cosa peserà di più? Aver alzato la Coppa o il fatturato che lascerà in eredità?
"Valuteremo le due opzioni quando le avremo". 

Cosa avete pensato quando è arrivato Ronaldo? 
"È stato il primo giocatore per cui c'è stata una riflessione congiunta fra area sport e ricavi. Ci aggiungeva qualcosa in campo e spostava la riconoscibilità del modello Juventus a brand globale. Fra poco saremo il quarto club per follower sui social...".

Messi viene via gratis, lo sa? 
"L'ho letto, l'ho letto...".

Se una squadra italiana prendesse Messi? Sarebbe uno stimolo in più? 
"Deve essere uno stimolo. Le prime cinque società sono Milan, Inter, Juventus, Roma e Napoli, se tutte avessero un campione del calibro di Messi sarebbe un qualcosa di migliore per tutti. Noi non abbiamo problemi all'interno della nostra nazione, il problema è l'estero. Vedere una partita della A all'estero sembra una via crucis".

La Juventus ha un fatturato di circa 500 milioni, con le plusvalenze puoi coprire gli altri costi. In quanto tempo si può arrivare all'equilibrio? Quando si colmerà il gap fra le 7-8 squadre che sono sopra la Juventus? 
"Il percorso di crescita fuori dal campo soddisfa ampiamente la storia recente. Il delta che c'è fra noi e i club citati poco fa è sempre lo stesso di dieci anni fa, 2-300 milioni. Quando noi facevamo 200 loro erano a 450-500. Ora siamo intorno ai 500, loro 750-800. C'è stata una crescita omogenea. Un elemento che noi scontiamo è il riconoscimento della lega domestica. La Juventus prende 90 milioni da circa 7 anni da parte dei diritti televisivi: noi abbiamo una crescita zero negli ultimi otto anni".

Sì, i diritti televisivi sono quelli per pareggiare. 
"Noi investiamo fuori dal campo circa 450 milioni, tra stadio e infrastrutture, Vinovo, più quelli a miglioramenti che sono stati immessi allo Stadium. Se vogliamo andare incontro ad altre leghe: se poi il meritocratico diventa le presenze allo stadio, se le altre fanno entrare persone gratis per fare fatturato... La nostra dimensione è quella, 41 mila persone, il nostro interesse è di avere uno stadio sempre pieno. La saturazione è del 95-96%, non il 100% perché lo spicchio della squadra ospite doveva essere il 5%. Ora le regole sono meno ferree da quest'anno e il secondo anello lo riempiamo con i nostri tifosi". 

Si poteva fare meglio sul mercato? A giugno è possibile un altro acquisto alla De Ligt?
"Una delle parti che fa sognare di più un tifoso è il mercato, l'arrivo di giocatori. Questa è una domanda che, da prassi, va posta a chi di dovere. Se uno è il responsabile dell'area sportiva deve decidere, io metto a disposizione la bocca di fuoco. C'è l'attribuzione di una delega e una di responsabilità, ora c'è Paratici".

Marotta era contrario all'acquisto di Cristiano Ronaldo?
"
In quel momento Marotta faceva parte del gruppo dirigente, la decisione è stata presa collegialmente. Con Cristiano si sono trovate due anime della società".

Paratici è sotto esame?
"No, è un grandissimo dirigente, lo sta dimostrando tutt'ora e dal mio punto di vista non è sotto esame. Ha una differenza rispetto al passato, è sotto i riflettori e prima non lo era e ora diventa il responsabile per ogni cosa. Ma uno deve valutare il suo percorso, lo abbiamo iniziare nell'ottobre del 2018 e questo ciclo per scadenze naturali si chiude nel 2021, perché ci sono cicli triennali non perché c'è una scadenza come lo yogurt". 

Lukaku colpo dell'estate dell'Inter ma è stato vicino alla Juve?
"Ci accostano quasi tutti i migliori giocatori al mondo, Paratici poi ne sceglie 25 circa, ma se guarda le speculazioni, noi dovremmo acquistare circa 50-60 giocatori all'anno". 

Haaland era stato accostato alla Juve?
"Noi guardiamo quelli che abbiamo. Tutti sono accostati alla Juventus, questo è un motivo di orgoglio. Una squadra si costruisce con una determinata logica, molti di questi giocatori sono felici dove sono. Uno rispetta questo tipo di prospettiva, la nostra ambizione è quella di crescere anno dopo anno".

Che sensazioni ha sul Lione?
Grande rispetto, ma anche consapevolezza dei nostri mezzi.

La squadra come l'ha vista?
"L'ho visto bene. Arrivano gli appuntamenti per i quali ci troviamo dall'estate, dalla preparazione fisica. L'Inter domenica, gli ottavi di Champions: sono queste le partite che i giocatori vogliono giocare". 

Le parole di Klopp hanno dato fastidio? 
"A me interessano relativamente poco, è il gioco delle parti. A me interessano le nostre condizioni, come stiamo. Poi questi discorsi sono affascinanti".

Lei ha pensato al rinnovamento con il tema della Super Champions, legata alla crescita della Juventus. Che ragionamenti sono fatti all'interno dell'ECA? 
"Io non sono d'accordo che l'Italia sia un limite per squadre come Juventus o Inter, anzi. Se uno fa il ragionamento contrario e capisce che il sano immobilismo dell'ultimo decennio rispetto alla crescita di Liga e Bundesliga, credo che invece dovessimo ricominciare per uno sviluppo del calcio italiano. Il vero sviluppo nel calcio europeo è in Italia. Se dovessimo cambiare marcia abbiamo grandi crescite. La Spagna ha saturato, la Francia vive su un club, la Bundesliga ha problemi di distribuzione. In Italia c'è tantissimo lavoro che si può fare, sull'internazionale. Noi possiamo mettere tutte le settimane gare come Roma-Napoli, Inter-Milan, Juve-Lazio. Possiamo avere un valore enorme, sulla parte europea... Il modello dell'anno scorso è valutata solo per la parte alta del meccanismo piramidale. È stato comunque un buon momento di confronto, ho rapporti con Tebas con cui mi sento quasi settimanalmente. Per evitare che i bambini di oggi fra 10-15 non si disaffezionino, bisogna capire cosa attrae. Cioè le grandi partite".

Le è mancato Chiellini?
"Manca a qualsiasi squadra, la sua assenza si è sentita, ma la rosa tecnicamente non lo fa rimpiangere con Bonucci, De Ligt, Demiral e Rugani".

Le piace il Var? 
"Sì, ero favorevole prima, lo sono oggi, lo sarò domani. Per me il tema è quello di ridurre il margine d'errore da un servizio. L'arbitro è un servizio del calcio".

Le parole di Commisso le hanno dato fastidio? 
"Mi hanno fatto piacere, perché hanno fatto capire a Sarri cosa significa essere da Juventus. Una battuta fatta l'altro ieri, passata inosservata. Se il rigore dato alla SPAL fosse stato dato a noi... Lo ha chiamato per ringraziarlo? A me fa piacere quando uno mi fa un favore, non devo chiamarlo". 

Pochi italiani nella Juve?
"Mi viene da riesumare una battuta di mio padre. Potessi scegliere vorrei undici di Torino. Serve un percorso di crescita della Juventus, è evidente che uno zoccolo di italiani per motivi culturali rafforza la sua identità. Se si guarda Spagna, Germania, Olanda, quando arriva un risultato negativo lo vivono in maniera diversa. Sarebbe auspicabile".

Cosa è il derby col Toro?
"E' una partita difficile. Se la vinciamo è normale, se la perdiamo ne parlano per sei mesi". 

Siete alla guida della Juventus da quasi 100 anni. Ha mai pensato che questa cosa potrebbe cambiare in futuro?
"Quando vinciamo un trofeo lo portiamo al museo e cerchiamo di crearci una storia. Quando vincemmo il quinto titolo c'era mia zia, Maria Sole, che disse "quanto tempo che vi aspetto". Speriamo che il ciclo continui".

Dove vede la Juve tra 5 anni nell'ottica europea?
"Noi abbiamo al consapevolezza che il piano presentato agli investitori sia la strada da proseguire. Sapevamo fosse un anno di trasformazione, per incrementare i ricavi e rafforzare patrimonialmente la società sarebbe stato un anno di transizione. Ho altresì l'idea di avere una squadra fuori dal campo con Ricci, Re, Paratici e in campo con la scelta di Sarri che sono le persone che possono andare avanti nei prossimi anni".

14.55 - Si è concluso l'intervento di Andrea Agnelli su Tutti Convocati su Radio 24.