esclusiva tj

Armand Traore: "Chiellini e Del Piero mi chiesero di restare, vi racconto il mio anno alla Juventus. Sarò per sempre grato al club. Sulla Champions e Alaba..."

03.06.2020 11:30 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Armand Traore: "Chiellini e Del Piero mi chiesero di restare, vi racconto il mio anno alla Juventus. Sarò per sempre grato al club. Sulla Champions e Alaba..."
TuttoJuve.com
© foto di PhotoViews

Il comunicato della Juventus datato 31 agosto 2010 recitava queste parole: "Freschezza atletica, forza fisica, tecnica da vendere: la fascia sinistra della Juventus si arricchisce di nuova qualità, con l’arrivo di Armand Traoré dall’Arsenal". Quel ragazzo, non ancora ventunenne, poteva essere la scommessa vincente per una squadra che doveva riscattare la stagione deludente ma, invece, non lasciò mai il segno. E nel corso della chiacchierata, sono emerse a distanza di anni verità inimmaginabili legate a quel periodo. Svincolato a seguito dell'esperienza vissuta a Cardiff, la redazione di TuttoJuve.com lo ha contattato telefonicamente, in esclusiva, per parlare approfonditamente di quel periodo in bianconero e non solo:

I tifosi hanno perso decisamente le tue tracce. Che cosa stai facendo in questo momento?

"La verità è che sono senza squadra da gennaio, dopo un periodo tormentato vissuto in Turchia ero ritornato in Gran Bretagna con la maglia del Cardiff City soltanto per un paio di mesi. Sono in questa situazione a causa dei problemi che ho avuto in Turchia. Sto cercando un club, ma la situazione 'Covid-19' ha messo in pausa la vita in generale. Quindi non mi sorprende che le cose siano un po' lente in questo momento. Ma continuo a sperare, cerco di esser il più professionale possibile tenendomi sempre in forma ogni momento".

Ci puoi raccontare come è andata la tua ultima esperienza?

"Voglio raccontare quella che è stata la mia ultima vera esperienza, quella in Turchia di due anni fa (con il Caykur Rizespor ndr). È stato l'errore più grande della mia vita sotto ogni punto di vista, sia in campo che fuori. L'intera esperienza è stata un vero incubo, un vero e proprio inferno per tutti i giocatori di calcio. A distanza di alcune settimane dal mio arrivo, ho avuto subito problemi di stipendio con il club e quando ho chiesto di ricevere il mio stipendio in tempo, mi è stato chiesto di allenarmi con gli U23. Una volta che ho coinvolto i miei avvocati per far luce a questa vicenda, mi hanno chiesto di andarmene".

Però non è il primo esempio, questo, che succede nel calcio.

"La storia non è affatto finita: mi hanno impedito di farmi vedere mia moglie e i miei figli per mesi. Mi hanno reso la vita estremamente difficile. È stato un periodo molto impegnativo a livello mentale, ma spero di vedere presto la luce alla fine del tunnel. A volte le lezioni migliori le apprendi nelle situazioni più difficili. Questa esperienza mi ha reso una persona migliore".

Complimenti, non tutti saprebbero vedere il bicchiere mezzo pieno dopo una situazione del genere. Ma tra qualche mese sono trascorsi già dieci anni esatti dalla tua esperienza alla Juventus. Ci puoi raccontare come è nata quella idea? 

"Ricordo che successe tutto così in fretta, quando mi trasferii alla Juventus era l'ultimo giorno della finestra di trasferimento. Ma quando un club glorioso ti fa sapere che ti vuole, non ci vuole molto a dire di sì. Gli italiani sono i maestri della difesa e imparai così tanto da questa esperienza. Nel complesso mi divertii molto a giocare qui, è stato fantastico conoscere persone meravigliose e le persone a Torino furono molto accoglienti con me. Per quanto riguarda il calcio è stato tutto grandioso, ma in quel periodo avevo altri problemi come la prematura scomparsa di mio padre e i problemi di salute di mia moglie".

Immagino che tutto questo ha condizionato in qualche modo la tua annata alla Juve.

"Vero, ma non voglio che sia un alibi. Il piano iniziale era sempre stato quello di tornare all'Arsenal, a fine stagione però ricordo che parlai con la Juventus: a quell'incontro erano presenti i senatori della squadra Chiellini e Del Piero, i direttori Marotta e Paratici, il mister Delneri. Mi chiesero se mi fosse piaciuto ritornare, avevano capito che per me quella fu una stagione molto difficile. E' stato un bellissimo gesto".

E quale è stata la tua risposta?

"Risposi di sì, ma durante le vacanze Delneri perse il lavoro e non ebbi più notizie dalla Juventus. La mia occasione svanì lì. Ad anni di distanza, quando ci ripenso, l'intuito mi dice che se l'allenatore fosse rimasto avrei firmato un nuovo contratto. La mia carriera sarebbe potuta andare in maniera differente, ma tutto accade per un motivo".

Ti sarebbe piaciuto cambiare qualcosa di quel periodo?

"Alcune cose sì, ma quell'anno è stato uno dei più difficili per me. Ho perso mio padre per il cancro, era il mio punto di riferimento. Avevo soltanto vent'anni ed ancora molto giovane, io e mio padre eravamo così vicini. Mentalmente la sua morte mi ha spezzato in due, la verità è che non ero preparato. Ero un'anima perduta. Tornavo sempre a trovarlo a Parigi dopo l'allenamento, anche durante la settimana. Prima ho parlato di mia moglie, era incinta del nostro primo bimbo e stava quasi morendo a causa di un'appendicite rotta. Quindi era difficile concentrarmi completamente sul calcio, per questo subivo spesso piccoli infortuni. La vita è più importante del calcio e penso che questo mi abbia influenzato".

Per provare a strapparti un sorriso, che ricordi hai di quella esperienza?

"I ricordi sono più che positivi, seppur per poco tempo mi sono goduto quella maglia. Ho avuto modo di giocare in grandi sfide come quella con il Manchester City, con il Milan e con la Roma. Come posso dimenticarmi quella folle partita in Europa League in Polonia, c'era talmente tanta neve che il pallone non si vedeva nemmeno (a Poznan ndr). E non giocai nemmeno male (sorride ndr). Fu un grande onore essere invitati all'addio al calcio di Gary Neville ad Old Trafford, da terzino sinistro mi sono ritrovato a giocare contro Beckham. Che emozione. Non posso che parlare bene della famiglia Juventus, erano davvero dei veri e propri signori. Non esisteva un secondo fine, ho conosciuto tutte persone di cuore. Avranno per sempre la mia gratitudine, perché chiunque mi ha aiutato ad affrontare meglio i miei problemi".

Se ti dico Buffon, Bonucci e Chiellini che mi hai già citato, che cosa ti viene in mente?

"Li definivo 'i padroni della difesa', a distanza di anni sono ancora lì a difendere quei colori. E' fantastico. Aggiungo anche Barzagli ai nomi fatti, a mio parere era un giocatore fantastico. L'ho sempre preferito a Bonucci per modo di difendere ma entrambi sono belli da vedere. Insieme a Rio Ferdinand, sono alcuni dei migliori difensori al mondo con cui ho giocato. Ad oggi ho mantenuto un buon rapporto con Momo (Sissoko ndr), siamo molto amici. E mi diverto ancora molto con Aquilani. Come era Del Piero? Un vero e proprio signore, merita di esser rispettato".

Cosa pensi oggi della Juventus? La segui ancora?  

"Sì, non mi perdo una loro partita. Mi piace vedere chi è ancora lì, come Matteo (Fabris ndr). Penso che stiano andando abbastanza bene a livello nazionale, sono primi e vogliono riconquistare il titolo. Ma credo che il signor Angelli stia davvero cercando di vincere la Champions League, in particolare con CR7".

Già, quella Champions League che dalle parti di Torino è un vero e proprio tabù.

"E' un torneo molto imprevedibile. Puoi avere un'idea di chi potrebbe conquistare la vittoria finale, ma quando si arriva alle fasi a eliminazione diretta può succedere di tutto e quindi è difficile prevederlo. Ma credo che possa vincere. Sì. A patto che non perda la fiducia e continui a lavorare senza guardarsi indietro. Se semini lavoro, prima o poi raccoglierai vittorie. Ormai è solo una questione di quando, non più di un sé vincerà".

Oggi la Juventus, come terzini sinistri, ha due grandi giocatori come Alex Sandro e Mattia De Sciglio. Chi ti piacerebbe vedere in quel ruolo?

"Non molti di quelli rimasti mi colpiscono, però i due di sinistra del Bayern Monaco mi piacciono molto: David Alaba e Alphonso Davies. Hanno qualità simili ma non uguali. Alaba sarebbe perfetto per la Juve e credo che abbia problemi contrattuali con il suo club. Davies si sta affacciando ora e sta crescendo molto rapidamente, è giovane e meno esperto, ma potrebbe essere un prospetto su cui investire e credo che potrebbe andare lontano. Nel complesso, credo che entrambi potrebbero migliorare questa squadra a modo loro ed entrambi porterebbero qualità diverse".

Si ringrazia Armand Traore per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.