La Stampa - Calciopoli bis, la Juve rimane in attesa di risposte
«Adesso li lasciamo lavorare in pace... La nostra è stata una visita di cortesia al presidente federale: si è discusso sui temi all'ordine del giorno e siamo fiduciosi che le cose si muoveranno». Andrea Agnelli, presidente della Juve, è appena sceso dal quinto piano della sede della Figc, in via Allegri. Una stretta di mano con Giancarlo Abete, scambi di opinione e, presto, l'agenda è sconfinata su un giro d'orizzonte decisamente ampio. Il contratto collettivo e il nuovo stadio della Juve, gli umori del campionato e dintorni. Poi, Calciopoli. Già, lo scandalo mai visto che ha preso in ostaggio il pallone italiano quattro anni fa e che, ora, si prepara ad allargare responsabilità, quantomeno morali.
Il vertice bianconero (a Roma è sbarcato anche il direttore generale dell'area tecnica Giuseppe Marotta) ha scelto di regalarsi il primo faccia a faccia con il presidente della Figc proprio nelle ore in cui in Federcalcio arriveranno le circa duecento intercettazioni trascritte dal perito del tribunale di Napoli che spingono dentro Calciopoli, fra gli altri, l'Inter, Moratti e la memoria di Facchetti. Telefonate che, di per sè, potranno offrire al pm del calcio Stefano Palazzi gli strumenti per mettersi subito al lavoro e capire il «peso» del coinvolgimento di protagonisti (e club) non conosciuti quando le sentenze della giustizia sportiva provavano a chiudere lo scandalo nel luglio del 2006.
In Figc, due strade potrebbero, presto, correre parallele. Una, quella del lavoro, lungo almeno due o tre anni, che spetterà a chi dovrà ascoltare e trascrivere le 170 mila intercettazioni su Calciopoli, dai primi passaggi agli ultimi. Ma c'è un cammino molto più breve ed è quello dell'analisi degli 007 federali sul lavoro appena depositato in cancelleria dal perito nominato dal tribunale napoletano e che riguarda, appunto, intercettazioni già trascritte. A quest'ultimo guarda la Juve, in attesa di una risposta di Abete all'esposto presentato a maggio e che ha come fondamento quello di chiedere la revoca dello scudetto assegnato nel 2006 all'Inter di Moratti.
La società bianconera non ha mai avuto la tentazione di chiedere la riapertura dei procedimenti sportivi alla luce dei nuovi fatti emersi nella primavera scorsa nel procedimento penale. Ma, allo stesso tempo, il presidente Andrea Agnelli e la proprietà di corso Galileo Ferraris sono fortemente convinti come sia opportuno revocare il titolo della stagione 2005/06 davanti a risvolti che abbiano «macchiato» il comportamento di chi quello scudetto lo ha festeggiato a tavolino. L'incontro di ieri con Abete è servito alla Juve per ribadire la posizione di attesa per un verdetto che, però, non dovrà allungarsi oltre modo alla luce delle novità emerse dal lavoro del tribunale di Napoli. «Adesso li lasceremo lavorare...», sono state le parole di Andrea Agnelli prima si allontanarsi da Roma. E garanzie su un lavoro serio, accurato e tempestivo, il presidente bianconero ha ottenuto da Abete.
Le intercettazioni già trascritte e depositate dal perito del tribunale finiranno sul tavolo di Palazzi che, anche ieri, era riunito con i suoi uomini negli uffici della procura. La Figc ha ricordato come nell'accogliere l'esposto della Juve avesse precisato che una risposta non sarebbe tardata una volta avuti a disposizione gli strumenti. Ora quegli strumenti, le intercettazioni che hanno aperto Calciopoli-bis con i contatti Facchetti-designatori o Moratti-designatori, ci sono. La visita di cortesia del vertice juventino in Federcalcio si è consumata in fretta e in un clima di collaborazione: l'atteggiamento della Juve su Calciopoli resta quello di una società che vuole risposte certificate, e che ha come obiettivo la riscrittura dell'esito dei campionati più discussi.