Sotto la lente - Fuochi d'artificio

Ad ogni piè sospinto ci si affanna a dire che Calciopoli è finita, morta, è il passato, un passato da dimenticare perché troppo brutto. In realtà il brutto è iniziato proprio nel 2006, l’anno che sarebbe potuto passare alla storia come l’anno della gloria del calcio italiano, salito sul tetto del mondo nel trionfo azzurro di Berlino; un trionfo il cui ricordo è irrimediabilmente offuscato dallo scoppio del Grande Imbroglio, per quello che era destinato a rappresentare per il pallone italiota.
Sono anni che i tifosi juventini vengono invitati a metterci una pietra sopra, ad accettare l’infamia e la rapina; altri scaldaletti sono sorti e tramontati, effimeri e inconsistenti.
Ora la pronuncia degli ermellini, nella sua singolarità e insieme nella sua normalità, sembrava aver scritto la parola Fine.
La normalità discende dal fatto che, pur sotto l’egida di un organismo prestigioso come la Suprema Corte, ancora una volta si è avvertita la fastidiosa presenza della casta che ha approfittato di Calciopoli per insediarsi ai vertici di potere del nostro calcio: infatti relatore ed estensore del verdetto degli ermellini è stato tale Renato Grillo, vicino a Tavecchio dai tempi della LND e uso a frequentare cortili popolati dai vari Tavecchio, Abete, Palazzi, Lotito, Serio, Nicchi e Pulvirenti, ovvero tutti gli elementi della sempreverde Nomenklatura gattopardesca; non è un problema di competenza (nessuno mette in discussione la validità professionale del dott. Grillo) quanto di opportunità, vista la delicatezza della funzione in questione nell’ambito della Corte.
La singolarità è la modalità inconsueta adottata proprio dagli Ermellini, che non si sono limitati ad una legittimazione della sentenza di secondo grado, ma sono entrati nel merito del processo stesso tranciando duri giudizi su fatti e persone.
E la loro visione del Grande Inganno, legata sempre a quanto partorito dalle scelte del duo Auricchio-Narducci, li ha portati a rimettere in pista le richieste delle parti civili, che non si son fatte sfuggire l’occasione di ringalluzzirsi e di provare a rimpinguare le loro casse.
A capo del plotone si è lanciato per primo, biliosamente, Gazzoni Frascara, l’uomo della polverina-bollicina: e bollicine in realtà erano state le sue parole quando fu chiamato a testimoniare a Napoli, un mix di sentito dire, pareri e impressioni personali, senza uno straccio di prova concreta (d’altronde la Prova è la grande assente della Farsa); ciononostante in più occasioni ha esibito un miscuglio di astio e vittimismo minacciando tutti, Moggi in testa, di richieste di risarcimento; ora ha pensato di scorgere nelle motivazioni degli Ermellini il giusto appiglio per le sue pretese e ha messo nel mirino la Juve, ritenendo e affermando che sia il miglior bersaglio cui poter spillare l’esorbitante cifra di 113 mln di euro. E a ruota gli altri avvoltoi.
In casa bianconera si dicono tranquilli e c’è da scommettere che questa volta, trattandosi di pecunia che non olet, con modalità è ferocia ben diverse da quelle zacconiane del 2006: c’è da notare che in nessuna sede la Juventus come tale non ha riportato condanne come responsabile civile ma è altresì vero che le condanne inflitte ai suoi dirigenti (non solo Moggi ma anche e vieppiù l’amministratore delegato Giraudo) hanno offerto ai soliti questuanti il pretesto per accendere la miccia dei fuochi d’artificio.
Poi ci sono i rapporti con la Figc, non tanto per la questione scudetti, su cui sembra ormai non aver intenzione di muoversi, quanto per l’intreccio tra la richiesta danni della Juve (i 443 mln di euro del ricorso al Tar) e la minacciata richiesta danni della Figc.
Certo è che la Figc ha in mano una sentenza della Cassazione tutto sommato a lei favorevole, la Juve, in un nuovo giudizio in merito alla parità di trattamento, ha in mano le sue carte da giocare con le telefonate altrui trascurate fino a prescrizione.
Poi ci sono i corollari, come i ricorsi di Moggi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo e le vertenze di contorno (De Cillis, Gianfelice Facchetti…): non interessano direttamente la Juve ma sono altrettanti luci che si accendono su un pasticciaccio nato male e proseguito sempre peggio.