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Viaggio nella Calabria di Berardi: ecco come la Juventus arrivò per prima nel 2006. Ceravolo e Calabretta: "Era nostro"

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15.01.2014 19:10 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Viaggio nella Calabria di Berardi: ecco come la Juventus arrivò per prima nel 2006. Ceravolo e Calabretta: "Era nostro"

I colori bianconeri sono da sempre nel destino di uno dei talenti del momento, Domenico Berardi. La redazione di Tuttojuve.com vi racconta perché. Grazie alle indicazioni dell’ex responsabile dell’area tecnica bianconera Franco Ceravolo, siamo riusciti a parlare con Franco Calabretta, colui che ha visto Domenico tirare i primi calci ad un pallone in una piccola frazione in provincia di Cosenza. Ci siamo fatti raccontare di un giovanissimo Berardi tifoso dell’Inter e del timore di Domenico di lasciare la Calabria e la sua famiglia e abbiamo raccolto documenti inediti che raccontano di come la Juventus scoprì Berardi.

“Franco Calabretta”, ci racconta Ceravolo “lavora con me da 25 anni e si occupa di scoprire talenti nelle piccole realtà della provincia italiana. Nel 2006 mi segnalò un ragazzino che giocava in una società di Mirto Crosia, località in provincia di Cosenza, inviandomi la scheda tecnica ancora archiviata tra i documenti del club bianconero e così iniziò l’avventura di Domenico Berardi.”

Franco lei è stato il primo, in Calabria, a scoprire il giovane Berardi che all’epoca aveva 12 anni

"Esatto, Domenico giocava in una società di puro settore giovanile che si chiamava Il Castello, società di Mirto Crosia, località in provincia di Cosenza. L’ho visto giocare per la prima volta rimanendone assolutamente estasiato. -Questo è un fenomeno!- e, accompagnato dal mister della società, sono andato a casa Berardi a parlare con i genitori del ragazzo per 

opzionarlo a titolo gratuito, così da poterlo bloccare per la Juventus in attesa che avesse compiuto 14 anni.  Poi, a causa di Calciopoli, l’operazione non è andata a buon fine ma la Juve è sempre stato un club all’avanguardia nella scoperta dei giovani talenti e questa ne è la dimostrazione tangibile. Avevamo scoperto Berardi quando aveva 12 anni!
 Mentre giocava ho notato in lui qualità da sfruttare per arrivare a grossi traguardi. L’obiettivo era quello di portarlo a Torino anche se lui era giovanissimo e, tra l’altro,era tifoso dell'Inter.

Ricordo con piacere un aneddoto che la dice lunga sul suo attaccamento ai valori sani della casa e della famiglia. Ogni volta che mi vedeva a casa sua, si dileguava perchè abbandonare la famiglia per lui era uno shock. Era poco più di un bambino, credeva di dover lasciare subito le sue radici anche se io l’avevo solo bloccato in attesa che avesse raggiunto i 14 anni, età in cui poi avrebbe potuto trasferirsi a Vinovo.
’ultima volta l’ho incontrato l’anno scorso, in occasione della gara a Crotone, abbiamo parlato del più e del meno e abbiamo riso insieme rammentando anche questi episodi".

Il Direttore Franco Ceravolo ha poi aggiunto un altro inedito retroscena:

“Un giorno mi contattò il fratello maggiore di Domenico che studiava a Modena e si occupava del giovane campioncino che ai quei tempi giocava in una squadra di periferia, dove si mise in luce fino ad essere notato dal Sassuolo. Il fratello di Domenico aveva dei dubbi nel legare il giovane giocatore al club emiliano con un contratto pluriennale, la sua intenzione sarebbe stata quella di firmare un contratto di un anno. Io, però, gli dissi subito che si trattava di una società importante e doveva essere un orgoglio firmare un pluriennale con il club modenese.”