BRAMBILLA: "La Serie C serve ai ragazzi per capire cosa li aspetta fuori, la Next Gen è nata per questo motivo"

09.02.2023 17:20 di  Alessandra Stefanelli   vedi letture
BRAMBILLA: "La Serie C serve ai ragazzi per capire cosa li aspetta fuori, la Next Gen è nata per questo motivo"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Cronache di Spogliatoio ha intervistato anche il tecnico della Juventus Next Gen Massimo Brambilla: “Anche per me è l’esordio in una prima squadra e, a livello di lavoro, ci sono poche differenza tra la Primavera e quello che stiamo facendo adesso. Dobbiamo lavorare sulla crescita dei ragazzi sotto tutti gli aspetti, ma quello che cambia e che qui il risultato conta. Affrontiamo partite toste, contro rose che lottano per salire oppure non retrocedere. La differenza sta in questo concetto. Il lavoro in settimana è poco diverso, ma la domenica i calciatori possono capire davvero quello che serve per diventare grandi. Sei in un campionato dove il risultato conta, la classifica ha un peso importante. In Primavera, se perdi, alla fine non succede niente".

Sulla crescita dei giocatori: “Sono in un’età in cui i margini di miglioramento sono volubili e durante la settimana ci concentriamo su questo aspetto. Dobbiamo metterli nel contesto corretto, organizzato a livello di singolo e di squadra, perché nel weekend è fondamentale che facciano parte di un ambiente che lavora a meraviglia contro formazioni di livello, anteponendo però la prestazione al risultato. Il salto tra la Primavera e la prima squadra è troppo difficile. Certo, ci sono le eccezioni, quelli che possono permetterselo. Questa rosa è nata per questo motivo, per porsi nel mezzo. Deve essere funzionale alla crescita, inserire lo stacco della C rispetto a una realtà giovanile. Sono campionati completamente diversi. In C trovi tattica e fisicità differenti, così come il modo di interpretare le gare. È come confrontare il giorno con la notte. Chi arriva dalla Primavera, inizialmente qualcosa concede e soffre: una volta che ti adatti, migliori a vista d’occhio, specialmente perché a quest’età sei in perenne evoluzione. Serve ai ragazzi per capire cosa li aspetta fuori, che non è tutto dorato come alla Juventus e che la realtà, se si vuole arrivare in alto, è diversa. Allenatori e dirigenti lo ricordano spesso, ma solo quando toccano con mano se ne rendono conto. I miei sono mentalizzati, ho un gruppo serio che si rende conto che qui da noi non è la normalità".