Sotto la lente - Fari sempre puntati su Calciopoli!

14.11.2014 00:45 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente -  Fari sempre puntati su Calciopoli!
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Il 22 gennaio 2015 sarà una pietra miliare nella storia di Calciopoli: la Cassazione dovrà dire la sua sulla sorte della cupola supersgarrupata che, secondo le ricostruzioni fantasiose che abbiamo potuto ammirare sul palcoscenico del Tribunale di Napoli, avrebbe dominato il calcio italiano; una cupola spiata e pedinata, che non ha taroccato nessun campionato (lo dicono le sentenze) ma che si sarebbe associata per delinquere, anche se il delitto manca, il guadagno pure, le prove non parliamone neanche, anche se gli associati ne entravano e ne uscivano con un mirabolante sistema di sliding doors; peccato che poi fossero altri a scegliere e istruire gli sbandieratori, e altri a consigliare, frequentare e ammaestrare in modo imbarazzante i direttori di gara.
Tuttavia il copione non prevedeva la ricerca della verità e l'affermazione della giustizia, bensì l'adesione al sentimento popolare, veicolato dai gazzettari che hanno preso parte attiva alle indagini. Il tutto si è dipanato tra intercettazioni baffeggiate e poi occultate ('sfuggite' l'eufemismo adoperato da Narducci in tribunale, peccato però che i tre baffi rossi le avessero segnalate come importanti), video scomparsi e ricostruiti manualmente con una sequenza di foto frutto del medesimo fantasioso olio di gomito di cui si è servito anche Di Laroni per attribuire agli attori previsti dal copione le chiamate su schede estere; e le amenità sono tante, troppe, tipo testimoni che non riferivano fatti provati ma sensazioni, magari de relato de relato.

Ma nell'ultimo trimestre del morente 2014 i riflettori su Calciopoli non si sono mai spenti.
In agenda c'era la decisione sul rinvio a giudizio o l'archiviazione del procedimento a carico di Narducci per la questione del video (che attestava la regolarità della procedura dei sorteggi, per inciso), visto che era stata proprio la Procura l'ultima ad averlo per le mani quando lo aveva prelevato (c'è regolare ricevuta) dal fascicolo del dibattimento. Sappiamo benissimo però che Canis canem non est.
Ma c'era,  e c'è, la più succulenta vicenda della querela sporta da Gianfelice Facchetti contro Luciano Moggi accusato di aver "falsamente intendere che  Giacinto Facchetti avesse commesso reati quali quelli da lui commessi e per i quali procede l'autorità giudiziaria di Napoli"; questo nel corso delle trasmissione 'Notti magiche' del 23 ottobre 2010, quando, rivolto a Javier Zanetti, l'ex DG aveva detto: "Quello che emerge dal processo di Napoli e che emergerà ancora: le telefonate del tuo ex presidente che riguardano le griglie e la richiesta ad un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari, e l'arbitro era Bertini. Ci sono le telefonate intercettate sue, le telefonate di Moratti e la telefonata di imbarazzo di Bertini, i pedinamenti, le intercettazioni illegali e anche i passaporti falsi e quindi sta’ zitto Zanetti, è meglio per te ed è meglio per l'Inter". Un compendio delle malefatte nerazzurre (in cui in realtà Facchetti non è coinvolto nell'onorabilità della sua persona, ma solo per le azioni compiute al servizio della proprietà dell'Inter, che gli aveva delegato la gestione della pratiche più scottanti) che i legali di Luciano Moggi cercheranno di far rivivere con prove (la più significativa è il documento di Palazzi) e testimoni eccellenti (l'ex arbitro Bertini, i due designatori, Moratti e Zanetti); al punto che il pm Ramondino l'8 gennaio scorso ebbe ad esclamare: "Ma voi volete rifare il processo di Napoli". Rifarlo no, ma un ripassino, un bigino, in vista della Cassazione (sarà double face, sia per il rito ordinario che per l'abbreviato) può senz'altro servire.

Però Calciopoli è una recita a soggetto che non viene rappresentata solo nelle aule giudiziarie: il palcoscenico mediatico, quello che già aveva veicolato la prima Calciopoli, ha riaperto i battenti.
Causa scatenante, ma artatamente creata, Juve-Roma, una partita come tante, con alcune situazioni controverse (ma non a senso unico); ed ecco che il sasso gettato nello stagno dall'ambiente giallorosso, cominciando dai soliti Totti e De Sanctis fino all'ultimo arrivato Ashley Cole, è stato, e continuerà ad esserlo, prontamente raccolto dal sentimento popolare.
E via via comici, soubrettes e famosetti vari a riesumare autentici fantasmi farsopolari; non potevano esimersi dal partecipare alla lotta i politici che, incapaci e svogliati nell'occuparsi dei gravi problemi del Paese, si sono subito lanciati a capofitto con interrogazioni parlamentari e quant'altro dall'immediato Juve-Roma ai giorni nostri.
Per non parlare poi della stampa di regime-antiJuve: portabandiera quel Pistocchi che tutti ricordiamo per altre uscite fuori binario, col suo "Il calcio di Moggi è il calcio di Genny la Carogna", cosa che gli costerà una querela; nemmeno la sparizione della cassetta del programma l'ha salvato (strano, come certe sparizioni ritornino ciclicamente...), alla fine il corpo del reato è stato trovato.
Infine, dulcis in fundo, anche un giornalista vero e serio, come Massimo Gramellini, posseduto dal virus del suo tifo granata, ha rispolverato la bufala del Paparesta prigioniero nello stanzino degli spogliatoi di Reggio Calabria.  Non è bastata l'archiviazione, perché "il fatto non sussiste", da parte della Procura di Reggio Calabria, né sono state prese in considerazione le plurime smentite pubbliche dell'ex arbitro, anche sotto giuramento in tribunale a Napoli.
Anche per lui, come per molti, troppi, altri più che l'amor (per la verità) potè il digiuno (di vittorie).