Gli eroi in bianconero: Giancarlo MAROCCHI
Da Imola, classe 1965 è un centrocampista di talento sbocciato, giovanissimo, nel Bologna di Maifredi: «Maifredi è un tipo particolare, con il quale ho ottenuto successi strepitosi a Bologna. A Torino, non è stato così abile da ripetere le stesse imprese. Difficile stabilirne i motivi, lui non ha saputo reagire, noi non abbiamo saputo aiutarlo». Venne acquistato dal Bologna all’età di quindici anni, per due milioni di lire; fece la normale trafila, fino al fugace esordio in Serie B, seguito dalla retrocessione in Serie C. Ha vissuto il crollo dei rossoblu, ma anche la rinascita, partecipando a quest’ultima da protagonista. Purtroppo, non riuscì mai a scrollarsi di dosso l’immagine del Cicciobello, cioè del bambolotto: «Fu Cadè ad affibbiarmi quel soprannome; un giorno, cerca di scuotermi, mandandomi in panchina ed io non ne feci un dramma; sono sicuro che si attendeva una reazione completamente diversa da parte mia».
A ventitré anni veste la maglia bianconera e, nonostante la giovane età, colpisce per essere un veterano del centrocampo: «Con Zoff mi sono trovato subito a meraviglia; ci ha messo tranquillità e ci ha trasmesso la consapevolezza di essere forti, con il suo grande carisma».
Caparbio e geometrico, ma anche capace di cambi di ritmo notevoli, è centrocampista duttile bravo sia a coprire che a costruire. La sua seconda stagione bianconera, campionato 1989-90 è addirittura straordinaria: viene naturale paragonarlo a Tardelli, per la sua grande capacità di giocare e segnare per una Juventus che, grazie anche alla sua continuità, vince sia la Coppa Italia, sia la Coppa Uefa.
«Sono arrivato in punta di piedi e con non poche preoccupazioni. Venivo dal Bologna, non avevo esperienze solide di Serie A. Ricordo benissimo il mio arrivo in sede per firmare il contratto: c’era mia moglie con me, eravamo tutti e due molto preoccupati. Qui, dicevamo fra di noi, chissà come andrà a finire; poi, a conti fatti, si è dimostrata la scelta migliore della mia vita calcistica, Mi sono trovato benissimo con i compagni, molti dei quali erano nuovi, come me. E mi sono ambientato subito a Torino, cosa che ritenevo tutt’altro che scontata. La società? Dico solo che si è dimostrata all’altezza della sua fama».
Grazie a queste grandi prestazioni, riesce a conquistare la maglia azzurra proprio alla vigilia di Italia ‘90. Non avrà molto spazio nel Mundial, ma si riprenderà dalla delusione diventando una colonna della Juventus. Il Trap lo schiera terzino sinistro e Marocchi è ancora trascinatore nella conquista di un’altra Coppa Uefa nel 1993 e poi, nella piena maturità, da un contributo importante anche nella conquista del suo primo scudetto, che è poi anche il primo dell’era Lippi, nella stagione 1994-95.
A completare un albo d’oro eccezionale arriverà addirittura, l’anno dopo, la Champions League, in veste di utile comprimario ma, lasciando il segno con uno splendido goal a Glasgow, nella goleada contro i Rangers.
Lascia la Juventus per tornare nel suo Bologna all’indomani del trionfo sull’Ajax, dopo aver giocato 319 partite e segnato venticinque reti. Tra i fedelissimi di tutti i tempi.
ANGELO CAROLI
È un ragazzo bolognese molto sveglio, dotato di spirito agonistico, di forte personalità, di buonissima tecnica (calcia di preferenza con il sinistro), valido anche nel gioco di testa, capace di concludere un’iniziativa offensiva con tiro oppure (virtù molto rara) di andare a fondo campo e suggerire il pallone indietro, al collega che si propone in area di rigore. La dote che più mi colpisce è l’essersi adattato a un ruolo non suo, che lo obbliga a operare in zona più arretrata e a frenare le naturali inclinazioni a un costante schema offensivo.
In un pomeriggio di autunno, durante la trasmissione “Grande calcio”, realizzata da “Radioreporter 93”, propongo a Marocchi una scommessa: due bottiglie di Cliquot Ponsardin che entro l’anno debutterà in Nazionale! Lui sorride, accetta la scommessa ed io vince le due bottiglie, prima che i bengala illuminino la notte di San Silvestro.