Gli eroi in bianconero: Dino DA COSTA
Ad ogni estate, con il tradizionale calciomercato, si verificano acquisti-boom ed acquisti che passano in secondo piano, offuscati dai primi; quello che fece la Juventus nel giugno 1963, prelevando il già trentenne Da Costa dall’Atalanta, apparteneva sicuramente a quest’ultimo gruppo. Nel primo già c’erano nomi del calibro di Menichelli, Gori, Dell’Omodarme e Nenè.
Alla Juventus il problema del centravanti non è stato risolto certo con Miranda, che l’anno prima ha fatto sfracelli con memorabili legnate, ma non ha lasciato un grande segno. E così è arrivato Nenè, che centravanti non è, ma che quanto a tecnica garantisce assai più del predecessore. Da Costa, prelevato in extremis dall’Atalanta, rappresenta niente di più di un’alternativa alle punte; nessuno, infatti, pensa a lui come a un possibile titolare, tanto meno l’allenatore Amaral che, del resto, rimane al timone della squadra ben poco, rilevato dal serafico Monzeglio.
L’esordio di Da Costa in maglia bianconera, avviene nell’inedito ruolo di mediano di spinta, a Modena, nella gara persa di misura contro i “Canarini”. Per la Juventus è un brutto momento; le polemiche sono tante e Sivori, fresco capitano, spesso si rabbuia. Alla quinta giornata, Omar esce di squadra, squalificato, e Monzeglio lo rimpiazza con Da Costa. Dino, che è subito diventato uno dei beniamini dei tifosi bianconeri, per il suo impegno in partita come in allenamento, diventa vice-Sivori proprio in occasione della partita contro la Roma, la formazione in cui egli aveva conosciuto i primi e più consistenti successi nel campionato italiano.
È una gara puntigliosa quella che i bianconeri disputano il 20 ottobre 1963 e molta parte del netto successo sui capitolini va proprio a Da Costa, che realizza il primo dei tre goals a uno della Juventus. Riscoperta la sua vena di cannoniere, non gli riesce difficile essere confermato, o al posto di Sivori oppure a quello di Nenè o di Del Sol.
La prima stagione juventina di Da Costa si chiude in lieve calando, complice una serie di incidenti che, in parecchie partite, pregiudicano la sua utilizzazione. Si deve accontentare di 12 presenze con 3 reti all’attivo, una delle quali, ottenuta a spese della Sampdoria; esecuzione esemplare, con tanti contrasti vinti ed una conclusione perentoria a fil di montante.
Per la sua conferma in maglia bianconera, comunque, non ci sono problemi. Nella squadra che eredita Heriberto Herrera, non c’è più l’altalenante Nenè ed al suo posto è giunto Nestor Combin detto “folgore”. Ma di Da Costa c’è più che mai bisogno, come nelle partita di Catania persa malamente, in cui solo Dino si salva, con una prestazione maiuscola ed il goal della bandiera; come la successiva gara interna con il Mantova, in cui Da Costa gioca al centro dell’attacco rimpiazzando l’infortunato Combin, subito a disagio con i ruvidi difensori del nostro campionato. La Juventus vince la partita ma perde Sivori, costola rotta ed addio campionato per un bel po’; ora Dino diventa indispensabile e dalla squadra non esce più.
Da Costa, nella Juventus “heribertiana” 1964/65, svolge mansioni di regista offensivo ed, intanto, fa vedere che la classe è ancora integra, anche se non è più smaltata dalla grinta dei tempi di Roma. Da Costa applica alla lettera gli insegnamenti di Heriberto, che gli chiede prodezze nei sedici metri, ma anche tanto oscuro lavoro al servizio degli altri, per cercare di scardinare le difese avversarie, sempre più chiuse. Il tifoso che vede e capisce un tantino più in profondità delle mere apparenze, apprezza Da Costa come pochi altri.
Arrivano anche goal importanti; derby di andata, è novembre inoltrato e nessuno delle torinesi ha già raggiunto un’apprezzabile condizione di forma, ma la Juventus azzecca la giornata buona e rifila un sonante 3-0 al Torino, nonostante la grandissima prova del portiere granata Lido Vieri. Il secondo dei 3 goal è di Da Costa, ma anche sul terzo, lo zampino del nostro c’è e si fa sentire. Altro goal di un certo rilievo è quello segnato a Vicenza, nella vittoriosa trasferta di inizio 1965 (3-1), con gran botta dal limite.
Non è per la Juventus un campionato esaltante, ma i tempi consentono poche speranze e bisogna accontentarsi. Giornata atipica è quella del 7-0 inflitto al Genoa, che pure schiera, all’attacco, un tipo strambo che è già stato e presto sarà di nuovo juventino, Gianfranco Zigoni. Uno dei sette goals inflitti al grifone, stanco di serie A, è proprio di Da Costa. Nel vittorioso epilogo casalingo del torneo, contro il Vicenza, Dino conclude degnamente la sua stagione in bianconero, realizzando la sesta rete personale in 31 partite. Tutto sommato, è stato l’attaccante più regolare, ha fatto anche meglio di Combin; a trentatre anni è ancora utilissimo e, naturalmente, viene confermato.
Chiaro che ripetersi su quei livelli di regolarità non è facile, a quell’età; infatti, accade che Heriberto, che intanto ha trovato in Cinesinho, detto “Cina”, il podista-regista per il suo “movimiento”, spesso accantona Da Costa, anteponendogli lo speranzoso Silvino Bercellino, detto “Bercedue”, o Traspedini. Ma al momento opportuno, Dino riesce ancora a rendersi utilissimo, realizzando una rete a Ferrara nella gara pareggiata 2-2 con la Spal e, soprattutto, segnando la rete della vittoria a Roma contro la Lazio, con magistrale colpo di tacco.
La parentesi di Da Costa in bianconero si chiude qui; tre campionati e parecchi momenti da ricordare. Un posto nella galleria di bianconeri degli anni sessanta gli spetta di diritto e non è necessariamente un posto di secondo piano.