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31.05.2012 14:30 di  Redazione TuttoJuve   vedi letture
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© foto di Andrea Ninni/Image Sport

La nuova moda del giornalismo italiano è attaccare la Juventus. Segnaliamo questo articolo di Enrico Turcato, che evidenzia un modo particolare di vedere la realtà. Ognuno tragga le proprio conclusioni. chi scrive questo articolo forse non conosce Conte, per nulla.

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Da GQ online:

Antonio Conte cammina sempre a testa alta. Nella sua lunga carriera, da giocatore prima e da allenatore poi, ha avuto grandi soddisfazioni, strepitose vittorie, ma anche alcune ombre, che non sembrano averne minato il carattere roccioso e lo sguardo da duro. Ripercorriamo, quindi, i momenti salienti della sua vita, dalle sue origini alle ultime notizie che lo vedono coinvolto nell'inchiesta della procura di Cremona sul caso calcioscommesse. Solo così possiamo capire chi è veramente Conte e perché nemmeno questo scandalo potrà abbatterlo.

 

UN SALENTINO MAI AMATO DAI LECCESI

Antonio Conte si sente salentino e ama la sua terra. I leccesi non la pensano così e sperano che resti il più distante possibile dalla loro terra. L'allenatore della Juve ha esordito nel calcio professionistico proprio nel Lecce, giocandoci sei stagioni tra il 1985 e il 1991. Negli anni successivi, però, secondo la tifoseria giallorossa si sarebbe reso colpevole di due gravissimi reati di lesa salentinità. Il primo da giocatore, nel 1997, quando la Juventus di Zidane superò a Torino il Lecce con un gol di Inzaghi e il raddoppio proprio di Conte, che non si limitò ad esultare, ma volle festeggiare l'evento con una lunghissima corsa a braccia alzate sotto la curva. Il secondo da allenatore, accettando la panchina del rivale storico, il Bari, allora in Serie B, e portandolo addirittura in Serie A nel 2009.

VITTORIE, DOPING E PERDITA DI CAPELLI

Nei 13 anni giocati in bianconero Conte ha vinto praticamente tutto, è riuscito a giocare con regolarità in Nazionale e, grazie al suo carisma, ha anche indossato più volte la fascia di capitano. Anche in questo caso, però, la gioia delle vittorie è stata parzialmente scalfita dall'ombra del doping, con il famoso caso riguardante il Dottor Agricola, nato peraltro dalle complicazioni di un infortunio subito proprio da Antonio. Alla fine nessuno di quella Juventus è risultato colpevole, ma i più maliziosi in quegli anni avevano notato una dubbia correlazione: più Conte correva, più la sua folta chioma si riduceva.

NdR Per quanto riguarda l'accusa di doping (legata alla presunta assunzione di epo) la Corte di Cassazione nel 2007 ha respinto il ricorso della Procura di Torino contro la sentenza emessa dalla Corte d'Appello nel Dicembre 2005 confermando l'assoluzione sia di Giraudo che di Agricola. La sentenza della Cassazione ha stabilito in via definitiva che la Juventus, nelle persone di Antonio Giraudo, amministratore delegato, e Riccardo Agricola, responsabile staff medico, commise in modo continuato per 4 stagioni il reato di frode sportiva violando la legge 401 dell' 89. Colpevoli, dunque, tuttavia prescritti e quindi non condannabili.
Sul piano sportivo il procedimento disciplinare a suo tempo instaurato dalla Procura Antidoping nei confronti al dott. Agricola per la somministrazione di farmaci si concluse con l'assoluzione emessa in primo grado dalla Commissione Disciplinare l'11 novembre 2005. La decisione è stata poi confermata ulteriormente sia dalla Commissione di Appello Federale (CAF) il 5 ottobre 2006 che dal Giudice di Ultima Istanza in materia di doping (GUI) il 19 gennaio 2007.

DAL "PARRUCCHINO" AI PRIMI SHOW IN CONFERENZA STAMPA

A soli due anni dalla conclusione della sua carriera, per Conte iniziava già una nuova avventura. Il suo carattere forte e la sua personalità lo avevano portato a studiare da allenatore e così nel 2006 era arrivata la prima occasione nell'Arezzo (in cui militavano Floro Flores e un giovanissimo Ranocchia). Aveva raccolto la squadra toscana in fondo alla classifica e l'aveva quasi salvata dalla retrocessione. Era un Conte nuovo, quello in panchina. Non tanto per la grinta e il coraggio, ma per la folta chioma che era tornata, come in gioventù, quasi per magia. Ancora una volta gli sfottò erano riemersi puntuali a perseguitarlo: "Conte ha il parrucchino", gli cantavano. Lui, senza farsi intimidire, vinceva la Serie B due volte, con Bari e Siena, regalando anche show trapattoniani in conferenza stampa. Il suo urlo "Qua ci sono troppi gufi", nel febbraio 2011, tuona ancora per le vie di Siena, dove, nonostante gli ottimi risultati, Antonio era riuscito nell'ardua impresa di mettersi tutti contro. Colpa del carattere, a tratti irascibile. "Onesto e schietto", si è sempre giustificato lui.

 

DA EROE SCUDETTO A INDAGATO

Il resto è storia recentissima. Osannato al ritorno in bianconero, vincente al primo anno con il record d'imbattibilità, polemico, come sempre, nei confronti degli arbitri e degli altri allenatori (Allegri su tutti ndr). E mentre tutto sembrava scorrere come nel più incantevole dei sogni, ecco la nuova caduta. L'indagine sul calcioscommesse, grazie alle accuse di Carobbio, ha toccato anche l'aitante Antonio, che ha subito negato il possibile coinvolgimento nella vicenda. Gli è stato puntato subito il dito contro, ma Conte, come dice lui stesso, "ha la pelle dura" ed è pronto a reagire anche all'ennesimo episodio negativo. Lo dice la sua vita, la storia di un uomo abituato a camminare a testa alta, nonostante tutto, nonostante tutti.