Una domenica besti-ALE! Non mi era mai successo di piangere "in diretta", ma, dinanzi a una Persona come Del Piero, non mi vergogno affatto di certi sentimenti. E' arrivato bambino, e si trasformato in uomo, sulle "macerie" di un ginocchio devastato

Una domenica besti-ALE. Una domenica che Alessandro Del Piero ricorderà, per sempre. Una domenica che tutti i tifosi della Juve ricorderanno, per sempre. Una domenica che chi scrive avrà un motivo in più per ricordare, come unica e travolgente. La domenica nella quale, e non era mai accaduto, ho pianto in “diretta”.
Tentando di prendere le distanze dalle emozioni, ci sono ragioni evidenti, per cui, anche in un periodo difficile del nostro paese, non sono state risparmiate lacrime, figlie della leggenda. Un intreccio di sentimenti, contrastanti, besti-ALE: la gioia del gol, la malinconia dell’addio, e la festa dello scudetto.
Tanto per cominciare, come non commuoversi, quando si congedano gli ultimi giocatori-bandiera del calcio? Sono quelli che, più di altri, fanno sentire ai tifosi la loro presenza in campo. Per il semplice fatto che chi indossa una maglia, fin da giovanissimo, diventa un tifoso, fra i tifosi, sul manto verde.
La “razza”, un tempo comunissima, all’epoca del “vincolo”, dei Bettega, Mazzola, Rivera e Riva, è in palese, e irreversibile, estinzione. Maldini ha smesso. Zanetti è agli sgoccioli. Totti anche. E adesso, tocca al principale campione della storia juventina, superiore persino a Boniperti, lasciare Torino.
Ma c’è di più, perché Del Piero è diventato, nell’arco di 20 anni, l’espressione perfetta della “juventinità”. Forse può essere fuori luogo, schiacciati fra il calcio dei grandi business e il calcio delle squallide scommesse, riesumare il vocabolo “stile”. Ma, quando si pensa alla Juventus, diventa automatico.
La genesi aristocratica della società, e il gemellaggio “a vita” con la famiglia Agnelli, hanno reso “juventini” i comportamenti caratterizzati da eleganza, classe, sobrietà e rigore. E Ale è stato tutto ciò, non solo in campo, ma anche fuori: l’incarnazione dell’equilibrio, nella buona come nella cattiva sorte.
Sarebbe molto generico pensare che, di Del Piero, ce ne sia stato uno, e stop. In realtà, c’è stato un Del Piero prima del gravissimo incidente di Udine (1998), alla vigilia del ventiquattresimo compleanno. Era un Ale sbarazzino, baciato di fronte da ogni fortuna, e inarrestabile nella sua ascesa verso il successo.
Dopo, sulle “macerie” di un ginocchio devastato, è nato il Del Piero uomo, incrollabile davanti alla sventura: 704 presenze, 289 gol e 14 titoli conquistati. Se volete capire cosa è accaduto, dentro di me, quando l’ho visto salutarci, esiste un link Youtube da cliccare. Io... preferisco non riascoltarmi più...