LIVE - MAROTTA a Juve Channel: "Sono stati 15 mesi molto faticosi. Mercato? Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. L'auspicio è che la Juve possa essere tutta italiana"
Il canale tematico della Vecchia Signora, Juventus Channel, sta trasmettendo in questi minuti l'annunciata intervista al direttore generale bianconero Giuseppe Marotta. Ecco la trascrizione integrale ed in tempo reale, a cura della redazione di TuttoJuve.com:
Direttore, benvenuto sul nostro canale. Da giugno 2010 a settembre 2011, quindici mesi di lavoro a tinte bianconere. Ci può raccontare le sue sensazioni?
"Diciamo che sono stati 15 mesi molto faticosi, duri, perchè l'impatto con una società come la Juventus è un impatto molto forte, nel senso che il brand che rappresenta questa società sia un brand molto forte. C'erano degli obiettivi da raggiungere, c'era da riacquistare credibilità, e non è stato facile questo percorso. Comunque direi che tutto ha funzionato al meglio, consapevoli di non poter rivoluzionare quello che era stato".
Quali sono state le logiche dell'ultimo mercato bianconero? Con l'acquisto di Pirlo, di Lichtsteiner, di Vidal, di Vucinic....
"L'anno scorso avevamo iniziato un processo evolutivo e non totalmente rivoluzionario, pur sapendo che tanti giocatori importanti negli anni precedenti - mi riferisco ai Trezeguet, Camoranesi, Zebina, Cannavaro e tanti altri - avevano ormai quasi ultimato il loro ciclo, fatto di grandi prestazioni, ma che comunque volgeva al termine. Quindi bisognava iniziare un nuovo ciclo. Abbiamo cambiato molto, non siamo riusciti a centrare un tasso di qualità notevole, pertanto quest'anno siamo ripartiti proprio con questo obiettivo: alzare il livello di qualità. Riteniamo di aver raggiunto l'obiettivo proprio alla luce degli arrivi dei giocatori che tu hai poco fa nominato".
Partendo dalla sessione estiva dell'anno scorso e passando per quella di gennaio, fino all'ultima: abbiamo visto che ogni singolo acquisto si è subito integrato nella rosa. Penso a Krasic nella prima parte della stagione, Matri, Toni e Barzagli a gennaio e Lichtsteiner, Vidal e Vucinic quest'anno. Qual è stato l'acquisto più difficile da portare a casa e quello più inatteso?
"Se parliamo di quest'anno, sicuramente quella di Vucinic è stata la trattativa più difficile, perchè sapevamo di avere a che fare con una società - la Roma nella fattispecie - che non voleva privarsi più di tanto di un giocatore comunque talentuoso come Mirko Vucinic. Poi c'era un discorso di prezzo, di definizione di quello che è l'importo del trasferimento, quindi è andata un po' per le lunghe nelle tattiche che si fanno, nelle dinamiche che si rispettano in questi frangenti. Devo dire che questo forse è quello più lungo. Poi per il resto, a ruota, è arrivato quello di Vidal, ma fortunatamente nel derby tra Juventus e Bayern Monaco è intervenuto il Bayer Leverkusen che ha facilitato l'approdo verso di noi".
Ce n'è stato uno inatteso? Uno che non era previsto all'inizio del mercato?
"No, inatteso direi di no, perchè in quelle che sono state le liste dei giocatori papabili la rosa era ampia e nelle rose ampie erano presenti tutti i giocatori che poi abbiamo portato alla Juventus".
Il made in Italy è una strada percorsa non da tutte le squadre e in particolare dalle big. Quali sono gli aspetti positivi di questa scelta?
"Mah, innanzitutto perchè il prodotto italiano è un prodotto vincente, lo è stato a livello di grandi squadre di club, attraverso proprio i giocatori italiani, e lo è stato a livello di Nazionale e lo è stato a livello di giovanili. Ultimamente siamo andati un po' in difficoltà e quindi evidentemente bisogna dal punto di vista del sistema, del movimento calcistico, andare a fare un'autocritica e vedere se si possono poi trovare strumenti e metodi di lavoro per riconquistare quelle posizioni che abbiamo perso. Io ritengo il calcio latino, il calcio italiano ancora uno dei migliori, per cui l'auspicio è che la Juventus possa essere un prodotto, direi, quasi in esclusiva italiano, senza nulla rimproverare ai giocatori stranieri. Magari addirittura giocatori che provengono dal proprio settore giovanile".
Un'altra scelta legata al made in Italy è quella dell'allenatore. Come è nata la scelta di Conte?
"La scelta di Conte è nata come deve nascere, cioè in un confronto che è stato fatto all'interno della società, nelle varie componenti: mi riferisco al presidente, al sottoscritto, ai collaboratori; quindi le scelte nascono così, si valuta una rosa ristretta, si valutano gli aspetti positivi che ogni candidato può rappresentare, il profilo che ogni candidato può esprimere, alla luce anche del momento storico della Juventus. La scelta è caduta su Antonio Conte, perchè in lui abbiamo rivisto tanti criteri positivi che la Juventus cercava".
Che campionato si aspetta dalla Juventus?
"Innanzitutto un campionato migliore rispetto a quello dell'anno scorso sicuramente. Ma sono anche realista da una parte e ottimista dall'altra, perchè devo dire che l'impatto che ha avuto Conte da questo punto di vista è stato un impatto estremamente positivo e forse addirittura inaspettato per quello che ha dimostrato. Il vantaggio di Conte - a proposito degli aspetti che dicevamo prima - era quello di conoscere l'ambiente, di conoscere che cosa significa indossare questa maglia, conoscere che cosa vuol dire appartenere alla Juventus. Ecco, questi sono parte degli elementi che hanno caratterizzato il suo arrivo e che ne hanno fatto direi un condottiero da questo punto di vista, nel senso che lui, oltre ad essere un allenatore, e quindi parlare di calcio giocato, di tattica e di tecnica, è anche il gestore di un gruppo, un gruppo di giocatori che deve essere motivato domenicalmente".
Secondo lei, in generale, che campionato abbiamo di fronte? E' appena iniziato ovviamente...
"Purtroppo ritengo che il campionato di serie A, questo campionato, come quello dell'anno scorso, rispetto agli anni passati sia un pochino calato in termini di qualità, non a caso abbiamo perso anche un posto nel ranking europeo e come sapete adesso la partecipazione alla Champions League è riservata a tre squadre, invece di quattro. Quindi è un campionato ancora all'insegna dell'incertezza, dove forse l'Inter e il Milan stanno un po' pagando questo inizio di difficoltà, e un Napoli che in invece in modo straordinario si sta riproponendo come una squadra a mio giudizio da battere".
L'8 settembre è stato inaugurato Lo Juventus Stadium. Quali sono i vantaggi?
"Avere uno stadio di proprietà porta diversi vantaggi. Il primo è che da un punto di vista patrimoniale è un arricchimento; il secondo è che si gioca in casa, e veramente in casa, quindi hai la possibilità di predisporre un clima di emozione forte e di sostegno da parte dei tuoi sostenitori veramente molto intenso. Poi, non da ultimo, è un contenitore, una risorsa che se valorizzata porta sicuramente un incremento di ricavi. Quindi queste sono praticamente le caratteristiche principali di uno stadio nuovo. Noi siamo orgogliosi di essere stati i primi; devo dire, io ho ereditato una situazione che ha trovato invece gli sforzi di tutti gli altri che mi hanno preceduto, quindi noi sfruttiamo praticamente il lavoro degli altri. Diciamo però che la Juventus, in senso lato, oggi ha qualcosa...il fiore all'occhiello che mancava, che manca anche a livello di calcio nazionale. L'impatto, quindi, è stato positivo: la manifestazione dell'inaugurazione così come la prima partita hanno dimostrato veramente che per fare calcio bisogna avere anche degli impianti uguali al nostro".
Ha la sensazione però che questo stadio abbia dato un impulso enorme, anche a tutto quello che è l'ambiente Juventus?
"Assolutamente sì perchè la gente è proprio a stretto contatto e quindi è evidente che il fatto di avere la gente vicino significa sentire gli incitamenti, anche i minimi incitamenti, e questo fa sì che il pubblico diventi veramente il dodicesimo uomo in campo".
Il settore giovanile: che sforzo viene fatto quest'anno e in particolare se ci sono delle novità...
"Il settore giovanile di ogni società è poi il valore aggiunto che ogni società deve avere. Quindi noi abbiamo destinato investimenti importanti sia l'anno scorso che quest'anno. Direi che il processo di crescita sta migliorando di mese in mese e l'auspicio - come dicevo prima - è di poter trovare nuovi Marchisio, De Ceglie, proprio da questi elementi che vengono allevati - uso questo termine - nel settore giovanile, fermo restando che il patrimonio che questi giocatori rappresentano è un patrimonio che va sempre tutelato".
Immagino che abbia realizzato tanti sogni nella sua vita. Ma ne è rimasto ancora uno in particolare nel cassetto?
"Direi che tutti hanno un sogno nel cassetto. Io ce l'ho, forse non è il momento di tirarlo fuori, e mi auguro che si possa poi avverare. Però diceva Hermann Hesse, 'siccome i sogni non possono durare a lungo, se questo sogno non si avvera vedremo di crearne dei nuovi'".
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