La Repubblica - Buffon sindacalista: "Basta notturne folli e altre imposizioni"

16.07.2011 21:10 di  Redazione TuttoJuve   vedi letture
Fonte: di Fulvio Bianchi per "La Repubblica"
La Repubblica - Buffon sindacalista: "Basta notturne folli e altre imposizioni"
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© foto di Federico Gaetano

«Il rispetto è un diritto dei calciatori. Ma finora sono state prese decisioni senza che noi venissimo ma consultati. Beh, credo proprio che sia arrivato il momento di farci sentire… ». Gigi Buffon, al telefono da Bardonecchia, si fa sentire, eccome. Il portiere bianconeroazzurro è fra i leader del nuovo sindacato calciatori (Anc), riservato ai calciatori di serie A, «più qualcuno di B», in antitesi col sindacato storico, l’Aic, nato nel 1986, che tutela anche i dilettanti ma ora dai rivali viene considerato «inadeguato e incapace di fare proposte».
Ma voi vi occupate solo dei calciatori ricchi: oltre a lei ci sono Viviano, Floccari, Doni, Floccari, Biondini, Zarate, Palombo…
«No, non è così: non siamo la lobby dei ricchi, e non è vero nemmeno che siamo contro l’Aic. Semmai di supporto. Per ora siamo una settantina di iscritti, ma puntiamo ad arrivare a cento. Poi…».



Poi?
«Poi faremo sentire la nostra voce, eccome. Perché, come ho detto, è una questione di rispetto. I calciatori devono contare di più. Esempio? Il calendario, gli orari delle notturne. Ricordo ancora nitidamente un Juventus- Milan giocato di sera a meno cinque… Beh, è assurdo: i giocatori rischiano di farsi male e per i tifosi che spettacolo è? Non possiamo accettare certe imposizioni. E poi c’è da cambiare i campionati: il nostro progetto è una serie A a 18-20 squadre, una B al massimo a venti e la C, la Lega Pro, che diventa semiprofessionistica. Meno partite, quindi, soprattutto d’inverno».

Come farete a far valere le vostre ragioni?
«Apriamo un dialogo con tutte le istituzioni: ripeto, i calciatori devono contare di più, sono i protagonisti, gli attori, no? Certo, sinora è stata colpa anche nostra. E’ assurdo, ad esempio, che vengono fatte proposte regolamentari a nostra insaputa. Bisogna dialogare per proporre qualcosa di costruttivo. Per il bene comune. Anche perché il nostro calcio deve avere più visibilità all’estero. La forza è nelle idee, non nel numero degli iscritti. Qui servono le teste, e non le facce. E noi sappiamo cosa fare, e cosa chiedere…».