DEL PIERO E I RECORD BATTUTI DALLA PANCHINA
Del Piero era finalmente pronto per entrare in campo, mancavano - ormai - pochi secondi. Invocato a lungo dai tifosi juventini presenti allo stadio "Olimpico" di Torino, tutti aspettavano il suo imminente ingresso nel rettangolo di gioco, nella speranza che il capitano bianconero riuscisse ad imprimere una svolta alla gara che la Vecchia Signora stava disputando contro l’Udinese. In difficoltà, senza il capitano di lungo corso in campo, quello era un ritornello già visto in moltissime occasioni nel passato.
Era il 22 novembre 2009. Nel posticipo che chiudeva la tredicesima giornata dello scorso campionato la Juventus cercava di mantenere inalterata la distanza di cinque punti che la separava in classifica dalla capolista Inter, vittoriosa nell’anticipo giocato il giorno precedente a Bologna per 3-1.
Un goal di Fabio Grosso, quando ancora Giovinco non aveva lasciato il posto a Del Piero, portò in vantaggio Madama.
Quella rete, poi, fu decisiva per l’esito finale dell’incontro. Le prestazioni offerte dalla squadra torinese erano ancora soggette ad alti e bassi, non c’era uno schema di gioco ben definito (si passava dal 4-3-1-2 al 4-2-3-1) ed il periodo di crisi che successivamente condusse al tracollo vero e proprio ancora non era arrivato.
Il rientro definitivo di Del Piero, atteso con impazienza dal recupero per un infortunio che lo aveva tenuto a lungo distante dai campi di gioco, se da un lato non poteva che portare benefici alla Juventus (era dall’estate che l’ambiente bianconero attendeva i duetti in campo tra lui e il brasiliano Diego) dall’altro finiva col mettere un po’ di pressione su Ciro Ferrara. Alla domanda "Cosa vi può dare il suo ritorno?", che venne posta allo stesso allenatore nei giorni immediatamente precedenti l’incontro, il tecnico rispose: "trasmette carica a tutti. Ci è mancato di sicuro". Stimolato dai giornalisti, gli venne poi chiesto "Deschamps ha detto che gestire Del Piero è difficile. Concorda?". La successiva dichiarazione fu: "Il rapporto di stima che c' è tra di noi va al di là delle mie scelte, il rispetto dei ruoli fa bene a tutto l' ambiente. La Juve viene prima di tutto, poi è chiaro che Del Piero, in qualità di capitano, è un riferimento molto importante. So benissimo qual è il suo ruolo e la sua figura, non credo che questo rappresenti un peso per me".
Intervistato dalla "Gazzetta dello sport" nei primi giorni del mese di giugno del 2010, quando ormai la sua esperienza a Torino era terminata, disse: "Del Piero è la storia, ma vuole giocare sempre e questo a volte diventa un problema e lo sarà anche il prossimo anno".
A seguito delle prima risposta dell’attaccante comparsa sui giornali, al microfono di Gianni Balzarini lo scorso settembre (in un servizio realizzato per la trasmissione "Studio Sport XXL") ripetè le stesse parole, chiarendone meglio il significato e spiegando come quello del capitano bianconero rappresenta il "volere" tipico di tutti i giocatori, così come capitava a lui stesso quando ancora non aveva appeso le scarpe al chiodo. Facendo capire, però, come la volontà di Del Piero abbia un suo "peso" specifico particolare.
Arrivati alla tredicesima giornata del campionato in corso, in testa alla classifica ora c’è il Milan di Ibrahimovic. Tornato in Italia dopo la breve esperienza spagnola lo svedese ha giurato - questa volta - amore eterno ai rossoneri. Subito dopo Lazio e Napoli c’è l’Inter, orfana di Mourinho, non certo (o non ancora) innamorata dei metodi e dei modi di Benitez, con la "pancia piena" così come la sua infermeria, ed in grado di accumulare gli stessi punti della Juventus. Che, a sua volta, ha cambiato nuovamente pelle. Da quello che si è potuto vedere in questi mesi, però, con esiti positivi: ci sono idee chiare ovunque, dalla società all’allenatore, dagli spogliatoi al campo di gioco.
Non potendo utilizzare a causa di infortuni un numero elevato di giocatori, dopo la brutta novità della lontananza forzata dai campi di gioco anche per Amauri adesso a Del Neri rimangono poche alternative per il reparto offensivo. Nell’attesa che gennaio porti qualche buona notizia (e un’ottima punta), ancora una volta - visto che probabilmente non inizierà l’incontro assieme agli altri compagni - ci sarà Del Piero pronto ad alzarsi dalla panchina per dare il suo personale contributo alla causa. Così come è successo da più di diciassette anni ad oggi.
Un’ultima considerazione. Ciro Ferrara è rimasto sulla panchina della Juventus, limitatamente alla serie A, per ventuno giornate di campionato. Del Piero - considerando, ovviamente, anche gli infortuni - in quelle partite ha avuto modo di giocarne dall’inizio soltanto tre.
Tre, su ventuno - ipotetiche - a disposizione.
Usando lo stesso parametro, in Champions League gli capitò in due gare (su sei): contro il Bordeaux (in Francia) e nel corso dell’ultima partita interna con il Bayern Monaco. Venne sostituito in entrambi gli incontri, senza portarli a termine.
Nella Coppa Italia venne schierato in una occasione soltanto tra gli undici titolari (Juventus-Napoli del 13 gennaio).
I numeri, a volte, dicono più di molte parole.
Così come i record che Del Piero sta battendo. Uno dietro l’altro. Anche se in alcune occasioni inizia le gare seduto in panchina.