ALLA RICERCA DI UNA VITTORIA PER SMUOVERE LA CLASSIFICA
Dalle stelle alle stalle: potrebbe presto diventare il nuovo slogan del Milan di Massimiliano Allegri di questo primo scorcio di stagione. Dagli acquisti roboanti delle ultime giornate del calciomercato estivo, con il ritorno in Italia di Ibrahimovic e l’arrivo di Robinho, alle prime (inaspettate) stecche in campionato. Nel mezzo, due reti dello svedese nell’esordio dei rossoneri in Champions League contro l’Auxerre. Dopo l’anticipo giocato ieri sera il Catania torna in Sicilia con un pareggio prezioso (1-1), mentre il Milan perde altri due punti, da sommare ai tre lasciati a Cesena nella prima trasferta stagionale.
Dovrebbero essere proprio i rossoneri i principali rivali dell'Inter in serie A, quest'anno: in fase di rodaggio continuano a dare l’idea di una squadra con molti solisti ma poco equilibrio. E con diverse lacune del recente passato ancora presenti. Certo, se la musica delle prime due giornate (e poco più) del campionato dovesse continuare ad essere questa, al tavolo dei possibili vincitori ci sarebbe spazio per altre compagini, compresa la Roma del Ranieri "furioso". Quello che risponde a tono alle presunte dichiarazioni di Totti contro di lui, e che assicura di avere un gruppo "con la palle". Fosse così sarebbe già tanto, almeno rispetto alla sua precedente esperienza alla Juventus. Dove guidò una squadra così variabile e volubile da essere definita - da lui stesso - un "camaleonte solido".
Sinisa Mihajlovic, dopo la sconfitta della Fiorentina contro il Lecce, lo aveva detto: "vedo giocatori molli, li prenderò a calci nel sedere". Eccolo servito: al termine della disfatta interna di ieri pomeriggio contro la Lazio (1-2, dopo essere passati in vantaggio grazie alla rete segnata su rigore da Ljajic), sono stati proprio i tifosi viola ad invitarlo a procedere in tal senso. Inutile, poi, il tentativo del tecnico di fare marcia indietro nei momenti immediatamente successivi alla gara ("è soltanto colpa mia"): il danno era già stato fatto.
Un José Mourinho capovolto: tanto l’allenatore portoghese protegge i suoi calciatori da tutto e da tutti e mette il proprio ego di fronte al mondo intero, quanto il serbo è riuscito - ora, a Firenze - ad ottenere il consenso dei propri sostenitori, mandando alla berlina i giocatori viola. Principali colpevoli, agli occhi della tifoseria, di quel solitario punticino in classifica dopo tre giornate di campionato.
Che poi è anche il punto di partenza della nuova Juventus di Del Neri. Quella che inizia a giocare le partite solo dopo i primi quarantacinque minuti, che dovrebbe avere il punto di forza nella difesa e che invece - ad oggi - è diventata il suo punto debole, che dovrebbe dominare le fasce invece di soffrire proprio in quelle zone del campo.
Un punto dopo due partite è poco, per una grande squadra rinnovata figlia di una società nuova di zecca. E’ "niente" se ti chiami Juventus. Con i "se" ed i "ma", con le richieste di fiducia e di tempo di cui poter disporre per assemblare - pezzo su pezzo - la sua nuova creatura, con l’atteggiamento ancora timido di alcuni giocatori e via discorrendo, puoi spostare l’asticella delle aspettative di qualche giorno. Forse anche di qualche mese. Ma se stasera la classifica bianconera non mostrerà qualche novità, l’atmosfera diventerà pesante.
In campionato, dopo la gara di oggi pomeriggio, la Juventus disputerà le prossime due partite in casa (Palermo e Cagliari) ed una in trasferta (l’Inter), per chiudere, così, questo primo tour de force stagionale.
Udinese, Palermo, Cagliari e Inter: lo scorso anno, tra andata e ritorno, su otto gare giocate contro queste squadre e 24 punti a disposizione, la Vecchia Signora riuscì a racimolarne soltanto 9.
L’ultima disastrosa stagione bianconera non deve certo essere presa come punto di riferimento, ma piuttosto come monito per l’avvenire. Se poi si riuscisse a passare, con il trascorrere delle giornate, dalle stalle alle stelle, sarebbe il massimo.
L’unica preoccupazione, per ora, rimane quella di non rimanere fermi ad un punto.