DEL PIERO O DIEGO? DECIDE DEL NERI...

Alla vigilia di Juventus-Amburgo, amichevole prestigiosa utile per preparare l'andata del preliminare di Europa League, sono le notizie di calciomercato a tenere banco. E il dualismo Del Piero-Diego...
18.07.2010 15:45 di  Thomas Bertacchini   vedi letture
DEL PIERO O DIEGO? DECIDE DEL NERI...
© foto di La Presse

E ora si riparte. Col calcio giocato, ma non solo.
Juventus-Amburgo come importante banco di prova in attesa dell’andata del terzo turno di preliminare dell’Europa League, previsto per il 29 luglio.
Nel mezzo ci sarà un’ultima amichevole, il 24 luglio, a Cosenza, contro l’Olympique Lione.

Così come a Pinzolo gli spettatori al seguito della Vecchia Signora sono aumentati mano a mano che il ritiro si avviava verso la sua conclusione, per l’incontro con i francesi di sabato prossimo i biglietti stanno andando letteralmente a ruba: ad oggi ne sono stati venduti ben 18.000.
E non è finita qui. Anche perché gli organizzatori stanno pensando di richiedere un aumento della capienza dello stadio, elevandola - in via del tutto eccezionale - a poco più di 24.000 unità.

"Di Ekdal e Krhin abbiamo i contratti che attendiamo di depositare non appena saranno liberati da Juve e Inter, cioè verso la fine della prossima settimana" (Carmine Longo, consulente di mercato del Bologna).
Dopo Fabio Cannavaro, emigrato in Arabia Saudita (Al Ahi), in uscita - in casa bianconera - al momento sono previsti soltanto movimenti relativi ad alcuni tra i calciatori più giovani: lo stesso centrocampista svedese (ad un passo dal vestire rossoblù), Giovinco (Bari, Parma e Arsenal su di lui) e Paolucci (Chievo).



Ma non sono (soltanto) quelli i giocatori che dovrebbero lasciare la Vecchia Signora.
Ce ne sono altri, di età più avanzata, che hanno trovato l’Eldorado del pallone a Torino.
Con una vecchia gestione, non più presente, e con contratti onerosi (in rapporto alle effettive qualità tecniche e a quanto riportato sulle rispettive carte d’identità) di cui anche la nuova Juventus fa fatica a liberarsi.
Con le loro promesse di un pronto riscatto e il mancato addio, complicano non poco i piani della società.

"L’anno scorso è l’anno scorso e se penso che due non sono complementari come attitudini, non giocano assieme" (Luigi Del Neri su Del Piero e Diego, 14 luglio 2010)
"Non c’è nulla di male nel dire che io e lui possiamo ricoprire lo stesso ruolo. Magari nel corso della stagione, conoscendoci meglio può vedere altre soluzioni. Nessuno di noi due sta vivendo il dualismo. Vediamo quel che capita, adesso è presto: il tecnico si è un po’ sbilanciato, io non me la sento di farlo" (Del Piero, 16 luglio)
"La concorrenza con Del Piero? Possiamo giocare insieme, è un grandissimo giocatore ed una grandissima persona. Io ho tanto voglia di dimostrare quello che valgo, ma nelle grandi squadra la concorrenza c'è sempre. L'eventuale panchina? E' difficile accettarla, ma rispetterò sempre le scelte dell'allenatore" (Diego, 16 luglio)
"È giusto che abbiano detto ciò che pensano. Del Piero è un giocatore, e non un dirigente: ha fatto capire che sarà disponibile in pieno e questo non può che fare piacere. È legittimo che Diego abbia rivelato le proprie intenzioni e quelle della società. Simili atteggiamenti mi trovano in piena sintonia" (Del Neri, 16 luglio).

Sta a Del Neri, il "dittatore-democratico" della panchina bianconera, chiudere il cerchio della piccola discussione intorno al dualismo Diego-Del Piero.
Nella Juventus dello scorso anno avrebbero dovuto giocare (e divertire) insieme.
La squadra era stata costruita per permettere al brasiliano di esprimere le proprie potenzialità, nel ruolo a lui più gradito.
A Del Piero, Trezeguet, Amauri e Iaquinta rimaneva il compito di battersi per due maglie da titolari in attacco.
Ora i tempi, e gli spazi disponibili in campo, sono cambiati.

Non è detto che Diego rimanga alla Juventus.
Sicuramente non sta a Del Neri sbilanciarsi su questo tema: sino a quando vestirà la casacca bianconera, lo gestirà esattamente al pari degli altri componenti la squadra.
Con l’unico criterio da lui stabilito sin dal suo arrivo a Torino: quello della meritocrazia.
E certi punti è meglio fissarli bene sin dal primo giorno di ritiro: è lui che comanda, con la società pronta ad appoggiare le sue decisioni.
Il bene del gruppo, della Juventus in generale, dovrà tornare ad essere un obiettivo da raggiungere tutti insieme, dal primo all’ultimo elemento della rosa. Anche questo servirà per evitare che si ripetano annate come quella appena trascorsa.

Vale per chi gioca, così come per chi starà in panchina.
E per chi è pregato di togliere il disturbo.