Il ruggito di Conte

Il tecnico non si muoverà da Torino, ma chiede chiarezza alla società sugli obiettivi futuri
04.05.2013 16:15 di  Massimo Reina   vedi letture

Si mettano subito l'animo in pace gli antijuventini, e si tranquillizzino pure i tifosi bianconeri: Antonio Conte sarà l'allenatore della Juventus anche la prossima stagione. Non se se ne andrà, almeno non quest'anno. L’altro ancora poi si vedrà. Ma le sue parole, le frasi rilasciate durante la conferenza stampa di oggi, prima di Juventus-Palermo sono state chiare, decise, come sempre quando a parlare è il tecnico leccese. E non possono non essere risuonate come una sorta di ulteriore monito alle orecchie di chi era il destinatario del suo messaggio, vale a dire la società.

Vuole chiarezza, Conte, e la vuole da coloro che sono chiamati a dare delle risposte, soprattutto coi fatti, a quelle che sono le aspettative sue e dei tifosi, poi si vedrà.
Non è un “ricatto” il suo, badate bene, né un capriccio, né una questione di soldi, e per favore che nessuno si permetta di fargli la morale o di definirlo irriconoscente, dimenticando che semmai sono altri a dover essere riconoscenti verso di lui.
Le sue sono parole dettate dall’esigenza di poter proseguire con logica e costrutto un lavoro iniziato appena due anni fa  e che ha portato subito successi e trionfi, di poter far crescere una squadra che non vuole fermarsi proprio sul più bello. Conte è consapevole che più di quanto ottenuto con questi splendidi ragazzi non può, che c’è il rischio concreto di gettare al vento il lavoro certosino compiuto dal 2011 in poi, di fermarsi sul più bello e di vedere la propria creatura implodere su sé stessa a causa di una programmazione che ne limita paradossalmente la crescita.

Con in più il forte pericolo di dover iniziare daccapo, considerando che Pirlo, Barzagli, Buffon non sono eterni, e che i vari Marchisio, Chiellini, Vidal non solo sono nel pieno della loro maturità calcistica ora, ma sono sempre a rischio offerte irrinunciabili. Insomma, il discorso che si fa e fa l’allenatore è che o ne approfitti ora di certe situazioni per costruire un ciclo vincente, o ti fermi a un mini-ciclo, e vivacchi.
E allora ecco che Conte ha dettato le sue condizioni: il cuore gli dice di restare sempre e comunque, la logica e l’intelletto di pretendere un cambiamento. Perché la serie A gli sta ormai stretta, il suo scopo è quello di potersi misurare alla pari con le big d’Europa, in quella che per il mister deve essere la dimensione naturale di squadre come la Juventus.
Lui è consapevole della situazione economica del Paese e del nostro calcio, ma al contempo sa che una società forte come quella bianconera, con lo stadio di proprietà, con il secondo scudetto in tasca e i quarti di finale di Champions League, non può non avere i soldi per fare almeno un grosso acquisto.

Non vuole Messi o Ronaldo, non chiede di comprare calciatori dall’ingaggio spropositato, ma pretende che almeno si punti al meglio offerto dal mercato, prendendo giocatori di qualità superiore alla media, e non i soliti gregari tanto per far numero. Se sulla piazza capita, come sta capitando, un fuoriclasse come Ibrahimovic, per giunta voglioso pare di tornare a Torino e disposto si dice davvero a ridursi pesantemente l'ingaggio, allora questi deve essere preso. Perché a Conte piace, perché è un campione che sposta gli equilibri e perché rientra nella possibilità di spesa sostenibile dalla Juventus. E a chi potrebbe ribattere che Zlatan ha 31 anni basta ricordare che un certo Andrea Pirlo aveva 32 anni al suo arrivo  a Torino,  e da molti tifosi venne definito bollito. Invece sappiamo tutti com’è finita. Ma quello dello svedese è solo un esempio.
Conte è stato chiaro, la speranza è che il suo messaggio sia stato recepito ed accolto positivamente da chi di dovere.