L'AUTOGOL DI GIRAUDO

Non si spiega la ragione per cui l'ex A.D. della Juventus abbia scelto di farsi processare con il rito abbreviato, esponendosi ad una condanna quasi annunciata. Che avesse voglia di chiudere la vicenda e basta?
16.12.2009 12:22 di  Antonio La Rosa   vedi letture
L'AUTOGOL DI GIRAUDO
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© foto di Federico de Luca

Finalmente i corifei calciopolari hanno ripreso fiato: la sentenza di Napoli, con la condanna di Giraudo, ha dato un po’ di ossigeno ai vari gazzettieri dello sport, a cominciare dall’inneffabile Ruggero Palombo, che hanno potuto parlare di “prova del 9”, come dire la condanna dell’ex A.D. bianconero è la conferma del teorema calciopoli.
Certo, nessuno poi si accorge che questo teorema dovrebbe essere meglio spiegato, quando tutti gli arbitri sono stati assolti, e quello condannato, Dondarini, è per una gara che non interessava affatto la Juventus e la lotta scudetto, e lo stesso Pieri, uno dei pochissimi condannati, lo è stato per un evidente errore di indicazione, dato che gli è stata contestata l’ammonizione “mirata” di alcuni giocatori del Bologna, che a dire dell’accusa sarebbero stati squalificati in vista di Bologna – Juventus, quando in effetti uno solo tra gli ammoniti non giocò quella gara, ossia il mitico … Nastase!
E molto ci sarebbe da dire sulla condanna a Giraudo, specie se si pensa che lui, quale A.D. della Juventus, non sarebbe stato un promotore, ma un partecipante all’associazione a delinquere: tradotto, il capo della Juve era al servizio del suo dipendente Moggi, e di qualche impiegato FEDERCALCIO!
Detto ciò, e riservandomi una più accurata esposizione quando verrà depositata la sentenza, fin da ora non posso non evidenziare che, a mio giudizio, Giraudo ha sbagliato strategia processuale, e la cosa francamente mi sorprende.
Sperando di non essere tedioso (ma è la mia materia principale, io sono prima un avvocato penalista e poi un tifoso ed opinionista di calcio), il rito abbreviato nel processo penale è una arma a doppio taglio, che a mio giudizio va usata solo in due casi estremi:
- o quando si è assolutamente certi di uscirne indenni perché non c’è nessuna prova a carico e quelle acquisite sono davvero inconsistenti;
- o quando la situazione è disperata e praticamente non c’è nulla da fare.
Questo perché il rito abbreviato ha il vantaggio che in caso di condanna la pena è ridotta di un terzo per la scelta del rito, e comunque la sentenza di condanna è appellabile, diversamente dal cosiddetto “patteggiamento” (tecnicamente applicazione di pena su richiesta), che consente la riduzione di pena di un terzo, ma non ammette l’appello.
Come si vede, è sempre un rischio la scelta del rito abbreviato perché non si può mai essere sicuri della assoluzione, sono tante le componenti, compreso anche il condizionamento ambientale, e, aggiungerei pure, il fatto che il processo ordinario si sta mettendo male per l’accusa, e dunque avere i P.M. una condanna anticipata, quando nel dibattimento stanno cadendo molti degli elementi del teorema accusatorio, potrebbe per loro essere elemento forte da far valere al termine: facendo appunto notare che sarebbe un assurdo l’assoluzione degli imputati del processo con rito ordinario, e la condanna degli imputati con rito abbreviato.
C’è un’altra stortura che nessuno nota, dato che, evidentemente, per parlarsi di giustizia in Italia, occorre che da queste storture, vere o presunte, sia toccato qualcuno importante, e siccome calciopoli è un processo nato dapprima nei media, e poi propagandato nelle discussioni dei bar sport, compresi quelli televisivi, è ovvio che nessuno noterà questa stortura.
Dovete sapere che, per principio generale, chi giudica non deve avere mai avuto conoscenza degli atti prima che sia aperto il dibattimento, per cui se quel giudice, sia esso monocratico o componente di un Collegio, abbia in qualche modo preso parte a provvedimenti durante la fase di indagini, non può più giudicare, se giudice monocratico, o far parte del Collegio giudicante.
Principio che ormai si applica direi in modo molto restrittivo, e giustamente, perché non sarebbe certo garanzia per la difesa, che il giudice abbia già saputo di cosa si dovrà discutere nel processo, quali siano i mezzi di prova da acquisire e così via.
Ma lo stesso deve dirsi, quando davanti al Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP), alcuni indagati scelgano il rito abbreviato, ed altri invece non operano questa scelta (che non significa, badate, scegliere il rito ordinario, ma semplicemente che si ritiene o che non ci siano le condizioni per aprirsi un processo, e dunque per rinviare a giudizio gli indagati, o che sia necessario andare a dibattimento per potere confutare le accuse.


Vi renderete agevolmente conto che, se il GUP dispone il rinvio a giudizio di un gruppo di imputati, si sarà formato il convincimento che nelle carte processuali ci sono elementi per celebrarsi quel processo e magari arrivarsi alla condanna degli imputati.
Bene: non credete che quel GUP che aveva già rinviato a giudizio Moggi, avendo conoscenza già degli atti, non poteva non condannare Giraudo, dato che l’assoluzione di quest’ultimo sarebbe stata una sconfessione indiretta del rinvio a giudizio del direttore generale della Juventus, dipendente di Giraudo?
Insomma, in casi del genere, quando si avanza richiesta di rito abbreviato, chi giudica dovrebbe essere soggetto diverso dal GUP che procede al rinvio a giudizio di altri coimputati.
Ma, a parte ciò, proprio Giraudo, tra i vari imputati, era quello che doveva scegliere il rito ordinario, vista la scarsa consistenza delle accuse, e le rarissime intercettazioni a suo carico: in dibattimento avrebbe potuto contestarle e portare prove contrarie, mentre nel rito abbreviato, non è consentita alcuna prova contraria, giudicandosi solo allo stato degli atti, per cui anche una sola intercettazione ambigua, può formare oggetto di convincimento per la condanna.
Per comprenderci, proprio la vicenda più “scabrosa”, ossia quella attinente a Udinese - Brescia, e alle presunte ammonizioni mirate dei friulani in vista della successiva gare, Udinese – Juventus, poteva essere agevolmente confutata: in quella gara, Jankulowski, unico assente contro i bianconeri, venne espulso per avere dato un pugno ad un avversario, insomma decisione ineccepibile, mentre i tre ammoniti dell’Udinese, Pinzi, Muntari e Di Michele, NON FURONO AFFATTO SQUALIFICATI PER LA DOMENICA SUCCESSIVA.
Ma, rito abbreviato, purtroppo significa andare a processo solo sugli atti dell’accusa, e la difesa non può portare prove contrarie, come dire, sarebbe bastato solo portare i giornali sportivi del giorno dopo per dimostrare che l’accusa si fondava su una ricostruzione nella migliore delle ipotesi sbagliata, per non dirsi autentica impostura.
Ma chi mette le prosciutto davanti agli occhi, questi orrori di diritto e nella ricostruizione dei fatti, non li vedrà.
Come dire: i teorici calciopolari e i loro “ispiratori”, sono ancora forti, sanno che debbono mantenere viva questa teoria, e dunque temo che ancora per un po’ non avremo in alcun modo l’accertamento della verità dei fatti.
E si continuerà nelle stupidaggini che sentiamo nei talk show televisivi, dato che pochissimi sono i giornalisti che vogliono davvero fare chiarezza su questa vicenda.
Per questo ritengo un errore, quello compiuto da Giraudo, non poteva non sapere che in questo clima, e soprattutto con il processo ordinario, ove le accuse stanno lentamente ma inesorabilmente cadendo, i P.M. di Napoli avrebbero avuto bisogno di una iniezione ricostituente, che hanno puntualmente avuto dal GUP, che, da quanto mi si dice, per anni è stato collega alla Procura di Beatrice e Narducci.
A meno che Giraudo avesse solo l’interesse a chiudere in fretta e in qualsiasi modo questa vicenda, qualunque fosse l’esito, ed allora la scelta si capirebbe.