Non aspettiamo che la nave affondi del tutto
"E il progetto dov’è?". A cantarlo non sono i tifosi juventini accorsi sabato al San Nicola di Bari, ma quelli granata presenti all’Olimpico nell’incontro casalingo perso dal Torino contro il Sassuolo. Strano il destino delle due squadre: stessa idea societaria (un fantomatico "progetto", appunto), stessi risultati negativi. Anche se in categorie diverse. Ironia della sorte, dopo che la città piemontese è tornata agli antichi splendori attraverso l’organizzazione (ed i relativi finanziamenti) dell’Olimpiade invernale del 2006, la Juventus - che negli ultimi anni stava portando da sola in alto il nome di Torino nel panorama calcistico - è caduta in disgrazia. Calciopoli doveva rappresentare il colpo più tremendo che si potesse infierire alla sconfinata tifoseria bianconera: il peggio, però, sarebbe ancora dovuto arrivare. Era appena iniziata una lenta agonia. Se già era stato duro il primo "pugno allo stomaco" (il teatrino montato "ad hoc" tre anni fa), non si può non dire altrettanto del successivo "martirio sportivo" (quello patito dal giugno del 2006 ad oggi).
Buffon, operato al menisco (auguri di pronta guarigione), ha giocato a Bari la sua ultima partita di uno sciagurato 2009 pallonaro per la Juventus. Trezeguet, Poulsen, Caceres e, volendo, Almiron: tra le poche note positive in casa bianconera nell’anticipo serale, ci sono le prestazioni di questi giocatori. Due tra quelli che si è cercato di vendere in estate (l’attaccante francese ed il danese), uno in prestito (il difensore uruguaiano), un altro parcheggiato a Bari (Almiron). Proprio al centrocampista attualmente in biancorosso vanno i complimenti per il gesto successivo al goal contro la squadra che ne detiene tuttora il cartellino: nessuna esultanza ed un segno di scusa verso Ferrara.
Dal verde del laser che ha distratto Diego mentre si apprestava a sbagliare il rigore a quello di una speranza vana (e illusoria) di tenere il contatto con l’Inter che una settimana fa era più vicina. I punti recuperati allora dopo la sconfitta in trasferta in quel di Cagliari sono stati parzialmente persi nel giro di pochi giorni (6 invece di 5). L’unica vittoria, quella contro i nerazzurri, in un periodo condito da sole sconfitte e molti goals subiti. Ormai si è deciso di andare avanti con il "rombo" a centrocampo: il capitano non abbandona mai la nave che affonda. Se così sarà, Ferrara porterà con sè uno schema costruito ad hoc per una squadra con un regista a dirigere il gioco. Quello che manca, Cristiano Zanetti a parte, da quattro anni a questa parte.
Tutto quello che alle altre squadre, anche le più piccole e meno blasonate, viene naturale, alla Juventus non riesce in nessun modo: si corre tanto, ma male; non si produce con continuità, anche all’interno della stessa partita, un gioco.
Più passa il tempo, più le stesse osservazioni si ripetono in serie, tanto da sembrare scolpite nella pietra. Nel passato si acquistavano i Torricelli, Di Livio e gli Antonio Conte affinchè potessero dare un certo tipo di apporto: la speranza, era quella che riuscissero a fare anche di più. Oggi si comperano i Tiago del momento, sperando possano contribuire ad elevare la qualità alla squadra: si finisce, poi, con lo sperare che semplicemente si mettano a correre e che diano, ogni tanto, segni di vita.
Nonostante il portafortuna Sneijder, l’Inter pareggia a Bergamo. Il "Mourinho furioso" (lite con un giornalista a fine incontro) non riesce di nuovo a vincere a Bergamo (lo scorso campionato, il 18 gennaio, fini 3-1 per i bergamaschi); il Milan non ne approfitta (sconfitta interna con il Palermo), così come la Fiorentina che lascia tre punti a Verona (1-2 con il Chievo). In pratica, hanno deluso tutte le squadre che hanno giocato in settimana gli ultimi incontri dei gironi di Champions League. Parziale consolazione, che non cambia, comunque, la sostanza dei problemi in casa Juventus.
"E il progetto dov’è?". Stesso stadio, altri protagonisti. Appuntamento a domenica prossima, contro il Catania. Quando dagli spalti dell’Olimpico i tifosi di bianconero vestiti intoneranno questo coro. Facile pensare che non sarà l’unico del genere. Avviso ai naviganti: uno dei pochi aspetti positivi di questo drammatico (sportivamente parlando) momento, potrebbe essere il ritorno del figliol prodigo Roberto Bettega nei piani alti della società. La (quasi) totalità dei tifosi lo desidera. Nel caso la speranza si dovesse tramutare in realtà, è ovvio che ciò dovrà accadere attraverso l’attribuzione di pieni poteri in ambito sportivo-decisionale. Altrimenti, si rimanga così come si è ora. Nell’attesa che la nave affondi del tutto.