Cose che neanche in Iran e Corea del Nord...
Ora basta! Si si, avete capito bene: adesso basta. Sul serio! Siamo stufi di Palazzi, Abete, Artico, Disciplinari, CAF e compagnia bella. Ridateci il calcio che tutti vogliamo: uno sport praticato da chi lo ama. Basta calciatori, dirigenti, procure e poteri corrotti. Facciamo pulizia, ma sul serio (non come nel 2006!). Cara Juventus, ti toccherà nuovamente vestirti dei panni della pioniera e riuscire a cambiare anche questo lato del calcio nostrano. La giornata di oggi non solo può, ma deve essere uno spartiacque tra tutto ciò che fu (ed è) la “Giustizia” Sportiva e quello che sarà. La situazione è diventata inaccettabile: una squadra blasonata come la Juventus, quotata in borsa e partner di grandi brand (non ultimo la Jeep) non può più accettare attacchi sommari e sconclusionati da parte di dilettanti della giustizia che possono metterne a repentaglio il progetto tecnico, economico e, soprattutto, macchiarne un marchio che nel mondo rappresenta la massima espressione del calcio italiano (checché ne dica il sito web dell'A.C. Milan). Tutti coloro che dal 2006 a questa parte hanno pronunciato o continuano a pronunciare la frase “ormai il peggio è passato” dovranno ricredersi definitivamente: al peggio non c'è mai fine. La decenza non alberga in Italia, in qualsiasi sfaccettatura della società. Quello che è successo oggi è un atto gravissimo, inaccettabile. Si accetta di patteggiare con dei banditi che hanno venduto il calcio a offerenti criminali e si rifiuta di concederlo a chi è stato ingiustamente attaccato da uno di questi “credibili” personaggi. Il perché lo sappiamo tutti: bisogna colpire di nuovo la Juventus che si accinge a dominare per anni il calcio italiano. Non avendo la possibilità di acquistare i top-player da mandare in campo, si utilizza un'arma ampiamente collaudata nel 2006: dispiegare le forze accessorie, la procura federale e tutta la macchina della non-giustizia sportiva. Capita, in Italia, che un gruppo di avvocati richiede la ricusazione della Commissione Disciplinare e che la Commissione stessa decida da sé di non ricusarsi, ritenendo inammissibile tale istanza. In Italia capitano cose del genere, purtroppo; cose che neanche in Iran e Corea del Nord, paesi dove il termine giustizia è inversamente proporzionale al significato stesso della parola. Capita, in Italia, che un calciatore, tale Carobbio, deferito per illecito sportivo, autore della combine che Antonio Conte avrebbe riferito durante una fantomatica riunione tecnica, si becchi quattro mesi di squalifica e una pacca sulla spalla. Capita, però che, nello stesso dibattimento, Antonio Conte, deferito per l'omessa denuncia di un illecito simile a quello realizzato dallo stesso Carobbio, non basta un patteggiamento di tre mesi e una pena pecuniaria di 200.000 euro. Facciamo un esempio banale: una banda compie una rapina in banca e uno dei dipendenti della banca non denuncia uno dei banditi del quale è riuscito a scorgerne il viso. Durante l'ipotetico processo, il bandito prende 4 mesi di carcere mentre per il dipendente della banca non ne bastano 3 con multa. Vi sembra giustizia? Vi sembra un paese democratico, questo? Vi sembra normale che Conte abbia riferito di un illecito compiuto dalla società Siena (non ci crede neanche Carobbio, ma Palazzi si) e che né il Presidente Mezzaroma e né la società vengono deferiti, per illecito sportivo il primo e per responsabilità diretta la seconda? Se non c'è la combine, di cosa ha parlato Antonio Conte durante quella riunione tecnica? Che poi il procuratore Stefano Palazzi dimostra di non sapere neanche cosa sia una riunione tecnica, visto che nessun calciatore del Siena era presente alla riunione durante la quale un allenatore comunica alla squadra la formazione. Carobbio era un collaboratore dello staff tecnico di quel Siena senza che nessuno lo sapesse o c'è qualcosa che non quadra? La Juventus cosa fa in tutto questo? Il silenzio stampa non basta: tutto il popolo bianconero si aspetta, una volta per tutte, qualcosa di clamoroso e ficcante, che possa far capire a tutto il mondo tutto ciò che è successo in passato e che sta continuando ad accadere in un paese dove la democrazia è seriamente a rischio. Stavolta fermiamo questo scempio, prima che sia ancora una volta troppo tardi, prima che questi fatti siano ricordati come un'ulteriore occasione per dei rimpianti. I leoni in campo li abbiamo già, adesso li vogliamo anche in società: subito. Buona fortuna.
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